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La tecnologia potrà mai rivoluzionare l’istruzione?

La tecnologia rivoluzionerà l’istruzione. Nessuna predizione è mai stata più ricorrente e più erronea di questa!

Derek Alexander Muller è un esperto di multimedia per l’educazione. È l’autore di un video – che sta avendo molto successo – dedicato alle rivoluzioni nell’educazione indotte dall’evolversi delle tecnologie che giudica «il più persistente dei miti». D. A. Muller mostra come da sempre le nuove invenzioni nel mondo dei media della comunicazione sono state viste in grado di rivoluzionare l’insegnamento e l’apprendimento.

Nel 1922, fu Thomas Edison che dichiarò: “La cinematografia è destinata a rivoluzionare il nostro sistema educativo e fra qualche anno soppianterà su larga scala, se non totalmente, l’utilizzo dei libri di testo”.

Poi negli anni ’30 toccò alla radio.

L’idea era che si potevano inviare degli esperti direttamente nelle aule, migliorando la qualità dell’educazione a un costo minore. Negli anni ’50 e ’60 degli studi furono condotti per determinare se gli studenti preferissero guardare una lezione dal vivo, o vedere la stessa  lezione in una stanza adiacente, trasmessa in una TV a circuito chiuso.

Negli anni ’80 non vi era alcun dubbio: i computer erano la soluzione rivoluzionaria ai nostri patimenti scolastici.

«Poi i ricercatori sospettavano che se fossero riusciti a insegnare ai bambini a programmare, per esempio, il movimento di una tartaruga in giro per lo schermo, allora le loro capacità di ragionamento procedurale sarebbero anch’esse migliorate. Come andò? Gli studenti diventarono più bravi a programmare la tartaruga, ma le loro capacità di ragionamento non mutarono

Le ultime evoluzioni con i CD e più recentemente con smartphone e tablet le conosciamo bene.

Se consideriamo il processo d’apprendimento, volendo confrontare quale tra animazioni e illustrazioni statiche sia il mezzo migliore per spiegare un concetto o un processo, non si arriva a una differenza significativa dal punto di vista dell’apprendimento fintanto che il contenuto è lo stesso in entrambi. Ovvero, fintanto che il contenuto è lo stesso in entrambi i metodi, i risultati nell’apprendimento sono gli stessi con tutti i vari materiali.

Tutto questo fa supporre un aspetto fondamentale dell’insegnamento, ovvero che non importa ciò che succede attorno allo studente: ciò che limita l’apprendimento è ciò che succede nella testa dello studente.

Quindi: quali esperienze incentivano quel tipo di pensiero che è necessario per l’apprendimento? Recentemente, tale ricerca è stata condotta e molte cose importanti stanno venendo fuori. Potrebbe sembrare ovvio, ma si è scoperto che l’apprendimento con parole ed immagini assieme, siano esse animazioni con una voce narrante, siano esse immagini statiche, funziona meglio delle singole parole. Inoltre, scopriamo che tutto ciò che è estraneo deve essere eliminato da una lezione. Per esempio, il testo sullo schermo cozza con le immagini, quindi gli studenti imparano meglio quando esso viene omesso rispetto a quando è presente.

Se si pensa che il ruolo dell’insegnante sia fondamentalmente di trasmettere informazioni allora effettivamente gli insegnanti sono obsoleti e le nuove tecnologie sono una rivoluzione.

L’insegnante ha il ruolo di guidare il processo sociale dell’apprendimento. Il compito di un insegnamento è quello di stimolare, di sfidare, di motivare gli studenti nel voler imparare: «La cosa più importante che fa un insegnante è far sì che gli studenti si sentano importanti, farli sentire responsabili per avere compiuto il compito di imparare.»

E’ vero, devono anche spiegare, dimostrare, e far vedere varie cose, ma fondamentalmente questo non è il loro vero compito.

La tecnologia ha sicuramente un impatto sull’istruzione. Nella scuola ci si serve ampiamente dei nuovi media, come i video o le presentazioni e di nuove tecnologie applicate nella LIM. Ma tutto ciò è meglio definibile come un evoluzione, non una rivoluzione.

Alla base di tutto c’è sempre  l’interazione sociale tra insegnanti e studenti.

 

Autore

  • Biagio Beatrice

    Biagio Beatrice è laureato in matematica presso l'Università Federico II di Napoli con un tesi in Algebra. Impegnato nella ricerca e nell'insegnamento, ha lavorato in vari Paesi europei ed extra come esperto di informatica. E' stato per anni componente del comitato di redazione del Periodico di Matematiche e attualmente è anche vice-presidente della sezione Mathesis di Mondragone.

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