29 giugno: quel giorno del 2013 a Trieste l’illustre astrofisica scomparve fra i suoi astri. Il ricordo di Margherita Hack, l’esploratrice del cosmo.
12 giugno: quel giorno del 1922 a Firenze in via Cento Stelle nacque Margherita Hack. 29 giugno: quel giorno del 2013 a Trieste l’illustre astrofisica scomparve fra i suoi astri.
Innamorata dell’infinito, forse va errando ancora lungo le vie del firmamento. È come se di lei sia rimasto il puro desiderio di vedere da vicino l’intero universo.
Ricordarla significa onorare ancora una volta una donna.
Una delle tante donne distintesi nel campo del sapere scientifico oltre che umanistico. Donne impegnate in una sintesi fra umanesimo e scienza. Sarà vero, come ipotizza Alain Badiou, che sarà proprio l’intelligenza femminile a salvare il mondo?
Margherita Hack a Trieste insegnò astronomia presso l’Università e diresse l’Osservatorio astronomico. Affascinata dalla cosmogonia, volle essere amica delle stelle, come recita il titolo di una delle sue numerose opere. Analogo entusiasmo è presente nell’astronauta Samantha Cristoforetti, altra nostra gloria. Per chi ama le avventure siderali naufragare nell’immensità è fonte di leopardiana dolcezza.
Blaise Pascal si diceva spaventato dal silenzio eterno degli spazi infiniti.
Margherita Hack nell’infinito visse invece un’esperienza di libertà che le procurava gioia. Oggi la sua memoria si rinnova nel ricordare l’asteroide a cui è stato dato il suo nome. Memoria di una donna di scienza che coniugò in eccelsa misura razionalità e sentimento.
La libertà fu il suo ideale in ogni senso.
Considerandola un bene estremamente prezioso, si adoperò per farne sentire e capire il valore ai giovani. A loro è in fondo dedicata l’opera postuma Italia sì, Italia no. Insegnava loro ad essere ribelli in senso positivo. Voleva che la scienza diventasse patrimonio delle nuove generazioni.
Per lei non aveva senso restare separata dalla vita di tutti in un ambito specialistico. Il suo entusiasmo per la realtà cosmica aspirava ad essere contagioso. Aspirazione evidente in tante sue pubblicazioni. Prestigiose la sua attività e la sua fama in campo internazionale. Operoso il suo impegno nella realtà italiana. Qui si inserì anche da candidata nella vita politica, rinunciando però, una volta eletta, agli incarichi, per non lasciarsi distrarre dalla ricerca in astrofisica.
Ciò non significa che si astenesse dall’offrire comunque un importante contributo alla vita civile. Si schierò sempre a favore del riconoscimento dei diritti più contestati. Fu contro la discriminazione degli omosessuali, osteggiati da diversi politici a specchio di atteggiamenti di comuni cittadini. Rivendicò la liceità dell’eutanasia, prendendo posizione contro la Chiesa.
Esploratrice instancabile dell’universo, era protesa a scoprirne il segreto della nascita e della possibile fine. Non credeva nella trascendenza di una divinità personale. La sua posizione in materia religiosa è assimilabile a quella di Albert Einstein quale risulta dal manoscritto noto come “Lettera su Dio”, in cui si esprime il rifiuto di credere alla verità della Bibbia.
Nella storia dell’umanità si annoverano scienziati credenti e scienziati non credenti.
Ciò vale anche per i filosofi. Ben sappiamo che a un filosofo quale Baruch Spinoza si deve l’espressione panteistica riassunta nella formula Deus sive natura, natura sive Deus. Difficile dire se la concezione di Margherita Hack sia stata intimamente conforme a questa forma di religiosità, dato il proclamato ateismo della scienziata.
Scienziata il cui umanesimo di non credente, nel rivendicare la libertà del pensiero, finisce anche col rivendicare indirettamente la libertà di fede. Credenti e non credenti: tutti assorti di fronte al mistero cosmico. Distratti come siamo negli istanti di questa civiltà dispersiva, il ricordo di Margherita Hack ci spinge a riflettere sulla nostra comune condizione umana.
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