L’Etnomatematica contro la colonizzazione matematica e l’eurocentrismo. L’appello alla responsabilità dei matematici in quanto educatori e la dimensione di Matmedia.
La dimensione internazionale di Matmedia
Matmedia non ha mai concepito la matematica come una disciplina a sé stante, isolata dal mondo nella sua complessità. A differenza di tanti sedicenti intellettuali segregatisi dalle istanze sociali nella famigerata torre d’avorio, questo sito è più che mai caratterizzato da un forte impegno morale e civile. La matematica, oltre che essere trattata nella sua specificità, deve aprirsi al mondo, assecondando le correlazioni positive che lo pervadono contro ogni dilagante devianza. Una matematica umanistica, dunque, tanto più necessaria quanto più insidiata da una globalizzazione senza controllo. Ogni disciplina che non intrattenga rapporti con le altre discipline è destinata a restare carente o addirittura inefficace sul piano pedagogico. Non ci nascondiamo che nella matematica è presente una tendenza a rinchiudersi nella propria dimensione specialistica, ignorando ogni contesto. Contro questa tendenza è necessario prendere posizione ed è questo il motivo ispiratore del nostro e vostro sito.
La dimensione internazionale dell’Etnomatematica
Non si può non rimanere colpiti dalle convergenze di Matmedia verso iniziative di spicco come, ad esempio, il decimo congresso internazionale tenutosi a Copenhagen nel 2004 sul tema Ethnomathematics and Mathematics Education in collaborazione col Dipartimento di Matematica dell’Università di Pisa. Nel Gruppo di discussione dedicato alla tematica erano rappresentate Italia, Africa, Papua Nuova Guinea, Spagna, Stati Uniti. Franco Favilli nell’introdurre la pubblicazione, ricca di interventi di diversi studiosi, elencava gli importanti problemi affrontati: rapporti fra Etnomatematica, matematica e antropologia; politica dell’educazione matematica; rilevanza degli esiti dell’Etnomatematica incorporata nei programmi; implicazioni degli attuali studi di Etnomatematica per la ricerca; relazione fra i diversi linguaggi e i diversi tipi di matematica.
Genesi e sviluppi del programma di ricerca in Etnomatematica
In prefazione Ubiratan D’Ambrosio, assertore dell’esigenza di rinnovamento della matematica fin dagli anni Sessanta, ripercorre le tappe dell’Etnomatematica a partire dal 1985, data della sua fondazione ad opera di un gruppo di insegnanti negli Stati Uniti. Di lì la nuova disciplina cominciò a diffondersi in Australia, Messico, Ungheria, Spagna, Brasile, Nuova Zelanda, Danimarca, America Latina, Germania. La prima idea era nata nell’antesignano allorché negli Stati Uniti si trattava di offrire concrete opportunità professionali e sociali agli Afro-Americani. Era necessario un nuovo programma di formazione che tenesse conto non solo degli aspetti epistemologici della matematica, ma anche delle diverse culture degli studenti. Il cambiamento curriculare doveva investire obiettivi, contenuti e metodi, strettamente collegati e inseparabili, alla luce delle loro storie.
Lo studioso brasiliano prendeva posizione contro l’eurocentrismo matematico, instauratosi a partire dalla Grecia antica in Europa fino ad assumere attraverso i secoli la moderna forma accademica. Ciò a danno della diversità matematica esistente presso culture indigene mortificate dalla colonizzazione:
“In the encounter of European with other cultures, existing indigenous knowledge was selectively expropriated by the conquerors and colonizers, but at the same time they were ignored, rejected, denied and even suppressed as coherent systems of knowledge of the conquered nations”.
Eppure, continua lo studioso, quei popoli sottomessi avevano peculiari sistemi conoscitivi che includevano diverse concezioni spaziotemporali e modi diversi di osservare, classificare, ordinare, comparare, misurare, quantificare, inferire, inventare. Di qui la necessità di ripensare la disciplina in una prospettiva socioculturale.
