Tra de Finetti e Rodari, ovvero l’incontro di Bruno de Finetti con Gianni Rodari
Abstract
Nell’Anno Rodariano, a cento anni dalla nascita di Gianni Rodari (23 ottobre 1920), quaranta dalla sua scomparsa (14 aprile 1980), una breve nota in ricordo di un grande poeta dell’immaginazione, fautore della sperimentazione creativa in aula, avvicinato e paragonato ideologicamente allo straordinario matematico Bruno de Finetti, suo contemporaneo.
Cosa hanno in comune Gianni Rodari e Bruno de Finetti?
Personalità di spicco del ‘900, innovatori e cultori di immaginazione, entrambi schierati a innescare quella miccia che rivoluziona le regole della didattica e della pedagogia e apre a una nuova e più moderna fase dell’insegnamento. Gli interessi filosofici di Bruno de Finetti, l’originalità dei suoi studi e le difficoltà incontrate agli inizi della carriera per fare accettare le proprie idee, lo avvicinano ancor più alla figura di Gianni Rodari, acclamato da maestri che amano l’insegnamento e da milioni di lettori sparsi in tutto il mondo, ma molto meno dai critici di professione, che lo considerano con sussiego, soprattutto nel dopoguerra, quando gli autori più letti sono figure come Alberto Moravia, Cesare Pavese o Vasco Pratolini.
Guardinghi nei confronti di de Finetti sono Guido Castelnuovo e Federigo Enriques, così come è guardingo Italo Calvino con Rodari, tanto da rendergli merito solo dopo la sua scomparsa.
L’incontro tra queste due geniali personalità avviene sul piano esclusivamente intellettuale e spinge Bruno de Finetti ad apprezzare gli spunti matematici nella didattica del maestro con le note Incontri con la Fantastica, contenute nel Periodico di Matematiche, n. 3/1974, pp.15 – 22, a margine dei frammenti del volume Grammatica della Fantasia di Gianni Rodari.
‘’Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe’’, scrive Rodari,
svelando un accorgimento pedagogico, un acceleratore di apprendimento, un esercizio che andrebbe fatto in tutte le aule di tutte le scuole.
Rodari ha il pregio, comune a de Finetti, di usare la creatività al fine di rendere attrattivo l’insegnamento della matematica a tutti i livelli di istruzione, perché
‘’… l’immaginazione del bambino, stimolata a inventare parole, applicherà i suoi strumenti su tutti i tratti dell’esperienza che sfideranno il suo intervento creativo’’.
Chiede il Maestro allo scolaretto Gauss: ‘’Quanto vale la somma dei primi due numeri naturali maggiori di zero? E dei primi tre? E dei primi quattro? Quanto vale la somma dei primi cento numeri naturali maggiori di 0? ‘’
La somma è 5050, perché accoppiando gli addendi (primo e ultimo: 1 e 100; secondo e penultimo: 2 e 99; e poi 3 e 98, ecc., fino a 49 e 52 ed a 50 e 51) si hanno 50 coppie, ciascuna di somma 101. In altra forma: è lo stesso che se i 100 addendi avessero tutti il medesimo valore 0.5 (1+100) = 50.5, semisomma del primo e dell’ultimo.
“… Gauss era Gauss, d’accordo … (commenta de Finetti) però quest’osservazione era semplice: prestando un po’ di attenzione al problema, forse qualunque bambino avrebbe potuto accorgersi di questa proprietà e sfruttarla. E saper vedere le cose semplici e degnarsi di rifletterci sopra è la cosa più importante …”[i]
Lo stesso Rodari asserisce:
“La parola singola ‘’agisce’’ […] solo quando ne incontra una seconda che la provoca, la costringe a uscire dai binari dell’abitudine, a scoprirsi nuove capacità di significare. Non c’è vita, dove non c’è lotta. Ciò dipende dal fatto che l’immaginazione non è una qualche facoltà separata dalla mente: è la mente stessa, nella sua interezza …”
Non occorre però cercare forzosamente delle connessioni nei racconti, come talvolta si riscontra in alcuni testi per la scuola primaria. Occorre capire, invece, come ci fa notare Rodari nel capitoletto La matematica delle storie, contenuto nella Grammatica della Fantasia, che le novelle, spesso a nostra insaputa, sono esercizi di logica.
