Esami di Stato 2020. Preparazione degli elaborati di matematica e fisica, impegno degli studenti, risultati del colloquio. Un primo e personale bilancio.
Impressioni sull’esame di Stato 2020
Al fine di contribuire all’iniziativa di confronto e riflessione sulle tracce di elaborato avviata da Matmedia provo ad analizzare quanto ho sperimentato durante questo esame 2020, avendo esaminato due classi quinte, in due diverse commissioni.
La preparazione degli elaborati
Ho scelto, con le colleghe delle mie due classi quinte, di assegnare tracce personalizzate (una via di mezzo tra la totale libertà di espressione e una serie rigida di richieste molto precise) e sono tuttora convinta che fosse la strada migliore. Sicuramente ho lavorato di più per la classe dove facevo Fisica rispetto a quella dove insegnavo Matematica, in quanto si era deciso in dipartimento di partire da un argomento di Fisica, suggerendo poi una elaborazione matematica.
Assegnare un argomento o una prova con esercizi da risolvere, uguale per tutti o per gruppi, sarebbe stato a mio avviso assurdo: molto probabilmente avrebbe svolto il lavoro un solo studente per tutti gli altri, che si sarebbero limitati a qualche ritocco. Per questo, anche su un medesimo argomento fisico, a volte la traccia da me proposta è stata diversificata nei vari punti.
Il rischio che i ragazzi si facessero fare l’elaborato da un ripetitore o da qualche conoscente era alto.
Per questo ho dato disponibilità a seguirli personalmente, dando qualche indicazione a inizio lavoro e precisando le mie richieste a chi mi poneva dubbi strada facendo. Prima della consegna, ho letto quasi tutti gli elaborati (per le parti che riguardavano la mia materia) segnalando, laddove fosse necessario, errori o imprecisioni.
Non ho fatto ovviamente una vera correzione, per alcuni non ho avuto bisogno di dire altro che “va bene”, segnalare qualche refuso, dare qualche suggerimento linguistico o grafico. Per altri, in maggiore difficoltà, ho ritenuto di correggere eventuali errori grossolani, invitando l’interessato a rivedere la teoria con più attenzione.
Posso garantire così che la quasi totalità dei miei studenti ha lavorato in autonomia.
Dico “quasi totalità”perché ho riscontrato una qualche somiglianza tra un paio di elaborati di ragazzi di classi diverse. Ho avuto una vaga sensazione che gli studenti avessero messo in comunanza i lavori per scambiarsi idee e procedimenti. Ormai con Internet è tutto molto semplice da condividere e, tutto sommato, se ciò va a vantaggio di una maggiore diffusione di informazioni,non è un male.
Si rischia, però, un certo appiattimento.
Altri miei colleghi si sono limitati ad assegnare un titolo, come “La luce”, “La corrente elettrica”, “L’effetto fotoelettrico”, e alcuni docenti non hanno visto gli elaborati fino al 15 giugno. Può essere che in tal modo i ragazzi avessero più libertà di personalizzare le loro prove, ma temo che molti, in assenza di revisione del loro insegnante, si siano rivolti a ripetitori vari per avere indicazioni e correzioni oppure abbiano tratto spunto da lavori di amici o materiali già pronti trovati in rete. Lasciare i ragazzi a loro stessi non mi pareva un bel modo di interpretare la richiesta ministeriale, spero di avere agito correttamente. Certo è che ho lavorato molte ore per questi elaborati.
Il ruolo degli elaborati nel colloquio
L’assegnazione delle tracce di Matematica e Fisica ha agevolato senz’altro la maggior parte degli studenti, soprattutto quelli meno studiosi che hanno pensato di non andare molto al di là dell’argomento dell’elaborato, contando di eludere altre richieste o sperando comunque di ottenere un giudizio complessivo di sufficienza grazie a quanto avevano preparato a casa. Infatti l’impressione, condivisa con altri colleghi, è che molti ragazzi, al di fuori dell’elaborato sapessero poco o niente, anche a fronte di richieste minime.