Implicazioni pedagogiche dell’Etnomatematica
Ubiratan D’Ambrosio considera sua missione fare appello alla responsabilità dei matematici in quanto educatori, affinché mettano in rapporto la loro disciplina con le principali esigenze della popolazione mondiale, concernenti fra l’altro politica, economia, benessere, salute fisica e psichica, tutela ambientale, salvaguardia del patrimonio naturale e culturale, rapporti fra nazioni e classi sociali. Purtroppo la matematica non è stata estranea alle pulsioni distruttive che hanno contrassegnato la storia dell’umanità. Eppure proprio nella matematica risiede la possibilità di riscatto dalla barbarie che nella realtà contemporanea ancora sussiste. Ciò perché il suo è il vero linguaggio universale, che può venire incontro al desiderio di dignitosa sopravvivenza del genere umano:
“I believe no one will deny that Mathematics, as an organized set of concept and ideas, is the most universal mode of thought. And no one will deny, either, that survival with dignity is the most universal human desire”.
Perciò lo studioso ritiene di dover ricordare ai matematici nella loro qualità di educatori le responsabilità che essi hanno sia nei confronti degli allievi che di fronte all’intera comunità umana.
La compenetrazione fra matematica, etica, pedagogia
Il principale motivo ispiratore di Matmedia si rispecchia appunto in ciò che Ubiratan D’Ambrosio così rende esplicito:
“We all know that Mathematics is powerful enough to help us to build a civilization with dignity for all, in which iniquity, arrogance and bigotry have non place, and in which threatening life, in any form, is rejected. For this we need to restore Ethics to our Mathematics. […] I believe Ethnomathematics can help us to reach the goal of Mathematics impregnated with Ethics”.
Ridurre la matematica a mero calcolo significa snaturarla. I suoi legami con la filosofia e la religione, depositarie dell’etica a diverso titolo, devono essere recuperati. Nella forma mentis che essa può assicurare risiede una tensione razionale che si sublima in risorsa soteriologica per l’umanità.
Differenza fra Etnomatica e matematica etnica
Non bisogna confondere l’Etnomatematica con la matematica etnica. Non si tratta di matematiche esotiche. Si veda la seguente definizione formulata dallo studioso:
“Ethnomathematics is a research program in the history and philosophy of mathematics, with pedagogical implications, focusing the arts and techniques [tics] of explaining, understand and coping with [mathema] different socio-cultural environments [ethno]”.
Vale a dire che l’Etnomatematica vuol essere una forma di matematica contestualizzata, non riducibile a manifestazioni di mero folklore. L’intento consiste nel voler recuperare i modi di pensare matematicamente che caratterizzano diverse culture. Possiamo ricorrere al motto e pluribus unum: l’unità della matematica coesiste con le sue varianti antropologiche.
La matematica e la vita
Nella prefazione Bill Barton, Professore associato presso il Dipartimento di Matematica dell’Università di Auckland, Nuova Zelanda, dopo aver ricordato che la matematica è la “spina dorsale” della conoscenza, precisa che l’attività matematica non è solo dei matematici, ma è propria di ogni individuo, vale a dire che in forme diverse è costitutiva della vita. Di qui la necessità di studiare i rapporti fra le due forme di attività, quella accademica e quella comune:
“Those studies that are questioning the mature of mathematical concepts in different cultural contexts are setting up a dialogue between conventional mathematics and more humanly connected forms of activity”.
Ciò implica anche la riflessione sui motivi per cui la matematica si è andata dissociando nel tempo dalla religione e dalla filosofia, cioè dai principali campi dell’etica. Investigare sui motivi di tale scissione è il primo passo per riconnettere la matematica ai valori umani.
Il contributo originale di Matmedia
Ricollegandoci ora a quanto anticipato in apertura sulla dimensione internazionale di Matmedia, possiamo andare anche oltre l’Etnomatematica. Consideriamo quest’ultima come punto di partenza per contestualizzare la matematica nelle diverse culture. È il caso però di precisare e approfondire ulteriormente. All’interno delle diverse culture ci sono gli individui. L’individuo è il soggetto esistente. Il contributo originale che può essere offerto va in direzione di quella che Laurent Derobert ha definito mathématiques existentielles. Una matematica che orienti l’esistere al trascendersi verso l’altro nel segno della “mitezza”, parola usata di recente da Papa Francesco. Chi potrebbe concepire una matematica urlata? Le urla sono segno di mancanza di misura come preludio alla sopraffazione. Non a caso oggi ci sono autori e autrici che studiano i rapporti fra matematica, politica in generale e democrazia in particolare. Il nostro auspicio è che possa prevalere la matematica come via per la virtù.
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