Esami di Stato. Inventare baggianate non è difficile per divertirsi e consolidare le tradizioni degli spropositi sugli strafalcioni dei maturati. Più saggia l’A.I..
L’apocalisse non ci fa paura
L’edizione 2023 dell’Esame di Stato o di maturità all’italiana è appena giunta a conclusione. Intanto l’Ansa dà notizia che il nostro Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi è fortemente preoccupato per le sorti dell’umanità:
“La cosa che mi fa più paura è la guerra nucleare, a cui sfortunatamente ci stiamo avvicinando sempre di più.”
Noi però fra gli sport nazionali annoveriamo di anno in anno la caccia agli strafalcioni dei maturati e siamo troppo occupati in questa attività per curarci di simili timori. Lasciateci divertire, perché il bello degli esami è proprio questo: non ci interessano le risposte esatte, ma andiamo matti per le corbellerie, le scemenze, le cazzate. E il destino dell’umanità sul pianeta, mentre sorridiamo o ridiamo degli inciampi scolastici, può essere obliterato.
Le tradizioni degli spropositi
Prima di passare alle idiozie dei maturati 2023, ricordiamo che sugli svarioni degli scolari esiste una nutrita letteratura. Fra gli autori più versati nel ramo annoveriamo Marcello D’Orta, famoso per il suo Io speriamo che me la cavo apparso in prima edizione nel 1990 e altri libri del genere, fra cui Nessun porco è signorina. Nuovi temi dei bambini napoletani, Mondadori, 2008. I protagonisti di queste opere sono scolaretti delle elementari. Appartengono a un’area territoriale sulla quale si svolgono normalmente dotte indagini sociologiche, tutte destinate a rivelarsi manchevoli se non tengono conto di una caratteristica dei modi di essere a Napoli e dintorni: la creatività, spiccata fin dall’infanzia, insieme con una particolare sensibilità. Vediamo almeno un esempio. Ecco una traccia:
“Ogni anno muoiono centinaia di cani abbandonati sul ciglio di una strada da padroni senza cuore. Qual è il tuo pensiero in proposito?”
Ed ecco l’inizio dello svolgimento di uno scolaretto partenopeo:
“Il maiale, quando viene portato al macello, già sente nell’aria qualcosa di strano, e grida a squarciagola aperta, invece il cane, se entra in una macchina, non pensa mai che lo vogliono abbandonare. Così, quando a un certo punto della strada, la macchina si ferma e lo fanno scendere, pensa che il padrone deve prendere un po’ d’aria, oppure pisciare, non pensa che lo vogliono abbandonare. Ma quando lo legano a una pietra, oppure gli danno un calcio e se ne vanno, allora capisce e ci rimane male.”
Potremmo dire che non siamo di fronte a veri e propri spropositi. “Io speriamo che me la cavo”: in fondo anche questa frase si rivela non proprio scorretta e particolarmente espressiva con quel pronome di prima persona singolare in pieno risalto all’inizio e quella prima persona plurale del verbo con cui il bambino sembra suggerire una compartecipazione altrui alla sua timida speranza.
Un catalogo ordinato delle castronerie
Al guazzabuglio degli autentici svarioni di alunni anche non napoletani e appartenenti a diversi ordini e gradi di scuole si è cercato di dare una certa sistemazione. Lo ha fatto Augusto Lasabbia, curatore di La scuola dei granchi. Scivoloni e stecche di bambini, studenti e ‘professori’. Con vari contorni, Piero Gribaudi Editore, Torino, 1991. L’opera è ripartita in una serie di sezioni, dedicata ciascuna a un argomento disciplinare: Granchi e corpo umano; Granchi e medicina; Granchi di storia antica; Granchi di storia medievale; Granchi risorgimentali; Granchi e scienze esatte; Granchi sui grandi; Granchi zoologici; Granchi filosofici; Granchi geografici; Granchi musicali; Granchi artistici; Granchi souvenir; Granchi alla patente; Granchi di religione; Granchi di diritto e affini; Granchi di tutto un po’. In ciascuna sezione sono registrati spropositi non solo di studenti, ma anche di professori. Ecco uno sproposito fisico studentesco:
“Archimede gridò: «Datemi una leva», e sollevò il mondo.”
Ed ecco uno sproposito matematico professorale:
“Le declinazioni devono diventare per voi come un riflesso spontaneo, più o meno come la tavola pitagorica. Per esempio, sette per sei fa cinquantasei.”
