A ottocento anni dalla fondazione dell’Università, Federico II stupor mundi è stato ricordato a Napoli.
Nell’imminenza degli ottocento anni dalla fondazione dell’Università di Napoli che porta il suo nome, il 13 novembre 2003 l’imperatore Federico II di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero, è stato ricordato a Napoli con la presenza del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Nella sintesi di un intervento del Professor Andrea Mazzucchi, pubblicata il giorno dopo sul quotidiano la Repubblica, risaltano alcuni motivi della preveggenza del sovrano.
Ciò a partire dalla dimensione interculturale della sua politica in un ambiente cosmopolita, come ebbe a verificarsi in occasione della crociata del 1228-1229 condotta e risolta sul piano diplomatico:
“La strategia fu efficace, se Gerusalemme e altri territori della Terra Santa furono per un decennio riacquistati alla cristianità, senza che questo impedisse ai musulmani di recarsi in pellegrinaggio a Betlemme e di proclamare la propria fede nelle moschee, rese accessibili anche ai cristiani.”
Non vi è chi non veda alla luce della conflittualità fra israeliani e palestinesi, sfociata nella guerra odierna, come dalla politica di Federico II provenga un severo monito alla cecità spirituale dei potenti.
Nell’intervento sintetizzato si mettono poi in rilievo tre “snodi concettuali” altrettanto significativi: risalto assegnato al diritto e alle artes dictandi; facile raggiungibilità dell’ubicazione dello Studium; illuminata visione delle necessità materiali di docenti e studenti:
“Agli studenti l’Imperatore avrebbe poi garantito: retribuzioni adeguate per i professori; alloggi a prezzi calmierati; prestiti d’onore; tutele giuridiche.”
Retribuzioni per i docenti e alloggi per gli studenti sono questioni che si impongono con forza oggi ai responsabili politici. Non si sa quando finirà la tendenza ad apportare tagli alle risorse per la scuola. E lo stesso Presidente Sergio Mattarella, come dovrebbe essere noto, ha insistito in particolare sulla questione degli alloggi per gli studenti fuori sede.
Non è desolante che si debba andare all’indietro oltre il Rinascimento e ritornare al Medioevo, per trovare esempi di saggezza da segnalare ai governanti?
Per approfondire l’argomento fin qui tratteggiato, possono essere utili i seguenti link:
- www.treccani.it/enciclopedia/federico-ii-di-svevia-Dizionario-Biografico%29/
- www.unina.it/home;jsessionid=.node_publisher12
Infine abbiamo voluto invitare anche la cosiddetta Intelligenza Artificiale a partecipare alle celebrazioni.
AI – Google Bard
Innanzitutto, raccolse a corte una serie di intellettuali e artisti di diverse nazionalità, creando un ambiente culturale stimolante. In secondo luogo, promosse la diffusione della cultura attraverso la fondazione di scuole e biblioteche. In terzo luogo, sostenne la produzione culturale, finanziando la traduzione di opere da lingue antiche e moderne e commissionando opere originali.
Federico II credeva che la cultura fosse un modo per migliorare la vita delle persone, indipendentemente dalla loro origine sociale. Egli sosteneva che la cultura potesse aiutare le persone a diventare più consapevoli di sé e del mondo che le circondava, e che potesse contribuire a creare una società più giusta e armoniosa.
Ecco alcuni esempi concreti di come Federico II vide la cultura come fattore di promozione sociale:
- Sostenne la Scuola poetica siciliana, che fiorì alla sua corte e che contribuì a creare una nuova lingua, il volgare illustre, che era comprensibile a tutti i sudditi dell’Impero.
- Fondò l’Università di Napoli, che fu la prima università in Italia a offrire corsi in lingua volgare.
- Condusse una serie di studi scientifici, tra cui il De arte venandi cum avibus, un trattato sulla falconeria che è considerato un capolavoro della letteratura scientifica medievale.
Questi esempi mostrano come Federico II credesse che la cultura potesse essere un potente strumento di progresso sociale.
Jacques Le Goff, uno dei più importanti storici medievali del XX secolo, vide Federico II come promotore di una rivoluzione intellettuale, scientifica e sociale per una serie di motivi. In primo luogo, Federico II era un uomo di grande cultura e curiosità intellettuale. Era fluente in diverse lingue, tra cui il latino, l’arabo e l’ebraico, e aveva una vasta conoscenza di una vasta gamma di discipline, tra cui la storia, la filosofia, la scienza e la teologia.
Questa sua cultura gli permise di circondarsi di una corte di intellettuali e studiosi, che contribuirono a creare un clima di fermento culturale e intellettuale. In secondo luogo, Federico II fu un grande patrono delle arti e delle scienze. Fondò diverse scuole e università, tra cui lo Studium Generale di Napoli, che divenne uno dei principali centri di apprendimento del mondo medievale. Inoltre, sostenne la ricerca scientifica e tecnologica, promuovendo l’introduzione di nuove tecniche e tecnologie in Italia. In terzo luogo, Federico II fu un innovatore sociale. Introdusse una serie di riforme che miravano a migliorare la vita dei suoi sudditi, tra cui la codificazione del diritto, la riforma dell’amministrazione pubblica e la promozione della tolleranza religiosa.
Queste riforme contribuirono a creare un clima di maggiore giustizia e benessere sociale. In particolare, Le Goff sottolineava il ruolo di Federico II nella diffusione della cultura araba in Europa. Federico II era infatti un grande ammiratore della cultura araba, e sostenne la traduzione di opere scientifiche e filosofiche arabe in latino. Questa attività di traduzione contribuì a diffondere le conoscenze scientifiche e filosofiche arabe in Europa, e a stimolare il dibattito intellettuale.
In conclusione, Le Goff vedeva Federico II come una figura emblematica del Medioevo, un periodo di grandi cambiamenti e innovazioni. Federico II fu un uomo di grande cultura e curiosità intellettuale, un grande patrono delle arti e delle scienze, e un innovatore sociale. La sua attività contribuì a promuovere una rivoluzione intellettuale, scientifica e sociale in Europa.”AI - Google Bard
Ovviamente, se da una parte questa esposizione non è esaustiva e presenta ripetizioni, dall’altra presenta una certa chiarezza che si contrappone a tanti discorsi pretenziosi e involuti di individui delle alte sfere ostinati a voler fare sfoggio di cultura. Forse questa contrapposizione riceverà ulteriore energia grazie anche a tale semplicità. Così la rivoluzione culturale di Federico II potrà essere meglio ricordata non solo in un’occasione celebrativa ufficiale, ma di giorno in giorno come esempio da emulare.
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