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Matematica regina di moralità

Il calo di iscritti alle facoltà scientifiche : un fenomeno tanto anormale?

Le iscrizioni alle facoltà scientifiche universitarie diminuiscono di anno in anno. La cosa è particolarmente evidente per le facoltà di Matematica, Fisica e Chimica. Se la tendenza non si inverte tra qualche anno l’Italia dovrà ricorrere, per tali discipline,  ad insegnanti stranieri. Ma questo fenomeno è davvero poi così  strano? C’è da meravigliarsi che questo accada?

Crediamo di no. A nostro avviso è un fenomeno che si inquadra in modo perfetto nel comune sentire e nel modo di comportarsi della società italiana.

Riflettiamo un po’. In Italia è poco diffuso il rispetto delle regole. C’è più  gusto ad eluderle che ad osservarle. Nel campo legale si sbraita contro sentenze ineccepibili solo perché non fanno comodo. Ne sono esempio illuminante le recenti vicende del calcio: i condannati a norma di regolamento si sono ribellati perché le condanne ,a loro dire , avrebbero penalizzato le squadre e quindi i tifosi. Nessuno che avesse riconosciuto  che le condanne erano conseguenze di regole che gli stessi condannati avevano accettato o addirittura elaborato  e che mai avevano provveduto a cambiare.

La matematica è l’antitesi di tutto ciò.

il triangolo rettangolo non si esime dal rispetto del teorema di Pitagora e nessuna divisione si permetterebbe di avere come divisore lo zero perché queste sono le regole. E se si vuole sostenere  che la somma degli angoli interni di un triangolo è maggiore  di 180° allora, per raggiungere lo scopo, non si dice  semplicemente e brutalmente che tale somma è sbagliata ma si provvede prima a cambiare le regole (assiomi) del gioco. La Matematica ha una moralità che non sembra una virtù di moda.

La società preferisce  muoversi nell’ombra del sottobosco dove è più facile l’imbroglio.

E’ diffusa nella vita quotidiana la tendenza a barare, ad  ottenere molto con pochi sacrifici. E’ la società dell’apparire. Non ha importanza ciò che si dice, è importante parlare, farsi sentire. Si afferma senza giustificare e dopo un pò si nega quel che si é detto cinque minuti prima.

Nei dibattiti televisivi, anche quelli più seri, si cerca di aver ragione gridando, di sopraffare l’interlocutore, non di  argomentare  in modo  logico e consequenziale. Si spacciano per veri, fatti che sono solo appena probabili.

Questi sono i comportamenti che si riscontrano nella quotidianità e che non costituiscono l’ambiente ideale per orientare le  giovani menti verso mondi di ben altra dimensione speculativa.

In matematica, nella scienza in generale, non si asserisce senza motivare. Ogni affermazione va adeguatamente dimostrata ed una volta dimostrata resta vera per sempre. Non c’è posto per i condoni. Inoltre un’ipotesi è sempre un’ipotesi e solo dopo accurata dimostrazione diventa verità.

In sostanza vogliamo dire che questa società non privilegia modelli di comportamento che possano inclinare i giovani verso  studi seri e rigorosi.

Il  modo di rapportarsi alle cose, il  modo di vivere di una nazione può spiegare la predisposizione dei suoi cittadini  per certe attività, perciò così come  sembra naturale che in Brasile nascano funamboli del calcio, il nostro stile di vita degli ultimi decenni fa si che l’Italia non sia ( o non sia più) una culla di vocazioni scientifiche.

Naturalmente tutto ciò non basta a spiegare il calo di iscritti alle facoltà scientifiche: il contributo maggiore alla crescita di questo fenomeno  lo dà l’istruzione preuniversitaria. La nostra scuola superiore non abitua a studi seri e rigorosi,  tende sempre a spianare la strada allo studente ma questo non è un atteggiamento sempre positivo.

Nella scuola tutto deve essere  semplice, in discesa. Poi, quando lo studente si trova di fronte a studi un po’ più impegnativi come quelli delle facoltà scientifiche incontra enormi difficoltà, si scoraggia e abbandona, sempre che  non avesse già deciso di non votarsi affatto a tali studi.

Somiglia, lo studente, ad  un corridore  che allenato a pedalare solo in discesa all’apparire del primo pendio va in affanno.

E poi ci sono motivazioni di ordine economico: perché intraprendere studi così severi e faticosi se si può guadagnare molto di più e con minori sacrifici percorrendo strade meno irte di difficoltà? Si fa  il dentista, l’avvocato, il medico. Quanto guadagna un dentista con una visita di 20 minuti? E un ginecologo?  Succede la stessa cosa per il laureato in Matematica, in Fisica, in Chimica?

Un professore di Matematica guadagna meno di un idraulico di non eccelsa competenza ( con tutto il rispetto per gli idraulici); si risponderà che di idraulici ce ne sono pochi, ma perché di professori di Matematica  ce ne sono molti ?

Si dirà: ma le scelte ideali ? Questa non sembra la società dei grandi ideali piuttosto quella del potere, del guadagno facile,  conta di più chi più ha, la cultura sembra confinata nell’ombra. Si fa la corsa all’apparizione in televisione in trasmissioni quasi sempre del tutto insulse. Questi sono i modelli prevalenti che i giovani hanno davanti.

Qualche Università sta provando anche a far risparmiare le tasse universitarie per allettare gli studenti, ma potrà  mai funzionare ?  Una persona cui non piace un certo genere di film se ne  sobbarcherà la visione per il solo fatto che non pagherà il biglietto?

Ma allora, provocatoriamente, perché non prevedere di aumentare lo stipendio degli insegnanti di Matematica, visto che essi sono merce rara e la merce rara  costa di più?

Probabilmente queste riflessioni non colgono le cause profonde del fenomeno, forse  sono sociologicamente superficiali, comunque crediamo che contengano una parte, pur piccola, di verità.

Autore

  • Michelangelo Di Stasio

    Laureato in matematica alla Federico II di Napoli. Ha insegnato matematica e fisica presso il liceo "Galilei" di Piedimonte Matese e collaborato per alcuni anni con la Struttura Tecnica Esami di Stato del MIUR. Ha tenuto conferenze in numerosi convegni ed è autore di articoli e recensioni. E' stato segretario Nazionale della Mathesis per il triennio 20015-2017.

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