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Come cambiare l’insegnamento della matematica

Un articolo pubblicato da Tuttoscuola commenta il proposito del Ministro Valditara di cambiare l’insegnamento della matematica.

L’articolo è di Emilio Ambrisi ed è qui riportato per gentile concessione di Tuttoscuola.

L’obiettivo è importante ed è anche il più carico di storia. Il ministro Valditara l’ha dichiarato fin dalle prime settimane del suo insediamento a Viale Trastevere e ne ha parlato poi in più di un’occasione. L’ha fatto, ultimamente, il 23 marzo scorso, nella sede prestigiosissima dell’Accademia dei Lincei presenziando al convegno “L’insegnamento della Matematica: criticità, nuove sfide, idee”. Come riportato anche dagli organi di stampa, il proposito del Ministro è di “cambiare l’insegnamento della matematica. Renderlo meno astratto e più adeguato ai ragazzi”. Detto così, sembra evocare fortemente il periodo storico del post Sputnik (1957). Allora, il mondo occidentale trovò ragioni valide, per  dedicarsi al rinnovamento dell’insegnamento della matematica anche se nella direzione opposta, verso una maggiore astrazione, verso quella che fu etichettata matematica moderna, quella cioè degli insiemi e delle strutture, d’ordine, agebriche e topologiche.  Fu quello un momento di ampio respiro culturale e di cambiamenti significativi nei contenuti e nei metodi dell’insegnamento. Un periodo cui ne seguì un altro consistente in un passo indietro per ri-equilibrare uno spostamento verso l’astrazione divenuto esagerato. È solamente un esempio di ciò che, nel corso della storia, è stato un invariante delle riflessioni sull’insegnamento della matematica e cioè un continuo zig zagare fra opposte sponde del pensiero e del modo di operare: astratto/concreto; intuitivo/rigoroso; continuo/discreto; finito/infinito; locale/globale; utile/inutile;   algoritmico/dialettico; sintetico/analitico;…. .

D’altronde sono queste opposte sponde, segnate da coppie concettuali antitetiche, che coesistono e convivono nella matematica, a impedirne una fondazione unica, universalmente accettata. Sono queste difficoltà fondative che ne rendono altresì problematico l’insegnamento e l’apprendimento, in genere così diffusamente deludenti da aver suscitato in ogni epoca grossi lamenti. E ciò almeno dai tempi di Pitagora e della sua scuola e poi da quella di Alessandria, che deve il suo maggior prestigio al manuale “Gli Elementi”, con il quale Euclide pensò di  fissare passo dopo passo il cosa e il come insegnare. Questo per dire che la ricerca dell’arte d’insegnare la matematica non ha mai smesso di essere presente e viva connaturata com’è con essa.Tuttoscuola, maggio 2023

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