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Il problema educativo delle teste ben fatte

Le teste ben fatte non bastano, devono anche avere gli strumenti adatti per sconfiggere le teste fatte male.

Parlando di Edgar Morin, lo straordinario intellettuale che l’8 luglio prossimo compirà cent’anni, dovrò anche essere molto critico. La sua concezione mi risulta non tanto utopistica, quanto astratta.  Le teste ben fatte non sono in grado di avere il sopravvento sulle teste fatte male. È ancora attuale la lezione del Machiavelli:

«È necessario pertanto, volendo discorrere bene questa parte, esaminare se questi innovatori stanno per lor medesimi o se dependono da altri: cioè se per condurre l’opera loro bisogna che preghino, o vero possono forzare. Nel primo caso, sempre capitano male e non conducono cosa alcuna; ma quando dependono da loro propri e possono forzare, allora è che rare volte periclitano: di qui nacque che tutti e’ profeti armati vinsono ed e’ disarmati ruinorno».

Siano le teste ben fatte quelle degli innovatori. Si consideri se gli innovatori dipendano o no da altri. Se dipendono da altri che abbiano le teste fatte male,  gli innovatori sono profeti disarmati, destinati quindi all’insuccesso.

Intendiamoci. Inutile dire che la statura intellettuale di Edgar Morin è straordinaria. Però non vedo in lui una considerazione davvero concreta della realtà politica ed economica.

Per modificare la realtà politica ed economica, le teste ben fatte non bastano. Devono essere anche bene armate. Bene armate nel senso che devono avere gli strumenti adatti per sconfiggere le teste fatte male.

Pensiamo alla politica e all’economia delle grandi potenze e delle potenze minori ad esse collegate. Stati Uniti, Cina, Russia, ma anche Egitto, Turchia, e via dicendo. Siamo nell’era della guerra biologica ed informatica. Nelle nuove generazioni dilagano gruppi minorili e fra poco anche infantili dediti al godimento del massacro nell’istante. Proliferano i delitti familiari e le morti quotidiane di operai dovute a incuria dei datori di lavoro. Le industrie inquinano e generano disastri. Non trovo in  Edgar Morin rimedi concreti. C’è in lui la fiducia nella testa ben fatta, che dovrebbe cambiare il mondo. Fiducia simile a quella che il Papa ripone nei fedeli.

Con ciò non voglio dire che la “riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero” non debba essere perseguita. Ma pensiamo all’Italia: quali mezzi abbiamo per contrastare una politica scolastica protesa a formare teste  fatte male in dispregio di docenti e studenti che le teste le hanno ben fatte?

Biagio Scognamiglio con il Presidente Pertini

I mezzi dobbiamo procurarceli. L’antagonismo intellettuale da solo non basta.

Quando Montaigne coniò l’espressione “tête bien faite“, si riferiva a quella che doveva essere la testa di un precettore per il rampollo di una contessa, una specie di giovin  signore. Qui invece le teste ben fatte dovrebbero essere quelle di tutti gli esseri umani  nel mondo globalizzato.

Oggi insomma le teste ben fatte degli educatori non sono in numero sufficiente per cambiare il mondo. Quante generazioni ci vorranno perché siano almeno in maggioranza? Forse nel frattempo la specie umana si sarà procurata la propria estinzione.

Secondo lo stesso Edgar Morin saremmo appena ai “primi balbettamenti” di una nuova identità terrestre. Non sono i primi. L’umanità sta balbettando fin dall’antichità. Quanti secoli o millenni ci vorranno per uscire dall’infanzia?

Autore

  • Biagio Scognamiglio

    Biagio Scognamiglio (Messina 1943). Allievo di Salvatore Battaglia e Vittorio Russo. Già docente di Latino e Greco e Italiano e Latino nei Licei, poi Dirigente Superiore per i Servizi Ispettivi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Ha pubblicato fra l’altro L’Ispettore. Problemi di cambiamento e verifica dell’attività educativa.

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