Divinazione e ritrovamento del libro quinto delle coniche di Apollonio. Il racconto di Vincenzo Viviani tradotto da Biagio Scognamiglio.
Amice Lector! Vincenzo Viviani inizia così la presentazione del suo De Maximis et Minimis Geometrica Divinatio in quintum conicorum Apollonii Pergaei. Libro che dedica al Granduca di Toscana Ferdinando II de’ Medici. Siamo nel giugno del 1658. Il libro quinto che si credeva perduto è stato ritrovato. Viviani è ancora alle prese con il suo lavoro di “divinazione del libro quinto”. La contemporaneità dei due eventi, l’ultimazione del libro e il ritrovamento oramai certo dell’originale, gli crea disagio. La sua preoccupazione più grande è spiegare e farsi attestare dal Principe Leopoldo, fratello minore di Ferdinando II, che quello che ha scritto è frutto del suo pensiero. Può darsi che non sia nuovo, né di valore, ma è suo! Ci tiene a spiegare i fatti. Lo fa appunto nella prefazione, rivolgendosi all’amico lettore.
Prefazione che è ora disponibile per tutti gli appassionati di matematica e di storia. Tradotta dal latino da Biagio Scognamiglio, che annota:
«La divinatio di Vincenzo Viviani riguarda il quinto libro delle Coniche di Apollonio, non ancora ritrovato quando egli aveva portato a termine il tentativo, riuscito, di ricostruire il pensiero del matematico greco. Viviani nella prefazione narra ai lettori il travagliato itinerario della sua impresa, ritardata da una serie di circostanze avverse, come i problemi di salute e i problemi familiari. Alla notizia del ritrovamento dei libri mancanti di Apollonio sta per desistere dal pubblicare il suo lavoro. Ecco però che gli amici lo incoraggiano. Sarà necessario evitare ogni sospetto e accusa di plagio. Tanti sono pronti a testimoniare l’originalità del suo lavoro: fra questi il Serenissimo Principe, che procede ad attestarla solennemente in forma scritta col suo sigillo. Esprime quindi gratitudine agli amici ed esalta il mecenatismo del Serenissimo Principe. D’altra parte i libri ritrovati sono in arabo, lingua che lui non conosce, e la traduzione latina è cominciata quando il suo lavoro era stato già portato a termine.
Da degno allievo di Galilei, dichiara che le divinazioni sono più della Natura, gran libro della Geometria, che sue.
Se da una parte fa professione di modestia, dall’altra invita i lettori a far conoscere la sua opera anche all’estero, in modo che essa possa apportare il suo contributo alla Repubblica delle Lettere».
La traduzione della Prefazione [VEDI]
Ulteriore nota
La stampa del De Maximis et Minimis fu completata nell’aprile del 1659 e l’opera ebbe ampia diffusione. Una copia fu acquistata da Angelo Fadini a Napoli, a San Biagio dei Librai, dove nel Dopoguerra era possibile ritrovare tanti preziosi volumi fra le numerose bancarelle che riempivano l’antico decumano. Quella copia Fadini la donò poi a Emilio Ambrisi insieme ai due volumi delle Instituzioni Analitiche ad uso della Gioventù Italiana di Maria Gaetana Agnesi. La traduzione della Prefazione di Viviani vuole in qualche modo ricordare anche Angelo Fadini, matematico, storico, poeta, presidente della Mathesis dal 1981 al 1987.
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