L’attesa del primo giorno di scuola di un docente di matematica di un liceo scientifico: pensieri di preparazione al nuovo inizio d’anno scolastico.
Domani per me è il primo giorno di lezione del nuovo anno scolastico.
La mia mente va indietro a ripercorrere tutti i miei primi giorni di scuola da docente e penso che non ci sia stata una cosa particolare che io abbia mai fatto per catturare l’attenzione dei miei studenti se non quella di farli appassionare alla matematica.
Con la crisi della didattica nell’ultimo decennio, sono state introdotte nella scuola delle novità: ricordo ad esempio l’introduzione dei problemi di realtà, senza i quali, molti affermano che la matematica appare come una materia astratta, fine a se stessa.
E non dimentico la cosiddetta «classe capovolta» che è stata possibile realizzare grazie al potenziamento della tecnologia: in pratica il docente registra una lezione che viene poi inviata alla classe sul registro elettronico e assegnata da studiare come compito a casa per poterne discutere la volta successiva.
Come si può intuire la tecnologia non è in se stessa negativa in quanto rende la scuola e la didattica sicuramente più inclusive soprattutto per alcuni studenti DSA.
Domani, nel liceo in cui insegno, ripartirà anche il progetto DADA; si tratta di un modello innovativo di didattica, nato in terra anglosassone ed esportato qui in Italia: esso prevede la creazione di ambienti di apprendimento, ciascuno dedicato ad una sola disciplina, nei quali gli studenti si avvicendano ad ogni cambio di ora.
Quest’anno ci sarà la novità del docente tutor, ovvero di colui che ha il compito di supportare gli studenti nella loro crescita personale e formativa, aiutandoli a raggiungere i loro obiettivi e le loro competenze e favorendo il recupero per coloro che manifestano maggiori difficoltà.
E che dire dell’intelligenza artificiale, che molti pensano sia importante per la didattica in classe perché esegue compiti, come la risoluzione di problemi, che richiedono l’intelligenza umana?
Ma, tutto ciò che ho ricordato è solo di ausilio alla didattica perchè il motore di tutto è il docente che abbia passione per la propria materia, che sappia coinvolgere emotivamente i suoi studenti e che riesca a far capire loro un concetto complesso attraverso parole semplici ed esempi calzanti.
E vedi i loro visi dapprima impauriti, poi incuriositi e, man mano che prendono coraggio, l’attenzione si fortifica ed entrano in comunicazione con te.
È questo il momento più bello dell’azione didattica a cui ogni docente dovrebbe aspirare: appassionare i ragazzi ed aiutarli a tirar fuori i propri talenti nascosti, ognuno con i suoi tempi.
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