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Omuncoli e donnuncole del 2066

La proliferazione degli uomini meccanici sconvolge la società degli umani. Gli omuncoli e le donnuncole immaginati da Ippolito Nievo nella Storia filosofica dei secoli futuri.

 

Ippolito Nievo (1831 – 1861)

Nel libro quarto della sua Storia filosofica dei secoli futuri, operetta diventata ormai di difficile reperimento,  lo scrittore Ippolito Nievo, vissuto dal 1831 al 1861, affronta questo argomento allora avveniristico: Creazione e moltiplicazione degli omuncoli dal 2066 al 2140. Gli omuncoli sono detti anche uomini di seconda mano, o esseri ausiliari. L’autore narra che due non altrimenti noti fabbricanti di macchine per cucire, il meccanico e poeta di Liverpool Jonathan Gilles e il suo vicino Teodoro Beridan, erano in competizione fra loro, spiandosi a vicenda per carpire i segreti del mestiere. Una sera Jonathan, spinto dalla curiosità, s’intrufola nel laboratorio di Teodoro e vi si nasconde dietro un parafuoco traforato per osservare non visto cosa vi stia accadendo. Dopo una lunga attesa vede infine entrare Teodoro e resta stupefatto alla vista di uno strano essere che è col concorrente:

«Gli faceva compagnia un ometto pallido e stecchito, che moveva ad angoli retti le gambe e le braccia e in vece di voce faceva sentire un certo suono gutturale che assomigliava al linguaggio delle oche. L’ometto si piantò dinanzi al meccanico come un soldato che s’appresti ad imparar l’esercizio. “Siedi!” gli gridava Jonathan, e l’ometto sedeva. “Cammina!” e l’ometto camminava. “Scrivi!” e l’ometto sedeva allo scrittoio e vergava un paio di parole.»

Solo due parole. Teodoro non ci si raccapezza. Come poter fare perché l’ometto giunga ad articolare un intero discorso? Una soluzione balena nella mente della spia, ben decisa a non rivelarla al rivale:

«”Come puoi fare? Pensò Jonathan dietro al parafuoco, “bisogna eseguire congegni, molle, e apparati chimici sì delicati che sentano la differenza e il valore degli ostacoli in cui si abbattono e lavorino a seconda! Ah, tu hai fatto l’automa? … Piccino mio; e te ne accorgerai di qui a tre o quattro mesi! Io avrò fatto l’uomo!”»

Successivamente Jonathan e Teodoro giungono ad accordarsi per lavorare  insieme, riuscendo ad educare un loro figliuolo meccanico all’arte del calzolaio:

«E lo strano omiciattolo, cui avevano imposto il nome di Adamo, lavorava giorno e notte senza cibo né bevanda, allestendo con esemplare assiduità buon numero di scarpe, stivali e perfino di stivaletti da signora.»

Quando però Teodoro si ficca in testa “di preparare in una settimana il miglior oratore del parlamento”, oratore meccanico, s’intende, Jonathan se ne risente e dedica tre giorni alla preparazione di un omuncolo assassino. capace di accoltellare a morte il collega:

«Infatti così accadde; la forza muscolare dell’uomo non poté resistere alla forza meccanica dell’automa; e alle grida strazianti che si udivano accorsi tutti i vicini, trovarono il povero Beridan spirante fra le braccia d’un ometto giallo e scarnato che gli aveva crivellato il corpo di stilettate.»

Essendo avvenuto l’omicidio alla presenza di testimoni, si va a processo. Imputati Jonathan e l’omuncolo. I giudici si trovano a dover affrontare una delicata questione giuridica: chi sia imputabile della morte di Teodoro. Condannato a morte Jonathan come mandante, “si volle condannare anche l’omuncolo meccanico alla pena della decollazione come reo di materiale omicidio premeditato e consumato”.

Colpo di scena! Le esecuzioni capitali non vengono eseguite. Banche e industriali chiedono infatti al re la grazia per i rei, purché venga svelato il segreto della fabbricazione dell’omuncolo. A segreto svelato ne nasce “una speculazione d’industria come qualunque altra”. La proliferazione degli uomini meccanici sconvolge la società degli umani. Nel 2140 un figlio di Jonathan fabbrica un omuncolo femmina, o donnuncola. Questa invenzione viene proibita per difendere la donna e l’intero genere umano. Di fronte agli omuncoli il Papa dell’epoca in un primo momento ne scomunica i fabbricanti, ma in secondo momento dispone che anche agli omuncoli venga impartito il battesimo.

È agevole notare in questo racconto di Ippolito Nievo il presagio di eventi in atto e di implicazioni da affrontare nella nostra era dell’intelligenza artificiale, come, ad esempio, una paventata sostituzione di lavoratori con robot, la minaccia che i robot possano sfuggire al controllo dell’uomo o essere impiegati per fini distruttivi, il profilarsi di problemi giuridici ed etici di non poco conto.

Elon Musk, che pure è il padre dell’umanoide Esla Bot,  insieme con più di mille altri firmatari della Silicon Valley ha chiesto una moratoria nello sviluppo delle potenzialità dell’intelligenza artificiale: il timore è per l’appunto che le menti digitali finiscano  col sopraffare l’umanità. Tuttavia le speculazioni bancarie e industriali alle quali lo scrittore accennava premono contro simili perplessità, come già prefigurato in tal senso anche nella visione profetica di Ippolito Nievo. Visione che si inserisce nella storia di quanti hanno vagheggiato nel tempo la realizzazione dell’uomo artificiale. Storia nella quale spicca l’automa cavaliere o umanoide meccanico il cui progetto sarebbe desumibile da appunti di Leonardo da Vinci.

Autore

  • Biagio Scognamiglio

    Biagio Scognamiglio (Messina 1943). Allievo di Salvatore Battaglia e Vittorio Russo. Già docente di Latino e Greco e Italiano e Latino nei Licei, poi Dirigente Superiore per i Servizi Ispettivi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Ha pubblicato fra l’altro L’Ispettore. Problemi di cambiamento e verifica dell’attività educativa.

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