L’opera in due volumi di Silvio Maracchia presenta la matematica in Aristotele.
Le opere di Aristotele le ha lette e analizzate con l’attenzione che solo la grande passione può sostenere e mantenere desta. Le ha passate letteralmente al setaccio. Silvio Maracchia, noto storico della matematica, già presidente della Mathesis, ha avuto la forza, la capacità, la pazienza di fare questo lavoro non facile. Non immediato e con un risultato unico quanto eccezionale, che mira alla completezza: la «delineazione del primo “mappamondo” delle matematiche nel Corpus Aristotelicum». Quindi il quadro della conoscenza ai tempi di Aristotele. Un risultato destinato a divenire un riferimento per i successivi studi. Un risultato che Maracchia ottiene selezionando i brani dove
“il maestro di color che sanno” parla di matematica.
Sono questi passi antologici a costituire una parte sostanziosa delle 936 pagine dei due preziosi volumi recentemente editi dalle Edizioni Nuova Cultura. È, per Maracchia, che spesso aveva confidato questo suo impegnativo progetto, intimamente avvertito, “il libro di una vita”: lo rileva, con grande sensibilità, Elisabetta Cattanei nella sua prefazione all’opera.
I brani, quei passi antologici, Maracchia li tira fuori dalla vastità della produzione aristotelica appoggiandosi alla classificazione datane da Immanuel Bekker: l’Organon e la Filosofia Naturale, Parva naturalia e i Trattati sugli animali, la Metafisica, la Politica, la Retorica e infine i Frammenti. I brani, Maracchia li elenca, ne spiega il significato, li commenta, li storicizza legandoli ad un prima e un dopo. Quasi sempre li attualizza, illustrandone genesi e sviluppo. Le sue sono descrizioni e riflessioni che illuminano qualcosa che non ha nulla di cadùco, di effimero. Esse mostrano chiaramente l’invarianza nel tempo delle grandi idee e questioni che hanno agitato il pensiero matematico. Illuminano le grandi opposizioni concettuali dell’astratto e del concreto, del finito e dell’infinito, del discreto e del continuo, dei processi legati agli algoritmi del calcolo e a quelli dialettici della dimostrazione.
Matematica in Aristotele: quei due volumi sono costati tempo e fatica.
Ogni pagina è il distillato di più cose e, parimenti, leggerlo, richiede impegno. Ogni sforzo di lettura è però lautamente ricompensato. Maracchia, con grande esperienza, aiuta il suo lettore: correda i due volumi di succosi indici analitici sia per i passi antologici che per i relativi commenti; aggiunge note, bibliografie ed elenchi dei nomi e chiude il lavoro con un’appendice che è un cenno sulle opere che trattano la matematica in
Aristotele. In definitiva, quello di Maracchia appare proprio il libro della vita che si aggiunge alla sua già vasta produzione e lo fa sedere tra la filosofica famiglia che ancora rende onore al maestro dei maestri e alla matematica.
«La filosofia dei giorni nostri è diventata matematica[…]», è tra le citazioni d’apertura che Maracchia sceglie per iniziare questo suo libro. Potrebbe essere l’affermazione di molti dei filosofi e dei matematici di oggi, ma è lui, Aristotele, che l’ha scritta già nella sua Metafisica e «non è di sicuro cosa di poco conto che Aristotele […] sia con ciò stato effettivamente il primo a scrivere matematicamente fuori della matematica». Ed è quest’ultima un’altra citazione d’inizio, di un’attualità sorprendente, scelta da Silvio Maracchia: è di Gottfried Wilhelm von Leibniz.
Di Silvio Maracchia:
Una Storia della Matematica molto nuova
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