HomeInsegnamento

Dante bambino

Com’era Dante da bambino? In un fantasioso dialogo con la mamma i perché di Dante bambino.

Dal “Dante” di Pupi Avati (2022)

Sull’infanzia di Dante non abbiamo notizie precise. Possiamo solo immaginarla. Nella mole sterminata delle sue biografie generalmente si sorvola su questo periodo della sua vita.  Fa eccezione l’opera di  John Took, professore emerito di Studi danteschi allo University College di Londra: si veda John Took, Dante. Amore, essere, intelletto, Donzelli Editore, 2021 (John Took, Dante, Princeton University Press, 2020). Qui l’autore osserva che dall’opera somma di Dante si possono ricavare indizi su ciò che era in germe in lui bambino come preavviso della sua matura visione del mondo.

Egli si rifà per questo ai saggi di T.E. Mussio, Toward the Innocence of a Child? The Cluster of Child  Similes in Paradiso e di J. F. McMenamin, The Poet’s Inner Child: Early Childhood and Spiritual Growt in Dante’s Commedia. Nel Paradiso vi sono similitudini che costituiscono indizi della visione dantesca dell’infanzia come età dell’innocenza: giungere a Dio è come tornare bambini. Così gli studiosi cercano di ricavare dal testo della Commedia materiale per le loro supposizioni.

Il nostro Luca Novelli in Quando i grandi erano piccoli scrive fra l’altro:

“La sua prima educazione è in famiglia […] Dante è fortunato. La sua famiglia è abbiente e vive al centro di una città dove sta accadendo di tutto. Da quello che vede e ascolta assorbe molto. Può sperare belle cose dalla vita e mirare in alto […] Il giardino è popolato da ragazzini e ragazzine della sua età. Giocano, si prendono in giro, tra giocolieri, musici e cantori. Poi, tra dolcetti al miele e all’uva sultanina, appare lei, splendente come un angelo: Beatrice. Ha solo nove anni ma l’incontro segnerà tutta la vita del piccolo Alighieri. Dante studierà grammatica, latino e testi antichi. Ma quando nei libri incontrerà la parola amore penserà a lei, a Beatrice […]”

Luca Novelli continua ricostruendo tutte le esperienze vissute da Dante nel suo ambiente cittadino.

Una testimonianza illuminante resta pur sempre quella di Giovanni Boccaccio nel suo Trattatello in laude di Dante, ove si legge:

“[…] Lasciando stare il ragionare della sua infanzia, nella quale assai segni apparirono della futura gloria del suo ingegno, dico che dal principio della sua puerizia, avendo già i primi elementi delle lettere impresi, non, secondo il costume dei nobili odierni, si diede alle fanciullesche lascivie e agli ozi, nel grembo della madre impigrendo, ma nella propria patria tutta la sua puerizia con studio continuo diede alle liberali arti, e in quelle mirabilmente divenne esperto.”

Questo passo del Boccaccio non trova il debito risalto nel film Dante di Pupi Avati.

Tutto ciò ci spinge a fantasticare ancora sui primi passi del nostro illustre autore cristiano medioevale. L’esperienza insegna che, osservando certi adulti, può sorgere spontanea una domanda: come erano da bambini? Pensiamo a persone comuni  o personaggi famosi, che abbiano qualcosa di strano o di eccezionale, tanto da strabiliarci. Fra i poeti può venirci in mente per l’appunto Dante. Come in tutti i bambini sorgevano in lui tanti perché.

Proviamo a immaginare che i suoi perché gli si ficcassero in mente fin da quando aveva soltanto cinque o sei anni. La mamma, di nome Bella,  si sarebbe spenta poco tempo dopo. Gli aveva voluto bene, ma aveva dovuto essere anche molto paziente per sopportarlo. Nell’iniziarlo al cristianesimo, si era trovata a cimentarsi con interrogativi tali da poter mettere in crisi anche persone adulte. Dante non la ricorda per nome nella Commedia, ma forse  è a lei che allude nel raffigurare l’amore di una madre nel Paradiso. Lei e lui si esprimevano nel “parlar materno” della Firenze dell’epoca.

Dialogo di Dante bambino e di sua mamma  

Dante – Mamma, perché sono venuto al mondo?
Mamma – Figlio mio, è Dio ci fa nascere perché ci ama. Essendo nati,  possiamo ammirare la bellezza del creato. Bellezza di cui dobbiamo dimostrarci degni, fuggendo il male e operando il bene.
D. – Chi è Dio? Dove si trova? Possiamo vederlo?
M. – Dio è il Signore dell’universo. Si nasconde fra le stelle e nei nostri cuori. Resta invisibile.
D. – Perché si nasconde? Vorrei tanto incontrarlo e parlargli, per capire come fa ad essere in noi e fuori di noi. Ora lo sento nel cuore, ma non lo vedo. Da grande mi metterò a cercarlo nel cielo. Sono sicuro che riuscirò a stargli vicino e vederlo.
M. – Per riuscire a stargli vicino, cerca di essere buono, di non cadere nel peccato, altrimenti vai all’Inferno.
D. – Ho sentito parlare dell’Inferno, e anche del Purgatorio, e del Paradiso. Cosa sono?
M. – Sono i tre regni dell’oltretomba. L’Inferno è il luogo della sofferenza eterna, dove sono punite le anime dei peccatori. Nel Purgatorio chi si è macchiato di colpe meno gravi si purifica in attesa di salire in Paradiso. Il Paradiso è la sede delle anime beate.
D. – Dio non perdonerà mai le anime dell’Inferno? Allora è cattivo?
M. – Non è cattivo: è giusto. Chi si comporta male viene punito, chi si comporta bene viene premiato.
D. – Dove si trovano i tre regni?
M. – Nell’aldilà.
D. – Dov’è l’aldilà?
M. – Lo sa solo chi ci è andato.
D. – Allora io voglio andarci, però da vivo. Poi tornerò sulla Terra e dirò a tutti ciò che c’è lì.
M. – Questo è impossibile. Piuttosto pensa a studiare.
D. – Mamma, non ti preoccupare, io studio, lo studio mi piace. Voglio leggere l’Eneide di Virgilio. Mi hanno detto che in quel poema Enea è un eroe che va nell’oltretomba. Io voglio essere un eroe come Enea. Penso che Virgilio potrebbe essere lui a farmi da guida attraverso i tre regni.
M. – Ma Virgilio è morto da tempo. E poi era un pagano. Ai pagani il Paradiso è negato.
D. – Questo mi dispiace. Allora per il Paradiso sceglierò un’altra guida al posto di Virgilio. Io ho sognato una donna che mi amerà come mi ama Dio. Ora sono ancora piccolo, ma sento che presto potrei incontrarla. E innamorarmi di lei. La chiamerò Beatrice.

Anche se questo dialogo si palesa estremamente fantasioso,  resta suggestiva l’ipotesi che il desiderio di vedere Dio fosse già presente nell’animo di Dante bambino.

 

Autore

  • Biagio Scognamiglio

    Biagio Scognamiglio (Messina 1943). Allievo di Salvatore Battaglia e Vittorio Russo. Già docente di Latino e Greco e Italiano e Latino nei Licei, poi Dirigente Superiore per i Servizi Ispettivi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Ha pubblicato fra l’altro L’Ispettore. Problemi di cambiamento e verifica dell’attività educativa.

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0