La manifestazione di domani e l’iniziativa del M
inistro Fioramonti di condividere le preoccupazioni del mondo giovanile per la drammaticità del crescente inquinamento ambientale.
Contro lo scontro. Sul quotidiano “la Repubblica” del 25 settembre 2019 nella rubrica E-mail sotto il titolo “Quella giustifica non è educativa” Giuliano Benuzzi, sociologo, considera “disorientante” la circolare con cui il Ministro dell’Istruzione considererebbe “legittimo lo sciopero degli studenti” in occasione della giornata rivendicativa della tutela ambientale. La motivazione del parere del sopra nominato sociologo è la seguente:
“[…] per quanto possa apparire non conflittuale, lo sciopero rimane uno scontro e inneggiare a uno scontro non è propriamente educativo”.
Risulta stravagante giungere a un così disinvolto uso del lessico circa la fattispecie.
Innanzitutto nella gerarchia delle fonti le circolari ministeriali sono subordinate alle fonti di rango superiore, come più volte ribadito dalla Suprema Corte di Cassazione (sentenze n. 11931/1995, n. 14619/2000, n. 21154/2008, n. 5137/2014, ricordate in Sentenza della Corte di Cassazione n. 5137/2014 sul valore delle circolari e risoluzioni ministeriali su paolosoro.it). Pertanto le circolari ministeriali “non possono imporre […] nessun adempimento non previsto dalla legge”.
Nella fattispecie il Ministro con la circolare in discorso non ha inteso affatto considerare “legittimo lo sciopero degli studenti”, ben sapendo che una circolare non ha valore di legge. Il Ministro ha ritenuto invece opportuno rivolgere ai dirigenti scolastici e ai collegi dei docenti un invito. Li ha semplicemente invitati a considerare la possibilità di giustificare le assenze degli studenti dovute alla partecipazione a una pacifica manifestazione per la tutela dell’ambiente. Ciò ovviamente alla luce e nel rispetto delle seguenti norme di rango superiore: Decreto legislativo n. 59/2004 e Decreto del Presidente della Repubblica n. 122/2009, recepite nella Circolare ministeriale n. 20/4 marzo 2011 – Protocollo n. 1483 avente a oggetto “validità dell’anno scolastico per la valutazione degli alunni nella scuola secondaria di primo e secondo grado”.
Partecipazione d’altronde non assimilabile a uno “sciopero” e tanto meno a uno “scontro”, che sarebbe di competenza delle forze dell’ordine, qualora tale deprecabile emergenza avesse malauguratamente a manifestarsi.
Né si comprende chi mai si proponga di “inneggiare a uno scontro”. Si tratta piuttosto di condividere le preoccupazioni del mondo giovanile per la drammaticità del crescente inquinamento ambientale e mostrarsi solidali con chi vede innanzi a sé la prospettiva di vivere su un pianeta morente.
In tal senso l’iniziativa del Ministro è l’esatto contrario di “disorientante”: orienta infatti a riflettere sulla visione di una giornata scolastica trascorsa in classe a discutere sull’ambiente in un mondo in rovina.
Perché non basta l’educazione ambientale in classe e si rende necessario spostarsi in un pubblico spazio? Basti pensare al Presidente degli Stati Uniti d’America che volge contrariato e corrucciato le terga a Greta Thunberg in occasione del vertice delle Nazioni Unite sull’emergenza climatica: quel comportamento è l’emblema degli egoistici interessi di chi vive all’insegna del motto “après moi le déluge”.
Purtroppo il giornalismo mostra i suoi penosi limiti in materia: basti pensare che il quotidiano “Il Mattino”, tanto per fare un solo esempio, in data 25 settembre reca un articolo di fondo intitolato “La retorica che si nutre di populismo ambientalista” a firma di Alessandro Campi, il quale sembra non sospettare che la retorica contro la giustificata preoccupazione giovanile per il disastro ecologico sia proprio la sua.
Contro i tuoni dei russatori. La manifestazione degli studenti in difesa del clima ha sollecitato naturalmente una presa di posizione da parte del Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi. Questi avrebbe detto, come riportato dal quotidiano “la Repubblica”, quanto segue:
“è complicato stabilire se lo studente è assente perché ha partecipato a questo movimento ecologista […] oppure è rimasto a casa a dormire”.
Il medesimo Presidente ritiene, come risulta dal sito tecnicadellascuola.it, che il Ministro avrebbe potuto decretare per il giorno 27 settembre la chiusura delle scuole:
““Forse […] –è preferibile che, se viene ritenuto condivisibile l’intento della manifestazione, si dedichi una giornata all’ambiente e allora il ministro potrebbe decidere di chiudere le scuole, ma questa è una decisione che spetta solamente a lui. Altrimenti, ripeto, se ogni scuola deve considerare giustificata l’assenza dell’alunno a prescindere, come si fa a collegare l’assenza col motivo dell’assenza?”.
In realtà il collegamento è facile: basta che i genitori si assumano la responsabilità di attestare che l’assenza della prole è stata dovuta alla partecipazione giovanile alla giornata per la difesa dell’ambiente. Quanto alla chiusura delle scuole, nemmeno a parlarne: le possibili conseguenze circa la validità dell’anno scolastico per i singoli alunni sarebbero preoccupanti.
Come il Presidente degli Stati Uniti d’America, il Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi dissente da Greta Thunberg:
“Non sono d’accordo sul termine protesta, non basta fare un giorno di assenza dalla scuola per migliorare le cose. Bisogna pensare a qualcosa da fare, concretamente. Se tutte le scuole facessero la raccolta differenziata sarebbe un passo in avanti. Sotto questo aspetto possiamo migliorare molto. D’altro canto la scuola è figlia della società, e basta vedere quanta differenziata fanno nel Nord Europa e quanta in Italia”.
Siamo sicuri che debbano essere le scuole e non tutti i cittadini a fare “la raccolta differenziata”? E la “raccolta differenziata” basterebbe da sola a risolvere il problema del degrado ambientale, così come è descritto, ad esempio, nell’Enciclica papale che riprende l’incipit del francescano Cantico delle Creature? Se così fosse, si dovrebbe anche introdurre la Raccolta differenziata come materia di studio.
Tornando ora alla preoccupazione per lo studente assente che avrebbe potuto essere “rimasto a casa a dormire”, sia consentito osservare che veramente si può dormire anche a scuola, almeno secondo Vittorio Alfieri: “[…] Noi tutti scolari, inviluppati interamente nei rispettivi mantelloni, saporitissimamente dormivamo, né altro suono si sentiva […] se non la voce del Professore languente, che dormicchiava egli pure, ed i diversi tuoni dei russatori, chi alto, chi basso, e chi medio; il che faceva un bellissimo concerto”.
Non è meglio restare svegli una volta tanto, anche se non in aula, in nome della salvaguardia dell’ambiente?
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