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la funzione ispettiva nella  scuola ieri, oggi, domani

La coppia ispettiva Invalsi-Fondazione Agnelli. I mutamenti della funzione ispettiva nella scuola. Pagine da L’Ispettore di B. Scognamiglio.

Evviva gli sposi!

Sembra che il connubio Invalsi e Fondazione Agnelli non abbia fatto gridare al tradimento il Ministero dell’Istruzione.  Infatti la coppia ha potuto esercitare la funzione ispettiva al posto degli ispettori ministeriali con le sue osservazioni in classe. Si trattava di attingere ai Fondi Strutturali Europei, che hanno patrocinato le nozze. Il lavoro dei docenti è stato scrutato in loco dai coniugi con riguardo a strategie didattiche, gestione della classe, sostegno, guida e supporto degli alunni, clima in classe.

Obiettivi dichiarati dell’invasione:

fornire informazioni alle scuole e agli insegnanti sulle modalità e le strategie d’aula che appaiono più efficaci; restituire indicazioni rilevanti ai fini della formazione iniziale e in servizio degli insegnanti; mettere a disposizione delle scuole strumenti per l’autovalutazione delle pratiche didattiche.

Naturalmente gli strumenti di osservazione sono stati costituiti da griglie.

Mirabolanti i risultati conseguiti. Il consorte e la consorte fra l’altro hanno accertato nientepopodimeno quanto segue: “Una buona gestione della classe e del tempo può contribuire a promuovere la qualità delle relazioni tra docente e studenti: quando le attività sono ben gestite, gli insegnanti hanno più tempo da dedicare alla relazione con gli studenti.”

A dire il vero, la sussistenza di una correlazione positiva fra gestione della classe e del tempo ai fini relazionali era qualcosa di noto già gratis, senza bisogno  di ricorrere ai Fondi Strutturali Europei.

Il vero fine dell’indagine è palesato dalla scala di valutazione degli insegnanti e dal calcolo di punteggi e livelli di efficacia per ciascuno di essi.

Ogni osservatore assegna un punteggio da 1 a 7 a ciascun insegnante in ogni lezione. Quindi si calcolano la media tra i punteggi dei due osservatori presenti a ogni lezione e la media dei punteggi medi delle coppie tra i 3 momenti di osservazione. Il punteggio medio di ciascun insegnante viene assegnato ad una delle sei fasce di valutazione. Le fasce vengono infine raggruppate in tre livelli di efficacia: basso (tra inadeguato e minimo), medio (tra minimo e buono),  alto (tra buono ed eccellente).

Come si vede, la metodologia seguita avanza pretese di scientificità nel basarsi su scomposizione e approssimazione. Il risultato è che vengono assegnati voti ai docenti da enti penetrati nella scuola dall’esterno. Viene meno così la possibilità di dare spazio al protagonismo dei docenti secondo la prospettiva delineata da Emilio Ambrisi1 a livello ispettivo tecnico.

Si dirà che i docenti non gradiscono essere valutati. In realtà non sappiamo chi gradirebbe essere valutato secondo i canoni Invalsi-Fondazione Agnelli.

Non sarà inutile a questo punto riandare alla storia e alle prospettive dell’ispettorato scolastico in Italia.

L’argomento è stato trattato specificamente da Biagio Scognamiglio in un testo che, pur se risale al 1986, non risulta ancor privo di un certo interesse, anche perché con la sua focalizzazione rappresenta un unicum nelle ricerche dedicate nel nostro paese alla storia della scuola. Quest’opera, altrimenti non disponibile, può destare l’attenzione di quanti si chiedano cosa possano significare le ispezioni scolastiche.

S’intitola L’Ispettore. Problemi di cambiamento e verifica dell’attività educativa.

È articolata in due sezioni, dedicate rispettivamente a un inquadramento storico e a un  inquadramento teorico dell’attività ispettiva. Nella prefazione l’autore spiega i caratteri della sua ricerca. Dichiara che si è proposto di  «collegare la prospettiva storica, i fondamenti giuridico-amministrativi, i presupposti epistemologici alla fenomenologia della vita quotidiana […] al fine di recuperare quell’intreccio perpetuo fra “scienza” e “vita” in cui qualsiasi deontologia non può non riconoscere il suo rischioso fondamento e di evidenziare la certa necessità che una competenza tendenzialmente così prestigiosa, quale è quella dell’Ispettore, sia assiduamente nutrita dal raffronto dei dati empirici che la realtà offre e dall’intensificarsi di uno studio necessariamente pluridisciplinare […]».

Matmedia prende ora l’iniziativa di mettere in rete stralci significativi dell’opera citata.

L’Ispettore di B. Scognamiglio pagg.11-30

Note

1 […] pensare ad una formazione in servizio che sia elemento del sistema, stabile nella sua organizzazione, in cui il docente abbia il suo peso e la sua dignità di formatore e non sia invece oggetto di una formazione. Il sistema dell’istruzione e della formazione per essere tale, sistema, ha bisogno di consentire al suo interno, con meccanismi interni, la crescita professionale e sociale del docente. C’è bisogno di modelli di formazione in servizio perfettamente connaturati al sistema: il docente che ha occasioni istituzionali di confronto con i colleghi sui temi specifici del suo lavoro: cosa insegna, come lo insegna, quali ne sono gli esiti. Occasioni finalizzate a far crescere la cultura della valutazione incentivando l’attività di verifica, la disponibilità di prove di verifica condivise cui attingere. In definitiva, evitare che il giudizio su quello che fa la scuola sia affidato solo ad organismi esterni. Le motivazioni che portarono alla costituzione dell’istituto per la valutazione e a definirne i compiti potrebbero rivelarsi incoerenti con il sistema se non si rende la scuola compartecipe del processo di valutazione ai diversi livelli, territoriali e delle reti di scuola, se non si crea la giusta attenzione al tema conferendo al docente la sua responsabilità e il suo ruolo. [da: E. Ambrisi, Editoriale 2010, Matematica: apprendimento e professionalità docente]

 

 

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