HomeEsami di StatoSeconda prova

Gli Esami di Stato e l’esperienza dell’elaborato

Scrivere o non scrivere in sede di Esame di Stato. Il dibattito in corso e la valutazione della provvisoria esperienza dell’elaborato.

Il dibattito

Il dibattito è in corso. Siamo ancora nella fase iniziale dell’anno scolastico e già migliaia di studenti hanno lanciato una petizione che riguarda l’esame finale. Dichiarano al Ministro dell’Istruzione che non vogliono prove scritte all’esame di maturità. In tal guisa hanno già escluso di poter imparare qualcosa nei termini del saper scrivere durante i mesi che li separano dal termine delle lezioni. Chiedono di essere valutati solo oralmente alla luce delle prestazioni offerte lungo l’intero corso degli studi precedenti. Cioè alla luce del fatto che non sono stati in grado di acquisire in quell’esteso arco temporale adeguate capacità di scrittura, come essi stessi attestano.

Il tema d’italiano

Il 23 novembre è intervenuto sulla questione  il linguista e filologo Luca Serianni in un’intervista titolata “Nessuno tocchi il tema”  a cura di Ilaria Venturi sul quotidiano “la Repubblica”. L’intervistato da una parte biasima “la goffaggine espressiva” e “l’ingenuità” della lettera degli studenti, dall’altra dice che prova per loro “rispetto e simpatia”. Aggiunge che comprende il loro “fuggire davanti alle difficoltà o alle prove che vengono percepite come tali”. Però ribadisce l’importanza della scrittura in sede d’esame. E sottolinea qualcosa che nel dibattito in corso generalmente non viene esplicitato:
“Non mi riferisco solo al tema di italiano, ma anche alle seconde prove, come matematica-fisica nei licei scientifici.”
Manca nell’intervento la considerazione delle circostanze particolari in cui si svolgerà l’esame, condizionato dall’emergenza pandemica e, di conseguenza, vi mancano proposte che tengano conto dell’eccezionalità della situazione.

Discipline e saperi

Non si comprende poi come il linguista e filologo possa sostenere che “il tema di italiano non è più fondato sulla conoscenza delle discipline, ma sulla capacità in chi lo svolge di collegare i saperi acquisiti”. Questa asserita scissione fra discipline e saperi non persuade. Forse che conoscenze grammaticali, patrimonio lessicale, capacità argomentative non  sono acquisizioni disciplinari? D’altronde, scrivere “anche alla luce delle proprie esperienze e curiosità intellettuali” non è scollegato dalle discipline curricolari, ma ne è una forma di rielaborazione. Certo, risulta meno agevole comprendere ciò per quanto concerne il tema di italiano, mentre lo si comprende senza ambagi nel caso della scrittura scientifica.

Lo stress

Si parla poi di stress che i  maturandi sarebbero costretti a subire nel dover affrontare prove scritte in sede di esame terminale del corso degli studi superiori. Non sembra produttivo che persone adulte assecondino questa tendenza al vittimismo. Sarebbe invece auspicabile prospettare ai giovani la necessità di affrontare le difficoltà non con animo tremebondo, ma con coraggio, confidando nelle proprie risorse piuttosto che concentrandosi sulle proprie carenze. Bisognerebbe anche far loro presente questo: le prove scritte sostenute costituirebbero una documentazione utile a chi in sede istituzionale si dedica al miglioramento del sistema scolastico. Se si vuole venire incontro agli studenti limitatamente a questa congiuntura emergenziale, lo si faccia senza incoraggiare una loro mancanza di coraggio.

Il bla bla bla

Come ormai è consuetudine, la serietà di un argomento rischia di essere sommersa in un oceano di pareri e opinioni senza costrutto. È probabile poi che dalla sede ministeriale provengano, come spesso accade, soluzioni deludenti, dopo che si sia discusso troppo a lungo. Così la scuola militante continuerebbe ad essere mortificata. Il difetto che inficia il dibattito è la mancanza di realismo. Ormai le esperienze vissute passano in secondo piano rispetto a farragini di elucubrazioni in tema di pedagogia.

D’altronde, è questo il clima in cui nel nostro paese si affrontano tematiche importanti. Si tende a spostare tutto sul piano della chiacchiera. Invece è proprio il caso di discostarci dal dibattito sul quale fin qui ci siamo intrattenuti,  passando a proposte concrete in termini chiari e distinti, senza cincischiamenti.

L’elaborato

Matmedia si è orientata ben presto in tale direzione. Gli studenti dichiarano di non essere pronti quest’anno per una prova scritta all’esame? Però non potranno dirsi non disposti a lavorare coi docenti per imparare a scrivere nel corso dell’anno scolastico appena  agli inizi. Ecco dunque profilarsi eccezionalmente l’esperienza dell’elaborato come prova di scrittura anteriore all’esame e da discutere all’esame. Esperienza già concretizzatasi per la matematica e di possibile realizzazione anche per le altre discipline.

Per approfondire il valore dell’iniziativa, è stato predisposto un apposito questionario, i cui risultati saranno disponibili quanto prima. L’auspicio è che il Ministero dell’Istruzione desista dal contemplare se stesso nello specchio che rimanda la sua immagine e non quella  della scuola, rivolgendo invece lo sguardo a docenti e studenti e ascoltando le loro voci. Matmedia ha avanzato una proposta di soluzione che potrebbe soddisfare temporaneamente studenti, docenti, commissari e serietà dell’esame.

 La scrittura

 La crisi della scrittura è un fenomeno di portata globale, caratteristico dell’era informatica. Scrivere senza tastiera rischia di diventare un’abilità precaria e obsoleta. Come dimostrato dalle neuroscienze e anche dalla semplice esperienza,  lavorare al computer induce modifiche dell’attività cerebrale. Le giovani generazioni sono spinte a forme di comunicazione superficiali, da correggere contrastando gli effetti deleteri dello sperpero di tempo sui social.  A scuola bisogna rafforzare i metodi per insegnare a scrivere, predisponendo apposite esercitazioni all’interno delle diverse discipline. Quando saremo tornati o ci saremo riavvicinati abbastanza alla normalità, petizioni come quella attuale degli studenti non avranno più ragion d’essere, purché il legame fra scrittura a mano e raziocinio si sia andato man mano rafforzando in tutto il corso degli studi.

Autore

  • Biagio Scognamiglio

    Biagio Scognamiglio (Messina 1943). Allievo di Salvatore Battaglia e Vittorio Russo. Già docente di Latino e Greco e Italiano e Latino nei Licei, poi Dirigente Superiore per i Servizi Ispettivi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Ha pubblicato fra l’altro L’Ispettore. Problemi di cambiamento e verifica dell’attività educativa.

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0