Nella notte gioiosa del calcio, i campioni discepoli di Euclide hanno praticato la magia della geometria.
11 luglio 2021. Data sportiva memorabile. Italia-Inghilterra 4 a 3 ai rigori.
Magia gioiosa del calcio. Tripudio, esultanza, baldoria di un intero paese. Informazione a stampa, radiotelevisiva, internettiana traboccante di orgoglio. Fra i tanti interventi ce n’è uno particolarmente degno di nota. Quello di Ezio Mauro su “la Repubblica” del giorno dopo. Annunciato in prima pagina col titolo “La passione tricolore”, l’editoriale a pagina 43 reca un titolo diverso: “La lezione dello sport”. Il giornalista osserva che la gazzarra sportiva è una sorta di sfogo tribale di istinti. Però soggiunge:
“Ma anche per il tifoso c’è sempre un momento in cui il fatto sportivo chiede di essere considerato per se stesso, indipendentemente dal fatto del tifo. È il momento in cui l’emozione si combina alla geometria e sfiora la matematica, diventa suprema logica che solo il virtuosismo tecnico, tattico e atletico traduce in spettacolo”.
Concordare con questa lezione è un fatto spontaneo. Siamo spinti ad approfondire il legame fra sport e geometria, sport e matematica. Non mancano gli studi sugli aspetti geometrici e matematici degli sport e in particolare del gioco del calcio. Basta evocare questi aspetti per decodificare l’andamento di una gara calcistica. Tanti potrebbero essere gli esempi. Pensiamo al tiro a giro di Insigne, quando riesce e quando non riesce: c’è materia per studiare la parabola o addirittura evocare lo spazio curvo. Oppure pensiamo alle parate di Donnarumma: sembra smentito il principio di indeterminazione, giacché il nostro portiere alle prese con un calcio di rigore riesce sovente a individuare posizione e movimento della sfera in modo simultaneo. Si fondono così, osserva Ezio Mauro, tecnica ed estetica. E il tifo si trasforma in intuizione e contemplazione del bello e del sublime, quest’ultimo kantianamente da statico a dinamico. Parafrasando Galilei, possiamo dire che il gran libro dello sport è scritto in termini matematici.
Ancora su Donnarumma.
Nonostante il suo metro e novantasei centimetri, è un nano sulle spalle di un gigante, per dirla con Bernardo di Chartres. Il gigante è Euclide. Lui è un suo discepolo. Suoi discepoli sono tutti i calciatori. Vivono la vita matematica e geometrica dinamicamente. E con loro la vivono i tifosi. Tutti matematici e geometri anche se inconsciamente. Perfino in ambito non euclideo, anche se non se ne accorgono – anche se non ce ne accorgiamo. C’è chi se ne accorge, come Guido Trombetti. Tutti discepoli, coscientemente o a nostra insaputa, di Euclide. Il quale sembra aver passato il testimone a un Roberto Mancini pensoso dopo il tiro inglese in verticale sghemba al secondo minuto del primo tempo ed essersi goduto anche lui il successivo spettacolo.
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