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I Primari che non superano i test di medicina

Perchè si continua a insistere con i test. Il commercio di costosi manuali di preparazione, il governatore che parla di camorra, i primari che non superano i test di medicina e la scuola che non serve né a preparare né a orientare.

Digitiamo in google Giuseppe Remuzzi e i test di Medicina. Ecco una nutrita serie di interventi contro i test da superare per accedere alla Facoltà di Medicina. Molti di questi interventi riguardano per l’appunto Giuseppe Remuzzi, già docente universitario, ricercatore scientifico autore di centinaia di pubblicazioni specialistiche, collaboratore della rivista The Lancet e del New England Journal of Medicine,  primario del reparto di Nefrologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo.

Apprendiamo che, incuriosito dai test in questione, il luminare ha deciso di sottoporsi ad una tornata di essi online, come se fosse uno studente aspirante all’accesso. Ebbene, ha collezionato un numero di errori così rilevante da non superare la prova. E ha attribuito la ragione di questo insuccesso al carattere nozionistico dei test, privi di attinenza alla valutazione della vocazione dei candidati. Si badi che questa sua testimonianza risale all’agosto del 2012. Non si può dire che la notizia sia rimasta confinata in una ristretta cerchia, dal momento che il nostro primario acconsentì a divulgarla tramite il Corriere della Sera. Eppure siamo andati ormai oltre il decennio da allora e ben poco è cambiato.

Immutato invece è rimasto il commercio di costosi manuali di preparazione, talché un uomo politico che aspira ad essere governatore a vita di una regione italiana si è spinto a parlare di camorra.

Il motivo di questa esternazione risiede nella difficoltà di comprendere perché si continui a insistere sulla somministrazione di questi test, ripudiati da insigni esponenti dell’arte medica degni di plauso in campo internazionale. Infatti è il caso non solo del Professor Giuseppe Remuzzi, ma anche di altri suoi pari, fra quali ricordiamo il primario Giancarlo Bellogini, altrettanto reciso nel definire l’espediente dei test troppo cervellotico. Evidentemente gli oscuri preparatori dei test godono di una miseranda presunzione di superiorità rispetto a chi all’arte medica conferisce lustro. Ci si chiede perché non si preveda invece la libera iscrizione alla Facoltà di Medicina, seguita da un colloquio motivazionale alla fine del primo anno di studi. Persiste l’ostinazione a mantenere questo tipo così strampalato di selezione, senza introdurre piuttosto un percorso virtuoso di reclutamento, al fine di cominciare a ovviare alla tanto lamentata carenza di medici.

Non mancano i fautori del sistema dei test.

A chi lo critica si obietta da una parte che le Facoltà di Medicina possono accogliere solo un numero limitato di studenti e dall’altra che sono necessarie prove congegnate per essere corrette il più rapidamente possibile. Sono obiezioni miserevoli, che svelano da una parte la mancata volontà o la perdurante incapacità di affrontare e risolvere il problema dei grandi numeri e dall’altra la decisione di far prevalere il tempo strozzato della burocrazia giocando al neghittoso risparmio di energie. Contro una politica che si è ostinata nel tempo a trincerarsi dietro così insulsi argomenti, affossando proposte di legge per l’abolizione dei test, possiamo chiamare in causa un’applicazione della intelligenza artificiale, nella fattispecie You.com, che si è espressa nel merito come di seguito si riporta.

Ecco alcuni possibili difetti dei test per l’ammissione alla facoltà di medicina:

  1. Eccessiva enfasi sulla memorizzazione: Alcuni test per l’ammissione alla facoltà di medicina possono concentrarsi troppo sulla memorizzazione di informazioni, piuttosto che sulla comprensione e sull’applicazione dei concetti. Questo può portare a una formazione meno completa degli studenti e a una mancanza di abilità critiche necessarie per la pratica medica.
  2. Limitata valutazione delle competenze pratiche: I test per l’ammissione alla facoltà di medicina potrebbero non essere in grado di valutare adeguatamente le competenze pratiche necessarie per la professione medica. La medicina richiede non solo una solida base di conoscenze teoriche, ma anche abilità pratiche come la comunicazione efficace con i pazienti, la capacità di prendere decisioni rapide e accurate e la gestione dello stress.
  3. Possibile discriminazione socioeconomica: Alcuni test per l’ammissione alla facoltà di medicina potrebbero favorire gli studenti provenienti da contesti socioeconomici più privilegiati. Ad esempio, se il test si basa principalmente su materiale di studio che richiede risorse finanziarie aggiuntive per essere accessibili, gli studenti provenienti da famiglie a basso reddito potrebbero essere svantaggiati.
  4. Pressione eccessiva sugli studenti: I test per l’ammissione alla facoltà di medicina possono creare una pressione eccessiva sugli studenti, che potrebbe influire negativamente sulla loro salute mentale e sul loro benessere. La competizione intensa e le aspettative elevate possono portare a un ambiente stressante e a una maggiore incidenza di ansia e depressione tra gli studenti.
  5. Limitata rappresentatività delle abilità richieste: I test per l’ammissione alla facoltà di medicina potrebbero non essere in grado di valutare completamente tutte le abilità necessarie per avere successo nella professione medica. Ad esempio, potrebbero non essere in grado di valutare adeguatamente le abilità di leadership, la capacità di lavorare in team o la sensibilità culturale, che sono tutte competenze importanti per i medici.

Limitarsi a sperare che in politica le intelligenze naturali, ove veramente tali, si risolvano a tener conto di ciò, o adoperarsi attivamente affinché allo sconcio fin qui rappresentato venga posto una buona volta rimedio?

Autore

  • Biagio Scognamiglio

    Biagio Scognamiglio (Messina 1943). Allievo di Salvatore Battaglia e Vittorio Russo. Già docente di Latino e Greco e Italiano e Latino nei Licei, poi Dirigente Superiore per i Servizi Ispettivi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Ha pubblicato fra l’altro L’Ispettore. Problemi di cambiamento e verifica dell’attività educativa.

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