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Maturità scientifica 2019: siamo alla “prova” dei fatti!

Temuta, aborrita, aspettata, vagheggiata: la seconda prova scritta nei licei scientifici di dopodomani sarà un’esperienza da valorizzare o da dimenticare?

Per novantacinque anni la prova è consistita nel tema di matematica.

Tanto a lungo, quindi, da radicare l’abitudine a parlare di prova di matematica della maturità scientifica. Non sarà più così. Adesso si deve parlare di seconda prova scritta: può essere mono – o multidisciplinare. Quest’anno sarà di matematica e di fisica. Impegnerà gli studenti, come annunciato nelle ultime “simulazioni” ministeriali, su questioni di matematica e di fisica, separatamente o in forma “integrata” nei due problemi e negli otto quesiti.

Non è questione da poco: a soffrire di più sono stati i docenti, avvertiti della novità ad anno scolastico inoltrato e “sottoposti – come scrive Serenella Iacino – a uno stress e a uno sforzo notevoli per portare avanti due materie, entrambe oggetto di seconda prova, utilizzando lo stesso numero di ore impiegato prima per la sola prova di matematica, e con un programma relativo all’intero quinquennio”, non solo all’ultimo anno di corso.

La maggiore fatica dei docenti ha significato una corrispondente doppia fatica per gli studenti:

hanno dovuto studiare entrambe le discipline con lo stesso impegno, senza tralasciare la fisica a vantaggio della matematica com’era d’abitudine.

Inutile rivangare. Lo sforzo è stato oramai compiuto, dagli uni e dagli altri. Innegabilmente si è anche  studiato di più e cinicamente si può esclamare: “è un bene!”

Per il resto, il giorno 20, dopodomani, si lavorerà. Le classi si organizzeranno al modo solito: i bravi; i meno bravi che devono essere aiutati; quelli che si affidano alla buona sorte.  E non è male che lo spirito di classe sopravviva ancora, a meno che non si ecceda nel copiare (ma questo dipende anche da altri fattori e dal clima della formazione). C’è chi suderà un po’ di più, chi di meno. E anche tra gli insegnanti ci sarà qualcuno che potrà vivere un attimo di panico per qualche quesito o questione non immediatamente comprensibili, a lui e, quindi, ai candidati. Ma questo è sempre avvenuto!

In ogni caso la prova passerà e non inciderà più di tanto, neppure nelle statistiche.

Non influenzerà più di un epsilon il numero di promossi, né la distribuzione finale dei voti, ancorché questa sia correlata alle altre novità: assenza della terza prova scritta e diversi pesi attribuiti alle prove d’esame e alla carriera scolastica.

Che cos’è allora che interesserà? Interesserà il destino del tema misto. Vera novità.

Un tema che non si era abituati né a pensare né tantomeno a proporre come prova d’esame. Gli esperti del MIUR saranno stati particolarmente attenti, ma non si possono negare le difficoltà, l’assenza di competenze, di riferimenti e di esempi cui attingere.  Facile dunque immaginare possibili critiche e rilievi al tema; alla sostanza, alla omogeneità e alla significatività delle questioni proposte. È una prima esperienza e come tale non potrà lasciare tutti soddisfatti.

Ciò che interesserà allora è non liquidarla subito, non cancellarla, non archiviarla, ma concedere che si rifletta e si valuti la portata del cambiamento culturale e pedagogico che vi è legato: la diversa gestione del sapere scientifico, un modo nuovo di guardare alla matematica, alla fisica, alle scienze e al loro insegnamento. E questa è una responsabilità soprattutto del MIUR. È tempo cioè anche per il MIUR di ponderare le scelte, improvvisare di meno, non operare zigzagando continuamente. Sarà il tempo cioè di invitare a ragionare collettivamente anche su quei quadri di riferimento per la redazione delle prove scritte varati con troppa frettolosità e senza alcun coinvolgimento dei docenti.

La novità del tema di matematica e fisica potrà anche non indicare la via su cui proseguire, ma ormai è stata imboccata e prima di tornare indietro qualche altro passo è doveroso compierlo.

Altrimenti si continuerà a discutere di abbinamento sì abbinamento no, integrazione sì integrazione no, senza far capire bene cosa sia l’uno e cosa sia l’altra. Se ne è discusso per quasi un secolo, dal 1924, quando furono abbinati gli insegnamenti e costituita la cattedra di matematica e fisica. Se ne è discusso in forma ripetitiva, sterile, senza trovare un giusto e chiaro equilibrio. È tempo di cambiare sì, ma in meglio. E occorre pensarci!

Come è stato già scritto: «Unità/separazione – della matematica e fisica nell’insegnamento – è la grande opposizione concettuale che ha reso vitale la riflessione culturale, scientifica e pedagogica, spostandosi ora verso un estremo, ora verso l’altro, mai in equilibrio. Ed ora è il momento di recuperare qualche perdita, in particolare di rinsaldare alla matematica le sue articolazioni “fisiche”. È questo il senso di un cambiamento significativo da realizzare e che, attraverso le prove d’esame, interesserà l’attività d’insegnamento, la formazione dei docenti e, è da augurarsi, gli stessi studi universitari. Attraverso la nuova regolamentazione delle prove d’esame si avvia dunque un percorso che punta a coltivare e moltiplicare i germi di una rivoluzione culturale alla cui guida è posta una matematica che guarda ovunque, oltre le discipline, collocata in quella dimensione meta-disciplinare che è propria della sua più intima natura e che più si adatta alle esigenze educative e formative delle nuove generazioni».

 

Autore

  • Emilio Ambrisi

    Laureato in matematica, docente, preside (dal 1983) e ispettore ministeriale (dal 1991). Dal 2004 al 2015 responsabile, per il settore della matematica e della fisica, della Struttura Tecnica del Ministero dell'Istruzione. Dal 1980 Segretario Nazionale della Mathesis e, successivamente, Vice-Presidente. Dal 2009 al 2019 Presidente Nazionale e direttore del Periodico di Matematiche.

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