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Oppenheimer, il film

Nel film Oppenheimer è centro di un duplice scenario, quello che evoca le atmosfere di un film western nel deserto del New Mexico e quello moderno che presenta un mondo costruito e distrutto artificialmente.

È la biografia di Julius Robert Oppenheimer, eminente esperto di fisica nucleare, tra le figure di spicco nella creazione della prima bomba atomica, ad essere sotto i riflettori della critica dallo scorso 23 agosto.

L’interessante personaggio raccontato dalla pellicola di Christopher Nolan è emblema delle sensibili mutazioni dell’animo umano che partecipa ad una svolta epocale, tra chi è consapevole di un progetto motivato da buone intenzioni e chi, conscio di un proprio conflitto interiore, sceglie la rinuncia a proseguire le ricerche dello scienziato militante. Tra la realizzazione dell’arma che cambiò per sempre la storia umana e l’abbandono delle ricerche sulla bomba all’idrogeno, la colonna sonora di Ludwig Göransson accompagna i momenti che precorrono la detonazione atomica.

Nominato direttore scientifico del Progetto Manhattan, insieme a scienziati provenienti da tutto il mondo, Oppenheimer è centro dell’implacabile lavoro di squadra che presenta il tema della sfida scientifica in un duplice scenario, quello che evoca quasi le atmosfere di un film western nel deserto del New Mexico, dove viene allestita la rete militare di ricerca, e quello moderno che presenta un mondo costruito e distrutto artificialmente.

La prefigurazione dell’intelligenza artificiale che realizza il progetto esemplifica anche la malattia del Novecento:

nel mondo del protagonista gli individui sono allo stesso tempo tormentati da dubbi e fomentati dall’ipocrisia americana del modello del lottatore e del vincente, incarnata anche da Gary Oldman nel personaggio di Truman, che si impone come unico protagonista della distruzione nucleare.

L’atteggiamento del presidente americano riporta alla mente le riflessioni sullo sviluppo tecnologico di Italo Svevo che distingueva l’inventore di ordigni, in possesso di dignità d’ingegno, dal potente di turno che se ne appropria e li usa per imporre la propria superiorità.

“Ma l’occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c’è stata salute e nobiltà di chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l’uomo diventa sempre più furbo e più debole” (La coscienza di Zeno, cap.8, Psico-analisi).

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