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Le lezioni di Edgar Morin

Auguri ad Edgar Morin. Le sue lezioni su come educare a vivere il futuro. Cosa è necessario imparare.

Edgar Morin ritratto da B. Scognamiglio

Oggi, 8 luglio 2021 Edgar Morin compie cent’anni. Una longevità, da quel che scrive, che non si aspettava. Infatti le condizioni alla nascita furono abbastanza critiche. Nacque quasi morto e il ginecologo dovette animarlo con continui scossoni tenendolo per i piedi a testa in giù per circa mezz’ora. L’ha raccontato lui stesso alla fine dello scorso anno, in Cambiamo strada. Le 15 lezioni del coronavirus [2020]. Il libro con il quale, con la saggezza dei suoi novantanove anni, rivolge al mondo intero l’invito a imparare dal coronavirus e indica come cambiare strada.

La strada maestra che egli addita è quella dell’educazione al futuro. Il tema al quale si è dedicato da tempo e che ha esposto con chiarezza in tre agili testi noti come trilogia pedagogica:

  • La tête bien faite, 1999
  • Relier les connaissances, 1999
  • Les sept savoirs necessaires à l’education du futur, 1999

Una trilogia che è poi divenuta un poker per l’aggiunta di un libro prolungamento dei tre: Enseigner à vivre [2014] che diviene il suo manifesto per cambiare l’educazione. Ecco in sintesi il senso del manifesto: se insegnare è insegnare a vivere allora è necessario individuare le carenze e le lacune dell’insegnamento attuale per affrontare problemi vitali come quelli indicati nei sette saperi essenziali: l’errore e l’illusione, la parzialità, la comprensione umana, le incertezze che ogni esistenza incontra, l’etica.

Da Insegnare a vivere sono tratti alcuni passi che sembrano ben trasmettere il senso del manifesto di Morin. Eccoli:

Il significato dell’educazione

Jean-Jacques Rousseau ha formulato il senso dell’educazione nell’Emilio, nel quale l’educatore dice del suo allievo: “vivere è il mestiere che voglio insegnargli”. La massima è eccessiva, perché si può solo aiutare a imparare a vivere. A vivere si impara attraverso le proprie esperienze con l’aiuto dapprima dei genitori, poi degli educatori, ma anche attraverso i libri, la poesia, gli incontri. Vivere è vivere in quanto individuo che affronta i problemi della propria vita personale, è vivere in quanto cittadino della propria nazione, è vivere in quanto cittadino della propria appartenenza all’umano. Certo, leggere, scrivere, far di conto sono necessari al vivere. L’insegnamento della letteratura, della storia, delle matematiche, delle scienze, contribuisce all’inserimento nella vita sociale; l’insegnamento della letteratura è utile in quanto sviluppa nello stesso tempo sensibilità e conoscenza; l’insegnamento della filosofia stimola in ogni mente ricettiva la capacità riflessiva, e certamente gli insegnamenti specialistici sono necessari alla vita professionale. Ma manca sempre di più la possibilità di affrontare i problemi fondamentali e globali dell’individuo, del cittadino, dell’essere umano.Edgar Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per Cambiare l'Educazione, 2014

Insegnamento e cultura

Bisogna saper vedere che la crisi dell’insegnamento è inseparabile da una crisi della cultura. Nel corso del diciannovesimo secolo è cominciata una dissociazione, divenuta oggi disgiunzione, tra due componenti della cultura, quella scientifica e quella umanistica. La cultura scientifica produce conoscenze che non vanno più al mulino della cultura umanistica, la quale non ha che vaghe conoscenze mediatiche degli apporti capitali delle scienze alla conoscenza del nostro universo fisico e vivente. Ma la cultura scientifica conosce oggetti, ignora il soggetto che conosce e manca di riflessività sul divenire incontrollato delle scienze. La parcellizzazione delle conoscenze in discipline e sotto-discipline aggrava l’incultura generalizzata. Da qui la necessità di stabilire comunicazioni e legami fra le due branche separate della cultura.Edgar Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per Cambiare l'Educazione, 2014

L’Eros pedagogico e la classe insegnante

Per insegnare, affermava Platone, c’è bisogno dell’Eros, cioè dell’amore. è la passione dell’insegnante per il suo messaggio, per la sua missione, per i suoi allievi che garantisce un’influenza possibilmente salvifica, che fa sbocciare una vocazione da matematico, da scienziato,  da letterato. Ci sono stati, ci sono sempre professori, uomini e donne, posseduti dall’Eros pedagogico.Edgar Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per Cambiare l'Educazione, 2014

La grande lezione: l’interdipendenza di tutte le riforme!

La riforma della conoscenza e del pensiero dipende dalla riforma dell’educazione, che dipende dalla riforma della conoscenza e del pensiero. La rigenerazione dell’educazione dipende dalle rigenerazione della comprensione, che dipende dall rigenerazione dell’Eros, che dipende dalla rigenerazione delle relazioni umane, le quali dipendono dalla riforma dell’educazione. Tutte le riforme sono interdipendenti. Ciò può sembrare un circolo vizioso scoraggiante. Ciò deve costituire un circolo virtuoso che incoraggi la congiunzione dei due saper-vivere:

  • quello che aiuta a sbagliarsi di meno, a comprendere, ad affrontare l’incertezza, a conoscere la condizione umana, a conoscere il nostro mondo globalizzato, ad attingere alle sorgenti di ogni morale, che sono solidarietà e responsabilità;
  • quello che aiuta a orientarsi nella nostra civiltà, a conoscerne la parte sommersa, che come quella dell’iceberg è più importante della parte emersa, a difendersi e proteggersi, a proteggere i propri cari.

Tutto ciò incoraggiando il grande circolo virtuoso, nella volontà di portare a compimento la missione storica del saper-vivere-pensare-agire nel ventunesimo secolo.

Sarebbe più di una riforma, più ricca di una rivoluzione: una METAMORFOSIEdgar Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per Cambiare l'Educazione, 2014

 

 

 

Autore

  • Emilio Ambrisi

    Laureato in matematica, docente e preside e, per un quarto di secolo, ispettore ministeriale. Responsabile, per il settore della matematica e della fisica, della Struttura Tecnica del Ministero dell'Istruzione. Segretario, Vice-Presidente e Presidente Nazionale della Mathesis dal 1980 in poi e dal 2009 al 2019, direttore del Periodico di Matematiche.

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