Laggiù: l’edizione 2021 del Campania Teatro Festival celebra la poesia di Ugo Piscopo. A dare “voce e corpo” ai versi del luminoso “maestro” è stato Renato Carpentieri.
Laggiù è il titolo dell’edizione 2021 di Campania Teatro Festival realizzata con la direzione artistica di Ruggero Cappuccio, svoltasi dal 15 al 21 giugno a Napoli nel Real Bosco di Capodimonte.
L’elegante opuscolo di presentazione reca in copertina un’opera di Mimmo Palladino: profilo stilizzato di un volto sormontato da un libro aperto come allegoria della lettura. All’interno un’iconografia di sicuro valore artistico, dovuta al “laboratorio irregolare” nato da un’idea di Antonio Biasucci nell’incontro con un gruppo di giovani fotografi.
Nella Sezione letteratura il curatore Silvio Perrella, coadiuvato da uno staff di rango come del resto lo sono tutti i collaboratori, spiega l’intenzione evocativa del titolo. È una suggestione baudelairiana. Una parola-sentiero. Un dove ignoto a cui dirigersi. Una ricerca nel mistero del proprio io. Insomma un altrove.
Diverse voci poetiche, fra cui quelle di Louise Glück e Sandro Penna, sono in viaggio ciascuna verso un proprio laggiù interiore, che diventa meta comune loro e nostra nella ricerca di un orientamento e un approdo nell’infinito, sofferta speranza di anime che rischiano di smarrirsi e perdersi al pari di migranti nell’oceano del nulla.
Non a caso la serie di incontri, nutrita da interventi di spicco, si è conclusa con Ugo Piscopo e Renato Carpentieri in “Alle porte dell’altrove”.
Viene così dato spazio “ai molteplici talenti di un maestro in ombra come Ugo Piscopo, capace di tenere insieme il futurismo, Alberto Savinio e l’ascolto tumultuoso e franto del presente” (e potremmo aggiungere la prosa memorialistica, gli interventi saggistici e giornalistici civilmente impegnati, la vena teatrale sospesa fra divertita satira e accorata denuncia, e altro ancora, fra cui la preziosa collaborazione prima al Periodico di matematiche della Mathesis e poi a Matmedia). Un attore di alta statura interpretativa quale Renato Carpentieri ha dato “voce e corpo” ai versi del luminoso “maestro in ombra”, dei quali piace riportare quelli tratti dalla raccolta Qui e l’altrove citati nell’opuscolo:
“…quanta strada poi ho macinato per giungere alle porte dell’altrove
ai suoi conturbanti giardini ai suoi tunnel che sboccano lontano
per scoprire che io stesso per me e per altri sono un altro altrove.”
Le biografie dei partecipanti all’evento attestano l’elevato livello degli incontri, desumibile anche dalla sezione “L’attimo delle voci” che ripropone letture poetiche delle precedenti edizioni.
Iniziative del genere sono una gloria del nostro mezzogiorno, di un mezzogiorno non temporale, ma geopolitico, di un “laggiù” meridionale dall’assoluto prestigio, che da un’identità tentata di ripiegarsi in se stessa continua invece a scattare e slanciarsi verso l’alto.
Sitografia per approfondire la conoscenza di aspetti e risultati organizzativi dell’evento:
http://www.campaniateatrofestival.it
http://www.vesuvioteatro.org
http://www.laboratorioirregolare.net
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