Un Museo per la Matematica
Il 12 settembre 1999 è stato inaugurato presso il Castello di S. Martino a Priverno il Giardino di Archimede, il primo museo in assoluto dedicato completamente alla matematica e alle sue applicazioni. Si compie così una fase di preparazione e di studio durata circa sette anni, e se ne apre una nuova in cui al museo ideale che si era formato nella mente dei suoi ideatori si sostituisce la sua realizzazione concreta.
Ma perché un museo riservato solo alla matematica, quando esistono o sono in progetto numerosi musei della scienza? Non era possibile costruire una sezione matematica in uno di questi? Questa domanda ci è stata fatta molte volte, e quindi ha una sua ragione: in quanto scienza, anzi archietipo e modello della scienze esatte, la matematica dovrebbe trovare la sua collocazione all’interno e non fuori dei musei dedicati a queste ultime.
In realtà ci sono molte indicazioni che spingono verso un museo separato. In primo luogo, dopo i musei mastodontici degli anni passati, che richiedono un enorme sforzo finanziario e progettuale, sta prendendo sempre più piede l’idea di musei più piccoli e più diffusi, la cui realizzazione possa essere condotta a termine anche con pochi mezzi. Da questo punto di vista, il Giardino di Archimede può essere portato ad esempio, dato che ha richiesto un investimento totale (dal 1992 a oggi) di meno di un miliardo.
Ma a queste ragioni già di per sé importanti si deve aggiungere la peculiarità della matematica rispetto alle altre scienze, che richiede una struttura museale notevolmente diversa. Tutti i musei della scienza, dal più grande con migliaia di metri quadrati di spazi espositivi al più minuscolo museo locale, sono organizzati attorno alla stessa struttura espositiva. Il visitatore guarda o manipola alcuni oggetti (il modello di una capsula spaziale, uno specchio mobile), esegue degli esperimenti che gli mostrano alcuni fenomeni (la riflessione della luce, la forza centrifuga), legge alcuni pannelli che gli spiegano di cosa si tratta. Alla fine, si spera, si sarà divertito e avrà imparato un certo numero di fatti scientifici, con le relative spiegazioni.
Nulla di questo è possibile con la matematica, che non ha né oggetti da mostrare, né fenomeni da sperimentare. Ciò non vuol dire che la matematica sia una scienza senza oggetti; solo che questi non sono visibili immediatamente, ma si trovano in qualche modo all’interno di altri oggetti e fenomeni scientifici, tecnologici, o anche della vita di tutti i giorni. In un certo senso, la matematica è come uno scheletro, che non è visibile direttamente, ma che tuttavia è indispensabile per sorreggere l’intera struttura scientifica.
Per vedere lo scheletro sono necessarie delle tecniche che permettano di guardare all’interno delle cose, senza fermarsi alla superficie. Questo accade anche per la matematica: perché dagli oggetti materiali in mostra possa emergere la matematica che li regola, è necessario andare al di là della semplice esposizione, anche accompagnata da note e pannelli di spiegazione. Nel museo della matematica, l’unità di base non è l’oggetto, ma il percorso; occorre esporre non un singolo pezzo ma una sequenza di oggetti diversi, collegati da un unico principio matematico che sta alla base del loro funzionamento. In questo modo, il visitatore attento potrà andare al di là della superficie, cioè della semplice osservazione e manipolazione dei singoli oggetti esposti, e vedere attraverso questi le strutture matematiche soggiacenti.
Perché questo sia possibile occorre spazio, in proporzione molto più di quanto non ne serva per un’altra disciplina scientifica. Senza spazio, la matematica esce naturalmente sacrificata dal confronto con le altre scienze, che possono dire lo quando la matematica riesce a malapena a dire. Il Giardino di Archimede è un tentativo di descrivere la matematica nei modi e negli spazi necessari per la sua migliore comprensione.
A chi è diretto il museo? Chi sono i suoi utenti? In primo luogo, naturalmente, gli studenti di ogni ordine di scuole, dalle elementari all’Università. Ognuno potrà trovare nei materiali esposti stimoli e idee per migliorare le proprie conoscenze matematiche. Altrettanto naturalmente, il Giardino di Archimede non si pone in concorrenza con la scuola; il suo scopo non è di insegnare, ma di avvicinare alla matematica e farne capire la sua bellezza e la sua importanza. La sua impostazione è più rivolta al gioco che allo studio: con la matematica ci si può anche divertire. In questo modo, la sua azione si svolge su un piano parallelo e complementare a quello della scuola, e può contribuire a sdrammatizzare.
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