Appena due settimane e Dante risponde alla lettera degli studenti dell’ISISS “Taddeo da Sessa” di Sessa Aurunca. Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
sono Dante. La vostra lettera l’ho ricevuta con gioia. Grazie per il gentile pensiero. Gentile è un aggettivo a me caro. Indica nobiltà d’animo. Si ricollega ai sostantivi cuore e amore. Come nel mio sonetto che comincia così: “Amore e ‘l cor gentil sono una cosa”. Voglio confidarvi un segreto. Essere commemorato ad ogni scadenza secolare delle date di nascita e morte terrene mi tedia. Ora si è aggiunto anche il fastidio del Dantedì ogni anno. Non sono contento di essere ricordato? Essere ricordato non mi basta. Più avanti vi dirò qual è il mio autentico desiderio. Ora cerco di spiegarvi il perché di questo stato d’animo. I motivi sono due.
Primo motivo.
Le cerimonie ufficiali non mi interessano: a me piace stare fra di voi e coi vostri docenti ogni giorno, se possibile, nelle aule scolastiche, ma anche nelle abitazioni, all’aperto, insomma dovunque possiate essere a contatto con la mia poesia e recepire il mio messaggio. Purtroppo l’industria editoriale approfitta delle ricorrenze per offrire occasioni di vanagloria agli officianti di turno e fare colpo sul pubblico aumentando le vendite e perfino per smerciare pettegolezzi sul mio conto. Ci sarebbero altre cose su cui soffermarsi. Per esempio, sul mio viaggio nel mondo dopo la morte. L’ho compiuto realmente? Ho creduto davvero di visitare l’aldilà con Virgilio e Beatrice? Forse è stato un sogno. Esiste anche una filosofia del sogno. Però quando leggete la mia Commedia quel mio viaggio vi sembra realtà. Non per vantarmi, ma sono stato davvero bravo a creare l’illusione. Una dantista ha studiato la tecnica che me lo ha consentito.
Secondo motivo.
Io non ho scritto per essere acclamato quale sommo poeta e basta. Ho scritto per allontanare i viventi da una condizione di miseria e condurli a una condizione di felicità. Ho dovuto e voluto scrivere da antagonista. Ho preso posizione contro la corruzione in nome della giustizia. Il mio pensiero è innanzitutto un pensiero politico. C’è stato chi mi ha definito un visionario fallito: mi riferisco a un dantista che si era proposto di dare di me un ritratto anticonformista, opponendosi alla mia cosiddetta santificazione.
Ebbene, devo dire che sono orgoglioso di essere un visionario.
È l’utopia che mostra alla storia la diritta via da seguire. Se la diritta via viene smarrita, ne sono responsabili gli esseri umani. Il fallimento è della società. Ai miei tempi i dannati erano puniti nell’inferno. Nel vostro tempo gli innocenti sono tormentati sulla Terra. So che conoscete già gli orrori del secolo scorso. Di fronte a ciò come si può asserire che a fallire siano gli ideali? Purtroppo la cosiddetta civiltà del vostro tempo è dominata dall’ossessione economicistica.
L’umanesimo dà fastidio. Si rischia di andare verso l’eclissi del genere umano. La bramosia di profitto rischia di distruggere il pianeta. Perciò vi prego caldamente di non anteporre il valore in senso finanziario al valore etico. Ricordate il mio San Francesco, che sposò la povertà. E Papa Francesco, uomo caro a credenti e non credenti, ha detto di me: “Dante ci invita ancora una volta a ritrovare il senso perduto o offuscato del nostro percorso umano e a sperare di rivedere l’orizzonte luminoso in cui brilla in pienezza la dignità della persona umana”. Con queste parole vi abbraccio, ma non vi saluto, perché sono felice di restare con amore nei vostri cuori.
Il vostro Dante
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