La mia personalissima sensazione è che la maggioranza degli studenti abbia studiato un po’ di più le altre materie (storia, filosofia, inglese, arte, scienze) per le quali non c’erano materiali da preparare in precedenza ma veniva assegnato, in sede di colloquio, un documento da cui avviare la discussione.
In quel caso la fortuna ha giocato il suo ruolo:
se veniva proposto un documento a cui lo studente riusciva a collegare subito argomenti noti in maniera interdisciplinare, la bella figura era assicurata; ad alcuni potevano capitare proposte di discussione più difficili da trattare, su temi che magari ricordavano poco.
Così va negli esami d’altronde.
Essendo, però, questo esame limitato alla prova orale, la mia opinione è che una normale interrogazione in Matematica e Fisica, anche su una parte ridotta del programma (per chi avesse avuto difficoltà ad ultimarlo), sarebbe stata più opportuna e significativa per sondare la reale preparazione complessiva dei ragazzi, soprattutto in riferimento al programma svolto on line. L’elaborato ha dato certamente modo ai candidati più bravi di andare un po’ oltre la materia spiegata nelle video-lezioni e approfondire qualche argomento in maniera originale. Temo, però, che per la maggior parte degli studenti sia stato un modo per cavarsela, senza ripassare il resto del programma. L’assegnazione delle tracce è stata un lavoro per i docenti, più o meno cospicuo a seconda delle scelte personali (io ne ho preparate 41 con le colleghe), ha dato un po’ di lavoro anche ai ragazzi, ma, come temevo, all’orale c’è stato poco tempo per andare oltre l’esposizione dell’elaborato stesso. Nelle mie commissioni la parte di Matematica e Fisica occupava circa 15 minuti.
Ai ragazzi era stato raccomandato di contenere l’esposizione in 7-8 minuti.
Se si dilungavano, venivano interrotti con qualche domanda inerente l’elaborato e una piccola richiesta al di fuori di quell’argomento, ma non c’era tempo per approfondire nulla. Per Matematica si faceva fare alla lavagna un breve esercizio (calcolo di un integrale, applicazione di un teorema, ecc.) e/o si poneva una domanda sui fondamenti teorici. Ovviamente, sia per i documenti, sia per l’elaborato, si è cercato di assegnare tracce che fossero confacenti alle capacità e agli interessi dei ragazzi, ma all’orale alcune richieste erano inevitabilmente casuali.
Abbiamo assistito tutti a qualche scena penosa:
chi non sapeva più la regola di integrazione per parti, chi confondeva la definizione di flusso con il teorema di Gauss, chi ha definito punto di flesso un punto palesemente angoloso (funzione: y = |x|). Avrei preferito una normale interrogazione, così tutti gli studenti avrebbero rivisto almeno gli elementi essenziali del programma. Qualcuno mi dice che quanto io ho riscontrato non è successo solo nelle mie classi, mi chiedo se la percezione sia stata la stessa in tutta Italia, a meno che i docenti non si siano limitati a far parlare dell’elaborato senza andare oltre di un millimetro.
Valutazione e considerazioni generali sull’esame
Per quanto mi riguarda, nell’esprimere la mia valutazione al termine del colloquio di ogni candidato, ho tenuto conto sia di quanto emerso durante lo stesso, sia del lavoro svolto per l’elaborato, che per alcuni è stato impegnativo e originale, a volte denso di calcoli, per altri più scolastico, per altri poco curato. Questo soprattutto per differenziare maggiormente gli studenti migliori che non avevano tempo e modo nel colloquio di mettere in evidenza tutto il lavoro svolto e la preparazione complessiva (i ragazzi di una mia classe non hanno nemmeno potuto presentare a video il loro pdf).
Avevo firmato una petizione per non fare l’esame in presenza per ragioni di precauzione sanitaria e per motivi di risparmio economico.
