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La Divina Commedia di Dante

Seymour Chwast, La Divina Commedia di Dante, Quodlibet, 2019- Recensione di Biagio Scognamiglio

Dante’s Divine Comedy: a Graphic Adaptation, Bloomsbury Publishing inc., 2010

L’edizione italiana di quest’opera è un’occasione per anticipare il Dantedì. In fondo Dante non è con noi solo per un dì. Lo commemoriamo ogni giorno anche senza pensarci. Parlando la lingua italiana. È stato lui a donarcela. Fin dalla culla cominciamo a impararla.

Con papà Dante possiamo anche scherzare. Lo si è fatto mediante i personaggi di Walt Disney. Con questa recensione ci spostiamo su un piano diverso. Il volume ci spinge anche a riflettere, non solo ad ammirare. Andiamo oltre Gustavo Doré. Ciò grazie all’integrazione fra disegno e scrittura creativa. La materia dottrinale del poema mantiene qui il suo risalto. Come in un racconto a fumetti nobilitato.

Seymour Chwast, maestro di grafica artistica, è una celebrità in USA e al  di fuori negli USA.

Sue opere sono nei musei. È un pacifista e ha trattato spesso il tema dell’atrocità della guerra. Ha contestato, ad esempio, la guerra statunitense nel Vietnam. Mette il disegno al servizio di alti ideali etici. Riesce a conciliare la serietà con l’umorismo.

Il titolo originale definisce l’opera “adattamento grafico” della Divina Commedia di Dante. Cimentarsi con Dante è stato per l’autore  divertimento e impegno morale.

Lo si vede fin dall’inizio. L’introduzione è impeccabile nel riassumere la vita del sommo poeta. A pagina dieci troviamo la topografia del viaggio dantesco. Ecco Dante a pagina undici all’inizio del primo canto dell’Inferno. Impermeabile indosso, cappello in testa, pipa in bocca. È nei panni di un detective dell’aldilà. In fondo la sua è un’ispezione. Virgilio gli si presenta come un signore in bombetta, un po’ panciuto, con bastone d’appoggio. I due sembrano Sherlock Holmes e del Dottor Watson.

Prima di iniziare il suo viaggio, Dante per precauzione fa testamento.

L’atmosfera infernale ha un suo aspetto divertente. Siamo fra orrore e relax. I mostri sono orripilanti, eppure non riescono a spaventarci davvero. Schiere di  dannati si affollano in tumulto. Viene interpretato il  Dante che dice di aver visto “sì lunga tratta – di gente, ch’i’ non averei creduto –  che morte tanta n’avesse disfatta”. Incontriamo personaggi aggiornati alla realtà contemporanea. Il demonio Caronte appare come un capitano di lungo corso. Più avanti Flegiàs sarà alla guida di un motoscafo.  Gerione trasporterà i due pellegrini  a  guisa di elicottero. Nel Purgatorio l’angelo nocchiero sarà su un aliscafo.

Mentre la grafica riesce a evocare il movimento turbinoso della realtà infernale, siamo curiosi di vedere come siano stati resi episodi famosi. Quello di Paolo e Francesca, ad esempio. Gianciotto li sorprende insieme e li trafigge nudi con la spada. I due, trapassati da parte a parte, restano uniti per sempre dalla lama. Così il grafico interpreta le parole di Francesca “questi, che mai da me non fia diviso”.

Procedo alla svelta senza un ordine sistematico.

Salto qua e là attraverso i canti. Ricordo solo alcuni esempi.  All’ingresso del Purgatorio ci sono un angelo e un cartello con la scritta: “Entrata solo su invito”. Il poeta Stazio lo vediamo alla scrivania con una vecchia macchina da scrivere. Nella cornice dei golosi c’è un albero di pesche e Virgilio autorizza Dante ad assaggiarne una. Davanti al muro di fuoco da attraversare per accedere al paradiso terrestre c’è il tappetino con la scritta “Benvenuti”.

Come per il Purgatorio c’era lo schema delle cornici, così per il Paradiso c’è lo schema dei cieli. Beatrice appare a Dante con cappellino e rossetto. Subentrano i loro voli di cielo in cielo e le danze dei beati. Giustiniano viene raffigurato come primo ballerino.

A un certo punto vengono nominate le crociate. Chwast disegna carri armati. Segno del suo pacifismo. Quando viene evocata la corruzione della Chiesa,  Chwast fa dire a Dante: “Ma il Papa non poteva comportarsi bene, seguire il santo esempio di Pietro e Paolo e astenersi dalla corruzione?”. Segno del suo senso morale condiviso col poeta.

San Pietro esamina Dante sulla fede.

L’esaminatore è su una sedia girevole dietro la scrivania. Il candidato è in poltrona con le gambe accavallate.

Il grafico ha trovato la fonte d’ispirazione più congeniale proprio nel Paradiso. Il moto ascensionale, la geometria delle danze, l’accecante luminosità esaltano la sua arte. è il  trionfo del desiderio di luce. Luce contrapposta all’oscurità della selva. Beatitudine contrapposta alla dannazione. Siamo di fronte al valore sempiterno dell’ansia dantesca di redenzione universale.

Nell’ultima pagina l’ispettore è tornato sulla “aiuola che ci fa tanto feroci”. Dalla Terra contempla quel firmamento in cui ha ispezionato Dio, senza poterne relazionare all’umanità. Il firmamento è di nuovo infinitamente lontano. Dante si sente solo e nello stesso tempo rivolge all’umanità intera  l’appello a prenderlo come esempio. Umanità smarrita nel cosmo. Forse Chwast ha tenuto presente la Notte stellata sul Rodano di Vincent Van Gogh.

Chwast la Commedia l’ha studiata a fondo. Ha tenuto sempre presente l’elemento dottrinale che costituisce la struttura della poesia dantesca. Ha tradotto la dottrina in frasi semplici e pregnanti. Ha compreso la Commedia  più dei critici alla Benedetto Croce.

Autore

  • Biagio Scognamiglio

    Biagio Scognamiglio (Messina 1943). Allievo di Salvatore Battaglia e Vittorio Russo. Già docente di Latino e Greco e Italiano e Latino nei Licei, poi Dirigente Superiore per i Servizi Ispettivi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Ha pubblicato fra l’altro L’Ispettore. Problemi di cambiamento e verifica dell’attività educativa.