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La storia di un maestro vero

Da Matematica go home a Vico dei miracoli, Marcello Veneziani racconta la storia vera di un maestro vero.

Marcello Veneziani è noto ai matematici per un provocatorio editoriale che anni fa dedicò all’insegnamento della matematica. Diceva: “Matematica go home. Liberiamo la scuola dal morbo della matematica”. In sostanza: smettiamola di tormentare i ragazzi con un insegnamento della matematica obbligatorio per tutti, quando sappiamo bene che non è per tutti. Inutile dire che qualche discussione sulle riviste specializzate ci fu, ma tutto sommato la provocazione fu presto assorbita. D’altronde, come si fa ad immaginare una scuola senza matematica? La matematica è scuola e insegnamento, e, generalmente parlando, tutto ciò che la gente ne sa è soprattutto un ricordo di scuola!

Marcello Veneziani è ora in libreria con Vico dei miracoli. Vita oscura e tormentata del più grande pensatore italiano.

Il libro è uscito a fine agosto, edito da Rizzoli. La vita oscura e tormentata è quella di Giambattista Vico, il filosofo della storia e della matematica come luogo di conversione del vero e del fatto, il filosofo dei corsi e ricorsi storici, l’autore della Scienza Nuova, opera stampata e ristampata e rielaborata più volte nell’arco di venti anni (l’ultima edizione vide la luce lo stesso anno in cui Vico si spense, il 1744)! L’opera che lo ha reso immortale e che in Italia generazioni di studenti dei Licei hanno conosciuto in quanto i programmi d’insegnamento voluti da Croce e da Gentile prescrivevano la lettura di qualche pagina del Vico, da cui emergesse il carattere strettamente latino della sua concezione storicistica.

Al riguardo, tra i tanti testi in adozione si può citare quello di Giuseppe Flores D’Arcais: La scienza nuova. Pagine scelte con introduzione e note, che ebbe numerose edizioni, la prima del 1936; testo adottato in particolare negli Istituti magistrali per lo spazio dato al pensiero pedagogico del Vico. Per molti aspetti, dunque, il libro è una nuova, positiva, incursione di Veneziani nel campo della pedagogia, ed è anche, col riportare in luce la figura e il pensiero di Giambattista Vico, filosofo ammiratissimo anche da molti matematici, una sua nuova provocazione didattica stante la superficialità con la quale Vico è appena citato nelle Indicazioni Nazionali dei nuovi licei.

Vico dei miracoli è un libro a tratti non facile, ma la cui lettura lascia soddisfatti e in un certo qual modo innamorati di Vico. È una sceneggiatura messa in opera per raccontare “una storia vera”, per raccontare quel che visse e scrisse Giambattista Vico nella Napoli a cavallo tra il Seicento e il Settecento; per raccontare come da una vita grama sin dall’infanzia sia potuto scaturire un pensiero favoloso, che ha condotto l’umanità a rammentarsi delle sue origini, dei primi passi del parlare e del poetare, del commuoversi e del fantasticare, del credere e del pensare.

A Napoli, il Vico dei miracoli si trova nel centro storico, a due passi da Spaccanapoli, e prende il nome dalla chiesa di Santa Maria della Provvidenza. Una presenza che fa di Vico dei miracoli, come scrive l’autore, “l’appellativo metaforico che più si addice al Vico pensatore”: un miracolo il suo ingegno, illuminata dalla Provvidenza la sua filosofia.

A Napoli Giambattista Vico nacque il 23 giugno 1668.

Nella sua autobiografia scrisse però di essere nato nel 1670 e vi visse per l’intera vita, ad eccezione dei nove anni che passò a Vatolla, nel Cilento, come precettore dei rampolli di una nobile famiglia. A Napoli morì nel gennaio del 1744; ma anche sulla data di morte non v’è accordo: il 20 secondo alcuni, il 23 secondo altri. Nel libro se ne parla nell’ultimo capitolo: Morte e Immortalità. È la decima e conclusiva parte della sceneggiatura. Essa rappresenta «la vecchiaia incupita, la morte ignorata, i funerali ripetuti; la salma contesa tra accademici e confratelli».

Narrata la celebrazione dei funerali, così scrive Veneziani:

«Qui finisce, cari signori, l’avventura terrena e spirituale di Giambattista Vico. Se il racconto vi ha un poco incuriosito, provate a leggere qualcosa di lui, non sarà facile ma vi farà bene, ne uscirete migliori. Magari il racconto servirà pure a capire un’altra faccia di Napoli, del sud, dei meridionali, dell’antico mondo latino e mediterraneo, e pure dei suoi tempi. E magari la conoscenza d’o professore vi farà pensare a cos’è nu vero insegnante, nu educatore, nu maestro vero».

È quest’ultima proposizione una nuova e più forte allusione di Veneziani all’attività del Vico insegnante, al suo pensiero pedagogico, alla sua visione di un sapere fortemente connesso, unitario. Al suo essere maestro vero.

Al riguardo un capitolo specifico è il sesto. Il titolo è: Scartesio. Ci fu infatti chi a Napoli lo chiamò così per dirlo oppositore di Cartesio. Il capitolo narra delle sue prime opere, prodotte in età non più giovanissima. Vico, infatti, non fu genio per semplice dono divino, lo divenne per volere della Provvidenza, certamente, ma a costo di un notevole e prolungato impegno nello studio. «Pubblicò le sue prime opere, oltre i sonetti, le poesie, i testi da laudatore, solo dopo aver varcato la soglia dei quarant’anni. E le varie stesure della sua opera maggiore lo accompagnarono nella vecchiaia, fino alla morte». Una copia della Scienza nuova costituì il suo cuscino da morto nel giorno del suo funerale.

A conclusione del suo racconto, Marcello Veneziani guarda indietro a ciò che ha scritto e come.

E si fa apprezzare: si scusa con i lettori! Così si rivolge loro: «Il vostro cantastorie si scusa se ha pazziato o vi ha seccato con tutta questa messinscena, con qualche caduta vernacolare o con qualche pensiero troppo complicato. Ma la vita è fatta di alti e bassi, di grandezze e facezie, minimi scorci e massimi sistemi e dobbiamo tener conto d’ambedue. Volevo raccontarvi […] una vita tormentata in un tempo, in un luogo e in una mente, sceneggiando una storia vera; e in una storia vera raccontarvi un pensiero grande, vivente. Di quelli che capitano di rado, una volta ogni tanto. Non l’ho cantata solo per il gusto di narrare e spettegolare, volevo farvi innamorare di Vico, della sua anima e del suo pensiero».

Non ci poteva essere finalità pedagogica più efficace e più elevata. Finalità, si può aggiungere, miracolosa, pienamente raggiunta.

Autore

  • Emilio Ambrisi

    Laureato in matematica, docente, preside (dal 1983) e ispettore ministeriale (dal 1991). Dal 2004 al 2015 responsabile, per il settore della matematica e della fisica, della Struttura Tecnica del Ministero dell'Istruzione. Dal 1980 Segretario Nazionale della Mathesis e, successivamente, Vice-Presidente. Dal 2009 al 2019 Presidente Nazionale e direttore del Periodico di Matematiche.

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