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Giordano Bruno al rogo in Campo dei Fiori

Il 17 febbraio non può passare senza ricordare Giordano Bruno arso vivo in Campo dei Fiori a Roma.

Nessun rogo può incenerire la scienza

17 febbraio 1600. Campo dei fiori, Roma. Sul rogo arde il corpo nudo di un essere umano. Il riverbero di quelle fiamme giunge ancora fino a noi. Frate così inquieto da amare la scienza più della religione, pronto a svestirsi del saio pur di indagare liberamente il cosmo, Giordano Bruno divenne un martire laico. Partito da Nola, aveva vagato in Italia, Svizzera, Francia, Inghilterra, Germania, Cecoslovacchia, destando scandalo nelle gerarchie ecclesiastiche, non tanto per le sue vicende avventurose che richiamano alla mente quelle del suo contemporaneo Caravaggio, quanto per l’adesione all’eliocentrismo di Copernico e Galilei, nonché per la concezione di un Dio non trascendente, ma insito del mondo e nell’uomo.

Gian Maria Volonté interpreta Giordano Bruno (1973)

Gli studiosi si chiedono perché avesse fatto ritorno in Italia, pur non ignorando di essere atteso al varco dall’Inquisizione. La risposta è nella sua vita intrepida di ribelle ad ogni dogma. Era animato dagli “eroici furori” dello scienziato assertore della libertà della ricerca contro la “bestia trionfante” dell’ignoranza. Ragione di essere del suo io era la verità da proclamare ad ogni costo. Fra i suoi contributi al progresso scientifico ricordiamo la concezione di una nuova matematica, ben diversa da quella degli astrologi, adatta all’esplorazione dell’universo infinito.

Altro Riferimento:

Giordano Bruno contro i matematici di Biagio Scognamiglio

 

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