Hamilton fu una delle menti più geniali e bizzarre del secolo decimonono. Sua l’invenzione dei quaternioni da cui scaturì il calcolo vettoriale.
Sir William Rowan Hamilton nacque a Dublino il 4-8-1805. A dieci anni sapeva già a memoria tutto Omero, e cominciò a studiare l’arabo e il sanscrito. Pochi anni più tardi era padrone di tredici lingue. Fu anche poeta ed amico di William Wordsworth (1770 – 1850), autore di “Lyrical Ballads” e “Poems”.
Non seguì dei corsi regolari di matematica ed era laureato in legge. A ventitrè anni ebbe, col titolo di “astronomo reale d’Irlanda”, l’onorevole carica di direttore dell’Osservatorio astronomico di Dunsink presso Dublino, che tenne fino alla morte (2-9-1865).
Durante la sua vita fu sempre fedele alle Muse e purtroppo anche a Bacco. Si racconta perfino che di notte doveva essere legato al telescopio dell’Osservatorio per non cadere. Le molteplici ebbrezze della poesia, della matematica superiore, della filosofia e dell’alcool finirono per offuscargli il cervello, sicchè negli ultimi anni diventò d’umore strambo, se non proprio un anormale di mente.
Hamilton completò l’opera di Joseph-Louis de Lagrange (1736 – 1813) nella trattazione matematica della meccanica classica. Il suo nome è legato al “principio di minima azione” (o “principio di Hamilton”) ed alle “equazioni di Hamilton”, dette anche “canoniche” a causa della loro semplicità formale e della loro simmetria, nelle quali figura la “funzione di Hamilton” o semplicemente la “Hamiltoniana” H, che rappresenta l’energia totale del sistema materiale, somma dell’energia cinetica T e dell’energia potenziale V.
A Hamilton si devono pure l’introduzione del calcolo dei quaternioni, da cui scaturì il calcolo vettoriale, e gli studi fondamentali sui numeri complessi ordinari, da lui definiti come coppie ordinate di numeri reali (1837). Per i suoi meriti fu nominato presidente della “Royal Irish Academy” e fatto baronetto.
Fu una delle menti più geniali e bizzarre del secolo decimonono.
I quaternioni
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