L’insegnamento della Matematica ha un forte bisogno del calcolatore: funzioni che non hanno mai trovato posto in classe perché di difficile trattazione numerica, sebbene attinenti a numerosi contesti applicativi; problemi trattabili soltanto mediante strategie empiriche; formule di approssimazione; formule di quadratura; procedimenti iterativi … .
Alla tradizionale mentalità del risultato unico e perfettamente definito, dovrà subentrare la mentalità del risultato probabile, approssimato, appartenente cioè a un dato intervallo.
Occorrerà saper padroneggiare le disuguaglianze per poter pervenire a risultati non più del tipo x = k, bensì della forma |x – k| < e, dove e rappresenta l’errore, ragionevolmente prestabilito, entro il quale il valore approssimato di k può assumersi come esatto.
In conclusione, il docente di Matematica dovrà ampliare i propri metodi al fine di rendere possibili il dominio razionale degli errori, la gestione dei margini d’indeterminatezza, insegnando a sostituire la ricerca di soluzioni esatte (spesso difficili se non addirittura impossibili da ottenere) con la gestione degli intorni.
Sarà necessario fornire all’alunno la capacità di risolvere equazioni dove l’incognita è presente, poniamo, linearmente in un termine ed esponenzialmente in un altro, mettendo in atto procedimenti iterativi.
Il nuovo corredo strumentale, se adeguatamente utilizzato, consentirà d’investire campi nuovi e più concreti del sapere e quindi un approccio ai problemi più critico, più consapevole, più adeguato alle applicazioni e perciò, complessivamente, più formativo.
(da: Andrea Laforgia, Lettera Matematica Pristen, Springer Editore n°36/2000)
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