Ora la domanda che ci si potrebbe porre è questa:
‘’… è lecito battere il percorso inverso, partire da un ragionamento per trovare una favola, utilizzare una struttura logica per un’invenzione della fantasia? ’’
Rodari crede di sì:
‘’Se racconto ai bambini la storia di un pulcino smarrito che va in cerca della mamma e dapprima crede di riconoscerla in un gatto («- Mamma! – Miao, pussa via o ti mangio!»), poi in una mucca, in una motocicletta, in un trattore … e infine incontra la chioccia che lo stava cercando e che sfoga su di lui la sua ansia in quattro scapaccioni (ricevuti, per una volta, con beatitudine), io mi ricollego fondamentalmente ad uno dei loro bisogni profondi, che è quello di avere in ogni momento la sicurezza di ritrovare la madre; faccio rivivere loro, prima dello scioglimento consolante, la tensione con cui spesso hanno temuto e temono di perdere i genitori; tocco certi meccanismi del riso; ma al tempo stesso metto in moto nella loro mente un processo essenziale alla fabbricazione di strumenti conoscitivi.
Ascoltando, essi si esercitano a classificare, a costruire insiemi possibili, a escludere insiemi impossibili di animali e di oggetti. Immaginazione e ragionamento, nel loro ascolto, fanno tutt’uno e noi non siamo in grado di predire se ciò che resterà in loro durevolmente, a storia finita, sarà una certa emozione o un certo atteggiamento verso il reale.
Un’altra storia da raccontare al bambino, in quest’ordine di idee, è quella che io intitolerei
“Il gioco del «chi sono io»”. Un bambino domanda alla madre: – Chi sono io? – Sei mio figlio, – risponde la madre. Alla stessa domanda, persone diverse daranno risposte diverse: «tu sei mio nipote», dirà il nonno; «mio fratello», dirà il fratello; «un pedone», «un ciclista», dirà il vigile; «il mio amico», dirà l’amico … L’esplorazione degli insiemi di cui fa parte è per il bambino un’avventura eccitante. Egli scopre di essere figlio, nipote, fratello, amico, pedone, ciclista, lettore, scolaro, calciatore: scopre, cioè, i suoi molteplici legami col mondo. L’operazione fondamentale che egli compie è di ordine logico. L’emozione ne costituisce un rafforzamento’’.
Storie del genere possono benissimo aiutare la mente a fabbricarsi lo strumento della reversibilità, così come i giochi di costruzione sulle opposizioni concettuali rappresentano una prima conquista della relatività. Scrive Rodari:
‘’ … penso che sia molto utile inventare storie del genere, di cui siano protagoniste le relazioni opposizioni: «piccolo-grande», «alto-basso», «magro-grasso», eccetera …’’.
E non è per caso che un simile espediente narrativo viene utilizzato anche da Italo Calvino, nel primo capitolo delle sue Lezioni Americane.
L’incontro decisivo, per Rodari, tra i giovani e le discipline, deve avvenire in una ‘’situazione creativa, dove conta la vita … e non in una situazione burocratica’’.
Come avviene, ad esempio, in questo grazioso, originale e divertente calembour da L’ago di Garda di Rodari:
“C’era una volta un lago, e uno scolaro un po’ somaro, un po’ mago, con un piccolo apostrofo lo trasformò in un ago. Oh, guarda, guarda – la gente diceva – l’ago di Garda!”
Così anche de Finetti afferma, nella sua Impostazione soggettivistica del calcolo delle probabilità, che
‘’nessun argomento ha valore o interesse di per sé, ma ogni argomento lo acquista se introdotto al momento giusto in connessione con altre problematiche interessanti … appare essenziale … la raccomandazione all’interdisciplinarità: sono le connessioni effettive (applicazioni, analogie, interazioni, simbiosi di concetti) che danno ai giovani l’impressione di fare scoperte e la soddisfazione di sentirsi creativi’’.
Esiste dunque una interessante connessione tra queste due personalità di spicco del nostro recente passato, libere da ogni possibile sovrastruttura ingabbiante e capaci di ribaltare il metodo d’insegnamento, considerando che l’obiettivo della comprensione deve essere prioritario anche rispetto all’apprendimento di alcune tecniche e al perseguimento del rigore formale.
Avere ricordato questa connessione vuol essere un invito a rendere a Rodari e a de Finetti un omaggio sentito, attraverso una lettura puntuale e approfondita dei testi citati nell’articolo, per recuperare lo slancio dell’immaginazione e ritrovare il piacere della fantasia, dell’invenzione e della creatività.
NOTE
[i] Bruno de Finetti, Il “saper vedere” in Matematica, Torino, Loescher, I edizione giugno 1967, I ristampa giugno 1974.
Comitato Nazionale Gianni Rodari
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