La parodia del nozionismo
Nel caso degli esami di maturità l’ilarità o lo sbigottimento per le sciocchezze studentesche derivano da confusionismo nozionistico. Un caso ricorrente è quello del X Agosto di Giovanni Pascoli, che avrebbe fatto meglio a usare la numerazione araba invece di quella romana: infatti di anno in anno il titolo della lirica viene letto da questo o quello studente come Per Agosto o Ics Agosto. Restando nel campo letterario, apprendiamo stupefatti che secondo un candidato La Divina Commedia sarebbe stata scritta da Giuseppe Garibaldi. Di fronte a una confusione così grossolana sorge però un sospetto. Siamo sicuri che non siamo nel campo delle fake news? Comunque una serie di altri svarioni autentici o confezionati può essere reperita sul sito seguente: www.skuola.net/maturita/strafalcioni
Inventare baggianate non è difficile
Ecco in proposito una nostra invenzione, che non rientra nel programma dell’ultimo anno, ma riportiamo qui a mo’ di esempio. Nel canto XXX del Purgatorio Virgilio smette di guidare Dante e scompare, essendo simbolo dell’impossibilità della ragione umana di percorrere l’itinerario del paradiso divino, viaggio garantito soltanto dalla teologia impersonata da Beatrice. Dante scrive:
“Ma Virgilio n’avea lasciati scemi – di sé”.
Possiamo immaginare allora che uno studente del penultimo anno, invitato a parafrasare l’espressione, la interpreti così: “Virgilio lascia Dante come uno scemo”. Baggianate del genere possono essere inventate anche da giovani che vogliano divertirsi a prendere in giro gli adulti.
Che cosa pensa degli strafalcioni l’intelligenza artificiale
Abbiamo chiesto a You.com di pronunciarsi sulle sciocchezze di cui stiamo discorrendo. Ecco la risposta:
“Gli strafalcioni all’esame di stato sono errori o orrori fatti dagli studenti durante la maturità, che spesso diventano oggetto di ridicolo e divertimento per la comunità online. Ogni anno, durante gli esami di stato, si registrano una serie di strafalcioni, alcuni molto comici, altri molto imbarazzanti. Ad esempio, nel corso degli anni, alcuni studenti hanno confuso le date storiche, sbagliato nomi di personaggi importanti o scritto parole inesistenti. Tuttavia, non bisogna dimenticare che gli errori fanno parte del processo di apprendimento e che gli studenti non dovrebbero sentirsi imbarazzati per averne commessi, ma piuttosto dovrebbero cercare di imparare dai propri errori e migliorare.”
E ChatGPT come inquadra la questione? Vediamo:
“Gli strafalcioni all’esame di stato sono un fenomeno tristemente noto in Italia. Anno dopo anno, gli studenti commettono errori di ortografia, grammatica e conoscenze storiche, scientifiche e matematiche durante le prove dell’esame di maturità o del concorso della difesa italiana. Gli strafalcioni variano dalla confusione delle date storiche alla dimenticanza di formule matematiche semplici, e spesso finiscono per diventare oggetto di ridicolo e di attenzione mediatica. Tuttavia, gli strafalcioni non dovrebbero essere letti solo come un sintomo di ignoranza o di scarsa preparazione, ma anche come un riflesso dei problemi strutturali del sistema scolastico italiano e della cultura che lo circonda. La soluzione non è nell’ironia o nella derisione, ma piuttosto in un impegno concreto per migliorare l’istruzione e valorizzare il patrimonio culturale del nostro paese.”
A dire il vero, una stranezza la troviamo anche in questa risposta di ChatGPT, là dove alle “prove dell’esame di maturità” l’applicazione aggiunge, chissà perché, quelle del “concorso della difesa italiana”.
Ulteriori riflessioni sono suggerite da Bing AI, che si esime dallo svolgere il compito e rinvia sbrigativamente al seguente sito: www.leggo.it/italia/cronache/maturita_strafalcioni_studenti
Una scoperta che lascia perplessi
Grazie a Bing AI prendiamo nota che gli strafalcioni riportati nel sito indicato non riguardano la maturità 2023, ma risalgono al 2022. La cosa curiosa è che tanti di quelli riferiti per l’anno scorso ricorrono tali e quali nelle rassegne odierne: “Mattarella? Mai sentito nominare”; “D’Annunzio è un estetista”; “Mussolini era comunista”, e così via. È credibile che simili aberrazioni si ripetano pari pari di anno in anno? Se proprio vogliamo divertirci, evitiamo almeno di essere imbrogliati.
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