Il 29 ottobre di quest’anno il world wide web e l’umanità hanno celebrato le loro nozze d’oro.
Ma è tutt’oro quel che luccica? Non tutto. C’è molto similoro, orpello, princisbecco. Per evitare questo degrado, fin dal primo anniversario, quello delle nozze di carta, avrebbe dovuto essere intuita una necessità urgente. La necessità di introdurre senza indugio nelle scuole una nuova disciplina: Educazione informatica.
Non Istruzione: Educazione. I nativi digitali sono già istruiti da sé
e spiegano computer e cellulari alle generazioni precedenti. Però, salvo eccezioni, non sono educati a un corretto utilizzo delle risorse della rete. Non sanno navigare con perizia in internet (diremo d’ora in poi in internet, come è invalso nell’uso, anche se internet è l’hardware e la navigazione avviene nel world wide web che è il software).
Internet è una miniera di risorse, nella quale ci si può smarrire.
È importante essere educati ad una ricerca bene orientata. La mole smisurata delle informazioni esige una coscienza critica capace di operare scelte con discernimento. La classe scolastica si configura come una nave in cui il docente funge da nocchiero e i discenti costituiscono l’equipaggio. La rotta da seguire è una rotta cognitiva.
Una cernita oculata dei siti di interesse può condurre alla formazione di un archivio al quale attingere secondo le necessità. Nel contempo non è detto che non ci si possa anche divertire a bordo.
Ad esempio, usufruire di youtube consente di inverare il detto proverbiale affidato all’esametro oraziano “omne tulit punctum qui miscuit utile dulci”. Nell’utile e nel dilettevole uniti possono essere coinvolte tutte le discipline dei piani di studio ufficiali e anche altre in essi non previste.
Quello cognitivo è solo uno dei due aspetti fondamentali della Educazione informatica.
L’altro è l’approccio etico. Ed è sull’approccio etico che si sarebbe dovuto insistere da tempo. Il perdurante ritardo istituzionale nel sollecitare a curare questo aspetto è imperdonabile. La personalità del cittadino informatico tende ad assumere in rete l’aspetto invisibile dell’autore anonimo. Nessun altro mezzo di comunicazione come il world wide web è altrettanto deleterio. Il senso di responsabilità si ottunde, diviene evanescente, finisce con lo svanire del tutto. Questo deficit di moralità caratterizza quella che con Zygmunt Bauman possiamo definire “identità liquida”. Purtroppo anche la politica offre esempi negativi sotto questo aspetto.
Intanto gli studiosi continuano a contrapporsi nei dibattiti sulla “realtà virtuale”.
C’è chi ne enfatizza gli aspetti positivi e chi ne mette in risalto quelli negativi. Per Pierre Lévy il virtuale va inteso come “potenziamento del reale” in vista dello sviluppo di un’intelligenza collettiva, mentre Paul Virilio lancia l’allarme per l’incombente scoppio di una “bomba informatica” che finirà col distruggere il soggetto. Di fronte a ogni innovazione si ripropone in fondo il contrasto fra apocalittici e integrati messo in rilievo da Umberto Eco. A chi è impegnato in siffatte dispute su opposti versanti andrebbe ricordato l’aristotelico “μέσον τε καὶ ἄριστον” o l’ovidiano “medio tutissimus ibis”. Fra reale e virtuale, ovvero soggetto reale e soggetto virtuale, dovrebbe sussistere un rapporto di reciprocità pur nel mantenimento delle differenze.
Non è qui il caso di soffermarsi sull’entusiasmo per l’ipertestualità consentita da internet.
Entusiasmo che sembra peraltro andare scemando negli ultimi tempi. Piuttosto è da prendere in esame lo scrivere per il web. È uno scrivere che comporta il depauperamento della lingua col privilegiare la paratassi rispetto all’ipotassi e un lessico colloquiale rispetto a un lessico elevato. La lingua depauperata finisce col depauperare il pensiero. Il fruitore del web, sia come lettore che come autore, vuole nello stesso tempo essere pigro e fare in fretta. Ci sono però argomenti che pigrizia e fretta non le consentono. L’autore che scrive per il web su argomenti del genere non dovrebbe cedere alle richieste di lettura semplificata, se deve trattare materie specialistiche. Il lettore, di fronte a testi argomentativi umanistici o scientifici di una certa complessità, dovrebbe essere disposto a fare ricorso alla stampante. Così se li potrebbe studiare con quella calma che lo schermo del computer non consente.
Per ulteriore materiale concernente internet sia consentito invitare chi ne abbia interesse a consultare internet digitando in google: cinquant’anni di internet.
E tanti auguri agli sposi.
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