Guido Trombetti, La compassione, Albatros 2021. Frammento di esperienza di un matematico che non abbandona la vita reale.
Il Professor Guido Trombetti (Napoli, 1949), matematico dal prestigioso curriculum, si rivolge ai lettori con quest’opera narrativa inserita in una collana denominata “Nuove voci”.
Nella sua prefazione Barbara Alberti, presentando la collana, dedica un accorato elogio ai libri, ansiosi di parlarci ed esserci compagni nel viaggio della vita.
Segue la prefazione dell’italianista Matteo Palumbo, che comincia col ricordare l’interrogativo rivolto a se stesso dall’autore: che cosa unisca nel suo animo due esistenze così diverse come quella di una brigatista ergastolana e di un ragazzo claudicante ma asso nel giocare a calcio, personaggi presenti nella sua memoria come ricordi vividi e nello stesso tempo sfuggenti.
La risposta è nel titolo del libro: la compassione. Intesa come fondamento dell’etica secondo Arthur Schopenhauer, a differenza della tesi di Baruch Spinoza per il quale l’etica è prodotto della razionalità.
Patire insieme, partecipare al dolore dell’altro, interrogarsi sul perché della sofferenza umana sono aspetti toccanti della narrazione. Il lettore ne resta coinvolto, immedesimandosi nel narratore, diventando partecipe del “frammento di esperienza” da lui vissuto.
I personaggi risaltano nelle pagine come le persone realmente incontrate alle quali si ispirano. La struttura dell’opera è articolata in un succedersi di capitoli nei quali l’io narrante si dedica alla brigatista e al ragazzo alternativamente, passando dall’una all’altro nel tentativo di spiegare loro e ad un tempo se stesso.
Nel confrontarsi con l’una e con l’altro, l’autore si è inserito nelle loro vite con la sua vita di docente di matematica. Come docente e come matematico avverte con particolare sensibilità il problema della giustizia. Questa caratteristica assume un rilievo drammatico nel confronto con la brigatista ergastolana.
Un’assassina, sì, ma anche un essere umano che, mentre sta scontando la sua pena, comincia a sentirsi responsabile del delitto commesso. A un certo punto, pur disperando di un futuro di libertà, decide di dedicarsi allo studio. Lo studio della matematica.
Almeno in un primo momento il professore resta stupito di quella scelta:
“Non filosofia, lettere, giurisprudenza che in fondo hanno al centro l’uomo in modo diretto. L’uomo con le sue sofferenze, le sue gioie, la sua complessità. Pur ciascuna in una prospettiva differente. Ma invece aveva scelto matematica. Quanto più distante dalla vita reale. Perché? Per costruirsi un futuro? Ma quale futuro può avere una persona che deve scontare l’ergastolo e portare il peso del crimine terribile che la verità giudiziaria le aveva assegnato?”
Poi, nel farle visita in carcere in qualità di suo tutor per il percorso di studio intrapreso, il professore entra con lei in un rapporto di συμπάϑεια.
La rea rivela un suo spessore umano anche con le lettere che gli spedisce. Non vi fu però un’ultima lettera. La conclusione del suo relazionarsi sarà avvolta nel mistero alla fine del libro e dell’esperienza, sebbene un permesso speciale le abbia consentito di incontrare il docente al dipartimento e di “fare il suo giretto per il centro di Napoli”.
Il rapportarsi dell’autore al ragazzo si colloca invece prevalentemente all’aperto in una simbiosi con la città, con una Napoli come luogo dell’anima, scenario storico denso di contraddizioni, esempio di fascinosa bellezza, rimbrotto a chi non comprenda o non voglia comprendere la sua realtà dignitosa e dolente.
La nuova voce di Guido Trombetti coinvolge il lettore in modo tale da spingerlo a meditare sui grandi problemi dell’esistenza, da una parte immergendolo nel flusso narrativo, dall’altra inducendolo a pause meditative sugli enigmi dell’essere.
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