La lezione del professore Neri Marcorè è semplicemente magistrale, indipendente dal tempo e dal luogo: una lezione di didattica. Il video.
Pupi Avati è uno dei grandi del cinema italiano.
Un maestro che ha parlato spesso di scuola e con una conoscenza e una sensibilità pedagogica notevoli. In Il cuore altrove, un film del 2003, la lezione con la quale il docente di lingua e letteratura latina presenta agli studenti l’argomento di studio che li impegnerà per l’intero anno scolastico, è semplicemente magistrale [Video].
Il professore inizia col confessare che leggendo un libro, per essere maggiormente incuriosito dal testo, ha bisogno di saperne di più dell’autore, della sua vita, del suo rapporto con il mondo e le persone. Nel caso del De Rerum Natura che è il classico della letteratura latina da studiare, l’autore è Tito Lucrezio Caro. Cioè un grandissimo poeta morto suicida. Un suicidio ingiustificato, che nessun contemporaneo ha mai spiegato nelle sue possibili ragioni.
Perché Lucrezio si è ucciso?
Lo studio dell’opera del poeta si trasforma così nello strumento che si ha a disposizione per soddisfare quella curiosità, profondamente umana, insorta nelle menti dei giovani. Il professore i suoi studenti li porta a condividere un progetto collettivo di ricerca:
“Leggeremo il De Rerum Natura per trovarvi un indizio, un qualcosa che possa portarci a scoprire, noi, le ragioni di quel suicidio inspiegabile”.
In questo modo, la lingua latina e la sua letteratura non sono più l’obiettivo primario dello studio. C’è un interesse più grande da perseguire. La comprensione del testo diviene strumentale a qualche altra cosa. Non l’esercizio di traduzione abituale, ma una traduzione finalizzata ad un obiettivo più elevato e impegnativo, ad un’indagine linguistica, sintattica e semantica, tesa a cogliere sfumature, accenni, significati, indizi.
Qualcosa cioè che rende l’insegnamento più efficace e l’apprendimento più appagante:
ciò che si studia s’impara meglio se risponde ad uno scopo, se si sa a cosa mira, dove tende, a cosa serve. E così è, in particolare e in misura pressante, anche per la matematica, il cui insegnamento si presenta, più di ogni altra disciplina, ordinato e consequenziale: una catena ininterrotta di conoscenze. C’è sempre qualcosa che viene prima e qualcosa che viene dopo, a cominciare dagli insiemi dei numeri e dalle operazioni su di essi. Ciò che viene “prima” s’impara meglio e più velocemente se la sua acquisizione serve a dare risposta a problemi o questioni significative che hanno incuriosito e si vogliono risolvere.
È sostanzialmente il principio didattico che, per la matematica, anima le tavole degli apprendimenti del primo biennio degli istituti d’istruzione di secondo grado e del quinto anno del liceo scientifico. Furono realizzate a seguito di progetti ministeriali quali interpretazioni delle mal riuscite Indicazioni Nazionali del 2010.
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