La traccia del tema di italiano di Fermi non piacque. Bocciata la sua proposta.
A metà degli anni Trenta del secolo scorso, Enrico Fermi fece parte, insieme a Francesco Tricomi, della commissione ministeriale incaricata della predisposizione delle tracce per gli esami di maturità e di abilitazione. E. Fermi, in seno alla commissione, sostenne l’opportunità di proporre tracce per il tema d’italiano che fossero innovative e meno legate agli studi prettamente letterari. Come esempio propose:
Descrivere come è fatto un soldo.
All’epoca il soldo, pari a cinque centesimi di una lira, era la moneta più diffusa. Quindi tutti – era il parere di Fermi – potevano affrontarne la descrizione con cognizione di causa e mettere a confronto le proprie capacità.
La proposta di Fermi, sostenuta anche da Tricomi, fu bocciata.
“Dopo l’adunanza Tricomi cercò di consolare l’amareggiato Fermi osservando che, anche con quel tema, molti studenti avrebbero fatto principalmente sfoggio di retorica”. Non avrebbero cioè resistito all’attrazione esercitata dal Re la cui testa era incisa su una faccia della moneta e eguale sfoggio di retorica avrebbero messo in campo per illustrare la grandezza dell’Impero e i simboli presenti sull’altra faccia.
L’episodio fu raccontato da Francesco Tricomi a Carlo Pucci che lo riportò in un articolo della rivista Archimede (aprile-giugno 1996).
La proposta di Enrico Fermi rispondeva ad un’esigenza che gli uomini di scienza hanno sempre avvertito ritenendo il tema d’italiano, non solo quello degli esami di maturità, così come tradizionalmente è stato proposto e malgrado i notevoli e periodici cambiamenti, lo strumento fatto a posta per dare senso alle opposte culture.
Carlo Pucci, ricordando l’episodio, confessa di aver desiderato di poter dare attuazione, anche se parziale, all’idea di Fermi. E di averne avuta l’occasione partecipando, per alcuni anni, ai lavori delle commissioni incaricate della preparazione delle prove di accesso ai corsi universitari alle quali erano tenuti i diplomati dell’istruzione tecnica agli inizi degli anni Sessanta.
Carlo Pucci racconta di averla spuntata almeno per due tracce formulate al modo di Enrico Fermi. Ecco le tracce:
- «Descrivere come si fa il nodo della cravatta o un fiocco»
- «Descrivere i movimenti del corpo per fare un salto in alto oppure in lungo»
A richiamare le idee di Fermi, anche se in modo non proprio esplicito, è ancora Giovanni Melzi (Periodico di Matematiche, n.1-2 1978).
Giovanni Melzi scrive:
“Certi temi di italiano come:
- È tornata la primavera
- Il lavoro e il risparmio rendono migliore il domani
- Pessimismo e rimpianti nei Sepolcri
- Stato e partito nel pensiero di Gramsci
- Riflessioni sul sabato del villaggio
- La donna angelicata e Dante
potrebbero sparire dall’oggi al domani senza alcun rimpianto dalla scuola di ogni ordine e grado ed essere rimpiazzati con grande vantaggio per esempio dai seguenti (fatte salve naturalmente le ovvie conoscenze preliminari):
- Elenca i dieci particolari più importanti dell’acclusa figura
- Il martello: struttura, funzionamento e impieghi
- Spiega ai tuoi compagni in meno di duecento parole che cosa intendi per inflazione
- Cinque esempi concreti di applicazione del primo principio della termodinamica
- La redazione di una enciclopedia ti commissiona la voce ‘storia’ in trecento parole. Provvedi.
- Redigi in dieci articoli il regolamento per l’uso di un campo da tennis
È incrollabile opinione di chi scrive che un onesto e duro lavoro su questi modesti argomenti (proprio modesti?) sia il passaggio obbligato per comunicare al giovane un senso gratificante della fatica mentale e per abilitarlo, se spontaneamente lo desidera, a elaborare un pensiero sensato sulla primavera, il lavoro, Foscolo, Gramsci, Dante e tutto il resto.”
I tempi decisamente sono cambiati.
I venti centesimi e l’euro non sono il soldo e la lira di allora. Il patrimonio di cultura e di retorica che essi evocano non è più lo stesso (forse impoverito, in ogni caso diverso). Purtuttavia chiedere oggi di descriverli, come si chiedeva di descrivere le monete di ieri, conserva, inalterato, il suo valore didattico e formativo.
In un mondo che cambia, tanto da presentare il cambiamento come unica costante, l’idea di Fermi ha la luce dell’invarianza delle cose che contano. Quella luce a cui ogni progetto educativo e formativo dovrebbe riferirsi.
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