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Il testo della prova scritta di matematica

La seconda prova dell’Esame di Stato quale occasione per una rivisitazione delle progettazione didattica. Il lavoro che si sta svolgendo nelle scuole.

L’esame di Stato a conclusione del secondo ciclo di istruzione sarà espletato, anche per questo anno scolastico, in una modalità che differisce da quella ordinariamente prevista dal Decreto Legislativo 62/2017 per quanto concerne le prove scritte.
L’O.M. 65/2022, che disciplina lo svolgimento dell’esame, dispone infatti una prima prova scritta nazionale di lingua italiana e una seconda prova scritta che, nel rispetto delle caratteristiche previste dai quadri di riferimento del D.M. 769/2018, sarà elaborata collegialmente dai docenti titolari della disciplina nominati in tutte le sottocommissioni operanti nella scuola, “affinché detta prova sia aderente alle attività didattiche effettivamente svolte nel corso dell’anno scolastico sulle specifiche discipline di indirizzo”.
È evidente l’intento, dichiarato sin dalle premesse dell’Ordinanza, di tenere nella dovuta considerazione l’impatto che l’emergenza epidemiologica ha determinato sugli ultimi tre anni scolastici, con le conseguenti difformità a livello territoriale nello svolgimento delle attività didattiche in presenza e in modalità digitale integrata.
Tuttavia, se da un lato è diffusa tra gli operatori della scuola la consapevolezza della variabilità delle condizioni di svolgimento e degli esiti dell’azione didattica nel periodo emergenziale (non ancora concluso!), non mancano le voci critiche di quanti ritengono riduttiva una prova elaborata dalla singola scuola o temono disparità nei livelli di difficoltà e nei risultati finali nelle diverse aree geografiche. Criticità, questa, che forse può essere mitigata solo se si consideri quanto iniquo sarebbe richiedere prestazioni di pari livello a studenti provenienti da condizioni di partenza profondamente diverse.

Un ulteriore elemento di riflessione riguarda la predisposizione collegiale della seconda prova.

I docenti della disciplina caratterizzante sono chiamati ad un confronto approfondito e costruttivo che, muovendo dalle evidenze dei documenti dei consigli di classe, conduca all’elaborazione di tracce condivise rispetto ai contenuti ed ai livelli di difficoltà. Si tratta evidentemente di un passaggio complesso, che può risultare agevolato laddove la cultura organizzativa della scuola abbia promosso nel tempo azioni volte a rendere effettivo e sistemico il confronto professionale nell’ambito dei Dipartimenti disciplinari. In questo caso, l’esistenza di un curricolo di istituto, la consuetudine alla progettazione orientata da criteri condivisi e alla predisposizione di prove comuni per classi parallele si riveleranno fondamentali nell’agevolare il lavoro dei commissari d’esame.

Sono frequenti, tuttavia, situazioni di altra natura, nelle quali per diverse motivazioni – mancanza di un’azione strutturata del dipartimento, scarsa stabilità dei docenti, conflittualità – il confronto collegiale è scarso o inesistente. In una condizione di questo genere appare difficile che si giunga all’elaborazione di una prova di livello adeguato, condivisa e realmente aderente al percorso didattico realizzato da tutte le classi. Il rischio evidente è che si giunga a trovare una mediazione che, nel tentativo di conciliare le diverse posizioni, tenda ad un livello basso.

I Dipartimenti di matematica delle scuole secondarie di II grado si preparano a predisporre le tre tracce per i giovani candidati.

Tra le tre, una verrà sorteggiata il giorno della seconda prova, per essere somministrata a tutte le classi dello stesso indirizzo della scuola di appartenenza. Il format della prova è stabilito a livello centrale, per la matematica: due problemi e otto quesiti. I contenuti, però, devono essere condivisi dai docenti della materia oggetto della seconda prova della singola istituzione scolastica. Tutt’altro che facile, tale operazione risulta, invece, particolarmente complessa, sia per l’individuazione degli argomenti da inserire nella prova, sia per il livello di difficoltà degli esercizi da proporre. D’altro canto, nella didattica quotidiana i docenti italiani sono perlopiù ancora fortemente orientati ad un lavoro solitario, decidono autonomamente quali argomenti proporre, quanto tempo dedicarvi, quali e quante prove di verifica somministrare e come valutarle. Se da un lato si confrontano con i colleghi su problematiche generali, come ad esempio la gestione della classe, dall’altro stentano a collaborare nell’individuazione di argomenti comuni, prove, relativi livelli di difficoltà e griglie di valutazione.

Sollecitati in tal senso, ribattono rivendicando la libertà di insegnamento, ignari del fatto che la stessa si sostanzia nella scelta delle strategie didattiche e non negli obiettivi da perseguire.

Così, nelle scuole in cui, obtorto collo, i docenti concordano le prove per classi parallele, nascono tra gli stessi discussioni infinite sugli argomenti da inserire e sul livello di difficoltà degli esercizi, con il risultato assai deludente che tale livello risulta spesso tendere al basso, in modo tale che nessun brilli e nessun fallisca.
Questo scenario conferma, con ogni evidenza, che la scuola italiana si caratterizza per essere una burocrazia professionale, in cui ogni professionista, se pur attento alla crescita delle proprie competenze, rifugge da una qualsivoglia forma di confronto, collaborazione e coordinamento con i suoi pari.
Mancando l’abitudine alla condivisione, ci si domanda come si possa strutturare una prova comune per l’Esame di Stato.

È evidente che i docenti produrranno le tre tracce richieste, ma è probabile che, ancora una volta, le stesse avranno un livello di difficoltà tendente al basso.

Il percorso per giungere ad una prova comune di qualità non può essere estemporaneo, in tal caso, infatti, ancora una volta diventa un fatto emergenziale finalizzato a risolvere la situazione del momento.
Se questa riflessione giunge ormai tardiva per il corrente anno scolastico, potrebbe, però, costituire un punto di partenza per i docenti per impostare un lavoro di squadra, finalizzato a instaurare un dialogo tra pari sulla progettazione e programmazione della didattica.

La progettazione di un percorso formativo scolastico inizia con l’individuazione degli obiettivi da perseguire anche alla luce del PECUP dell’indirizzo specifico.

Deve quindi essere declinata in una programmazione condivisa per classi parallele, articolata in contenuti, conoscenze, abilità e atteggiamenti (cfr. Raccomandazioni europee 2018). Una buona programmazione scandisce i tempi di massima dello svolgimento degli argomenti e si avvale di griglie di valutazione. Viene monitorata costantemente dal Dipartimento disciplinare e prevede, fin dal primo anno di corso, prove per classi parallele da svolgersi nelle classi parallele allo stesso giorno e alla stessa ora. Le valutazioni, inoltre, sono ad opera di commissioni composte di docenti non appartenenti alla classe in cui si svolge la prova e gli esiti vengono raccolti e analizzati al fine di introdurre opportuni correttivi alla programmazione.

Per quanto riguarda l’Esame di Stato, è opportuno svolgere almeno due simulazioni, anche per abituare i ragazzi a mantenere la concentrazione per un numero di ore superiore a quello al quale sono abituati.

È evidente che i Dirigenti scolastici siano chiamati a farsi promotori di ricerca e sviluppo nella attività di progettazione della didattica, a tal fine è auspicabile che nel primo collegio di settembre propongano un monitoraggio dei risultati degli Esami di Stato e una riflessione sulla progettazione didattica del nuovo anno scolastico.

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