Ritengo che questi fondi potevano essere investiti più oculatamente a settembre per la ripartenza, ma anche perché questo esame, con tutti membri interni, mi pareva un po’ superfluo. Il consiglio di classe avrebbe potuto attribuire un giudizio finale e un voto, sulla base della media dei voti della classe quinta e dei crediti dei tre anni, conoscendo gli studenti da anni. In tal modo forse i giudizi sarebbero stati più equilibrati, in quanto, senza le prove scritte, più oggettive e impietose, l’orale da solo, con le caratteristiche di cui sopra, ha portato a voti non sempre equi e un po’ schiacciati verso l’alto, a mio avviso, per quanto ci si sia sforzati di mantenere un certo equilibrio.
E’ pur vero che in tutti gli esami gli esiti non sono sempre così in linea con la storia scolastica dei ragazzi.
Se le valutazioni molto alte e molto basse probabilmente sarebbero state analoghe, trovo però che nella fascia intermedia i voti siano risultati un po’ più alti rispetto alle aspettative tipiche di un esame “normale”, anche per come è stato distribuito il punteggio all’origine.
I crediti di partenza erano piuttosto generosi per tutti.
Certamente dai ragazzi è stato gradito l’esame in presenza. Hanno dichiarato, in modo spontaneo o rispondendo a precisa domanda, che erano contenti di concludere il loro corso di studi tra le mura scolastiche, salutando i docenti di persona. Sicuramente i più bravi sono stati soddisfatti anche di poter dimostrare la loro preparazione attraverso l’elaborato sulle materie di indirizzo e nel colloquio in generale. La maggior parte, però, credo sia stata felice soprattutto di poter svolgere l’esame in quanto “rito di passaggio”; anche se si trattava di una sua parvenza in forma ridotta (e un po’ facilitata), resterà pur sempre un ricordo significativo di un momento importante della vita, tanto più dopo mesi di isolamento.
Sono favorevole alla prosecuzione dell’Esame di Stato:
ritengo che dovrebbe essere una prova di iniziazione vera alle prove della vita e per questo dovrebbe essere impegnativo e serio. In questo caso specifico gli studenti sapevano di essere tutti ammessi e, pur carenti in qualche disciplina, avevano praticamente tutti credito scolastico superiore a 40 punti; ben difficilmente non avrebbero superato l’esame, anche a fronte di una valutazione insufficiente dell’orale. Nel colloquio, lo studente medio, pur difettoso in alcune parti, agevolato dalla discussione dell’elaborato preparato in precedenza, da un elenco limitato di testi letterari, aggiudicandosi 4 o 5 punti della griglia per un percorso PCTO ben presentato, complessivamente otteneva valutazioni discrete/buone, che, sommate a un credito scolastico sovente sopra il 50, ha prodotto voti superiori a 80 e magari prossimi al 90.
Sommando anche l’eventuale punteggio integrativo, sono stati totalizzati voti finali anche 4 o 5 punti più alti, a mio avviso, di quanto sarebbe stato con un esame comprensivo di prove scritte. Se i voti molto alti (100 e 100 con lode) sarebbero stati probabilmente uguali in altro contesto e così i voti molto bassi (60-64), i voti intermedi (qualcuno più, qualcuno meno) mi paiono un po’ spostati verso l’alto. Qualcuno dirà che va bene così, che questi ragazzi hanno già affrontato l’esame di maturità in questi mesi di distanziamento sociale, di timori e preoccupazione per i propri cari, per il proprio futuro.
Sono d’accordo in parte, sicuramente la pandemia è stata per tutti una brusca presa di coscienza di una realtà non sempre rosea.
Non compiangerei però eccessivamente gli studenti per questi pochi mesi di reclusione, ricordando le prove ben più difficili affrontate da loro coetanei, o da altre generazioni in passato, a cui guerre e miseria hanno distrutto l’intera giovinezza. Comprendo le motivazioni sottostanti il desiderio di agevolare chi non ha potuto proseguire molto facilmente con la normale programmazione scolastica, visto che non ovunque la didattica on line ha potuto essere effettuata senza problemi.
Proprio per questo, però, penso che per l’anno 2020 si poteva sospendere l’esame in via eccezionale, come è stato deciso in altri paesi europei (Olanda, Svezia, Danimarca) e destinare le risorse ad altre future necessità.
