Imparare a vivere è il mestiere che voglio insegnargli (Jean Jacques Rousseau)
Possiamo augurarci che il matescopio arrivi come regalo di Natale per tutti, studenti e docenti?
Quest’anno qualcosa è cambiato per l’apprendimento della matematica. È cambiato se non altro nei risultati diffusi dall’OCSE-PISA. Dopo venti anni un cambiamento che non mortifica, ma dà spazio alla rinascita di un clima di fiducia.
I giornali del 6 dicembre 2000 non furono teneri con gli insegnanti di matematica, né andò meglio il 13 ottobre 2004, né negli anni successivi.
Fra i primi ad occuparsi dei cattivi risultati rilevati dall’OCSE-PISA fu il Ministro Letizia Moratti: convocò una conferenza nazionale sulle competenze di base dei quindicenni e favorì qualche buona iniziativa. Poi ci pensò il Ministro Giuseppe Fioroni. Per combattere l’emergenza matematica costituì anche un comitato nazionale – prestigiosissimo – che però non andò oltre le prime riunioni (matematici litigiosi?).
Vent’anni di analfabetismo matematico presentato, più a torto che a ragione, come una soglia difficile da superare, non sono pochi. Oggi, però, il miracolo sembra avvenuto: i risultati degli studenti italiani sono ri-trovati non più sotto, ma nella media OCSE.
Dipenderà da tante cose, ma almeno questa volta il risultato non fa male prenderlo per buono.
E, in prossimità del Natale, augurarci di continuare a gioire dei riconosciuti miglioramenti. L’augurio allora per i docenti, gli studenti, i membri della collettività, è di ricevere ciascuno in dono il proprio matescopio.
Cos’è il matescopio? Non è un oggetto fisico. È, idealmente, lo strumento matematico per eccellenza, utile a favorire l’instaurarsi di ciò di cui scuola, società e insegnanti, hanno maggiormente bisogno: uno stato ambientale e mentale, si direbbe “matetico”, fatto di fiducia nel prossimo, di comprensione umana, di entusiasmo e energia professionali. Senza entusiasmo non si fa matematica, diceva già il giovane Novalis.
A parlare per prima di “matescopio” fu Watson Davis, tra i più autorevoli giornalisti scientifici della prima metà del secolo scorso. Edward Kasner e James Newman gli diedero notorietà. Lo “utilizzarono” efficacemente per scrivere Matematica e Immaginazione. Un libro del 1940 che appartiene oramai alla storia della buona letteratura matematica internazionale. L’edizione italiana fu realizzata da Bompiani nel 1948 e quella in lingua spagnola fu impreziosita dal “Prologo” di Jorge Luis Borges.
Ecco cos’è il matescopio e a cosa può servire, nelle parole di Kasner e Newman:
“Con l’aiuto dei meravigliosi nuovi microscopi e telescopi l’uomo, a mezza strada tra le stelle e gli atomi, si è avvicinato ad entrambi. Il matescopio non è uno strumento fisico; esso è puramente intellettuale, e rappresenta la penetrazione ognora crescente che la matematica offre nel paese delle meraviglie che si trova oltre l’intuizione e l’immaginazione. I matematici, a differenza dei filosofi, non affermano nulla sulla verità ultima, ma, pazientemente, simili ai costruttori dei grandi microscopi e dei grandi telescopi, essi affinano le loro lenti. In questo libro vi faremo guardare attraverso le nuove e grandi lenti che i matematici hanno costruito. Siate preparati agli strani panorami che vi si presenteranno attraverso il matescopio!”.
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