Esami di Stato, il giudizio dei docenti sulla prova scritta di matematica della maturità 2023. I pregi e qualche mancanza.
Gli esami di Stato sono la più importante e pervasiva manifestazione culturale vissuta dal Paese. Un’occasione unica di riflessione collettiva sulle finalità e sull’efficacia delle politiche educative e formative messe in atto sul territorio nazionale e il momento di più particolare ed elevato impegno intellettuale per docenti e dirigenti scolastici.
In virtù di tale premessa, Matmedia pubblica con grande piacere le riflessioni dei professori Iacino, Pizzuti e Alonzi sulla prova scritta di matematica che ha impegnato quest’anno i candidati agli Esami di Stato per l’indirizzo scientifico.
Serenella Iacino – Roma
Il compito è costituito da due problemi e otto quesiti che riguardano un po’ tutti gli argomenti fondamentali che si affrontano nell’arco dei cinque anni di liceo scientifico, ed è privo finalmente di modellizzazioni e di prove di realtà. I problemi sono entrambi belli, accessibili a studenti con una preparazione basata non solo sulle conoscenze ma anche sulle competenze.
Il secondo problema in particolare è molto analitico e tecnico e quindi richiede una maggiore capacità di analisi. Il primo problema, che è stato il più gettonato, presenta inizialmente le equazioni di tre coniche diverse, quasi a dare importanza alla geometria analitica del terzo anno di liceo; quindi a partire dal grafico della funzione f rappresentata, si chiede di dedurre il grafico della derivata f’: con pochissimi calcoli sono presenti i concetti fondamentali dell’analisi quali la continuità, la derivabilità, la funzione integrale, l’invertibilità di una funzione, nonché il concetto di area.
Per quanto riguarda i quesiti, il primo è un problemino di geometria euclidea che si può risolvere applicando il secondo criterio di congruenza dei triangoli; il secondo è un semplice problema di calcolo delle probabilità; il terzo, non banale, riguarda la geometria analitica nello spazio; il quarto è un problema di ottimizzazione nell’ambito della geometria solida; il quinto richiede la soluzione con l’applicazione del significato geometrico di derivata, nonché con il concetto di tangenza studiato al terzo anno di liceo; il sesto, il settimo e l’ottavo richiedono la conoscenza dei concetti dell’analisi matematica del quinto anno.
Ciò che ha meravigliato noi docenti è stata l’assenza di una griglia di valutazione associata al tema proposto, che avrebbe sicuramente contribuito a uniformare le valutazioni a livello nazionale. Ricordo infatti con molto entusiasmo le griglie, fornite dal ministero negli anni precedenti, in cui la valutazione, molto precisa, veniva da una media tra valutazioni relative al singolo problema scelto e a valutazioni relative ai quesiti scelti con punteggi massimi e minimi assegnati.Prof. Serenella Iacino - Liceo Scientifico Newton Roma
Patrizia Pizzuti – Roma
Da apprezzare particolarmente il primo problema la cui risoluzione richiede padronanza degli strumenti da applicare, mentre i calcoli sono ridotti al minimo, ciò è vero specialmente dove si chiedono proprietà della derivata e funzione integrale della funzione assegnata, deducibili dall’osservazione del grafico senza svolgere alcun calcolo. Il secondo problema è più laborioso e più tecnico. Cinque degli otto quesiti riguardano l’analisi. Il primo quesito propone un grazioso problema di geometria euclidea, il secondo un problema molto semplice di probabilità e il terzo un problema di geometria analitica nello spazio, insidioso pur se non particolarmente difficile.
Desidero esprimere la mia insoddisfazione per il fatto che non sia stata fornita la griglia di correzione della prova di matematica, perché ritengo che questo sia un fattore importante per uniformare le valutazioni degli studenti a livello nazionale. A mio parere, il Ministero avrebbe dovuto fornire simulazioni della prova d’esame durante l’anno (come si faceva un tempo) in modo che gli studenti potessero prepararsi adeguatamente. Se ci fossero state simulazioni disponibili, gli studenti avrebbero avuto maggiori possibilità di affrontare la prova con maggior sicurezza e successo.Prof. Patrizia Pizzuti Liceo Scientifico Newton Roma
Luca Alonzi – Roma
La prova richiede un buon livello nelle competenze, le sole conoscenze sono sufficienti a risolvere solo pochi dei punti dei problemi o dei quesiti; la maggior parte di essi necessita di un particolare momento, passaggio o riflessione che solo studenti che hanno raggiunto una buona capacità di ragionamento e fare collegamenti è stato in grado di superare. Purtroppo in questi anni, specialmente i primi della pandemia, in cui la didattica si è trasformata così velocemente e la “classe” ha perso il suo connotato spaziale è stato necessario richiedere ai ragazzi uno sforzo in termini di responsabilità ed autonomia, basti pensare ai molti materiali che sono stati forniti agli studenti per le lezioni asincrone.
Ciò ha fatto sì che l’ago della bilancia dell’apprendimento fosse spostato verso le conoscenze, decisamente più facili da assimilare rispetto a sviluppare delle competenze. Anche noi docenti di conseguenza abbiamo dovuto adeguarci un po’ alla situazione e porci domande su cosa fosse opportuno pretendere dai nostri studenti. Questa prova di maturità ha riportato un po’ tutti alla realtà, forse un po’ bruscamente: molti ragazzi che in questi anni si sono comunque distinti ne sono stati colpiti.
Forse una transizione ancora più graduale, prevedendo per quest’anno una prova leggermente più sbilanciata verso le conoscenze, avrebbe reso più giustizia a molti ragazzi capaci che se avessero avuto le stesse opportunità dei diplomati prima della pandemia avrebbero ottenuto risultati più gratificanti. Spero che questi ragazzi non ne escano sfiduciati ma sappiano comunque riconoscere il giusto valore al loro percorso.Prof. Luca Alonzi Liceo Scientifico Newton Roma
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