COMMENTS
Questo scritto mi disorienta. Fabrizia De Bernardi non voleva gli esami in presenza, non voleva neppure gli esami, non voleva l’elaborato ma ha fatto 41 tracce personalizzate e preparato richieste rigide. Con tutto ciò non è riuscita ad evitare la fortuna che sempre fa capolino negli esami. Ma non è riuscita neppure ad evitare la non equità dei voti e non è riuscita ad evitare le scene penose di chi non ricordava l’integrazione per parti.
Ma se era così importante sapere l’integrazione per parti perché non l’ha chiesto a tutti? Io sono ancora precario e sto studiando per entrarci stabilmente nella scuola, ma mi hanno detto che i bravi insegnanti programmano le interrogazioni. Chiedo: l’elaborato non era un modo di programmare l’interrogazione al colloquio? In definitiva a me pare che lo scritto sia uno sfogo obbediente alla insoddisfazione personale che prende tutti i docenti, esprime quello che si voleva e si desiderava, non l’analisi oggettiva di un impegno che si doveva assolvere e il quadro della professionalità con la quale è stato assolto. Una cosa questa che mi pare di cogliere, al di là dello scritto comunque interessante di Fabrizia De Bernardi, in molti docenti.
Io credo che il fatto che gli alunni abbiano interagito tra di loro scambiandosi informazioni sia stato comunque positivo e, d’altra parte, era anche previsto dall’ordinanza che si potessero assegnare elaborati per gruppi. La discussione dell’elaborato è stata intesa in modi differenti tra chi si è limitato a richieste legate specificamente a quanto restituito nell’elaborato e chi ha preferito andare oltre l’elaborato su contenuti ritenuti indispensabili. In ogni caso non c’era il tempo di approfondire durante il colloquio. Quanto alla valutazione è chiaro che la struttura di questo esame ha creato qualche momento di incertezza, perché tutto doveva scaturire da un colloquio costituito da troppe parti. La griglia era molto generica e non dava indicazioni sul peso da attribuire ad ogni parte del colloquio. Comunque è stata un’esperienza positiva sulla quale riflettere in modo costruttivo.
E’ vero l’OM ministeriale diceva “fortemente èersonalizzato” ma era riferito allo svolgimento. Penso che gli alunni non siano tutti portatori di disabilità per i quali è necessario il compito specifico individuale personalizzato. A me questo mi pare che sia successo. Comunque anche Matmedia aveva interpretato così. L’interrogazione poi dipende da quello che si vuole far studiare allo studente. Secondo me già assegnando la traccia il docente doveva avere chiaro cosa voleva chiedere escludendo fortune, svolgimenti, copie e quant’altro. La griglia ministeriale infine non c’entra proprio nulla.
Non volevo disorientare nessuno. Mi è stato chiesto di lasciare un commento e l’ho inviato. Ogni situazione ha una sua complessità che ho cercato, in questo caso, di analizzare puntualmente. Non ci sono contraddizioni: per motivi economici ritengo si potesse evitare l’esame ma non
potevo essere io a decidere in tal senso. Avrei preferito una normale interrogazione e non sono stata io a decidere che ci fossero gli elaborati. Ho spiegato i motivi per cui li ho diversificati, proprio al fine di renderli il più possibile personali. I DSA direi che non c’entrano. Ho spiegato che il tempo nel colloquio era molto limitato, ma ho cercato comunque di chiedere qualcosa al di là dell’elaborato per avere qualche elemento in più di valutazione. Non capisco perchè avrei dovuto chiedere a tutti la regola per parti, ho proposto a ciascuno cosa mi pareva opportuno in quel momento per quella persona. Sono in ruolo da 30 anni quasi, un po’ di esperienza ce l’ho. Noi usavamo una griglia divisa in cinque descrittori con punteggi suddivisi per ogni voce, il PCTO valeva da 1 a 5 punti. Ho tentato un’analisi di quanto ho sperimentato, cercando di vederne i pro e i contro. Per il resto le scelte operative e di valutazione, nei limiti indicati dal MIUR, fanno parte della sacrosanta libertà di insegnamento. Ognuno di noi avrà agito in coscienza come meglio riteneva.