L’istituto magistrale dalla nascita al decreto di soppressione. La matematica nella formazione dei maestri: geometria piana e solida, algebra, aritmetica razionale, questioni ed esercitazioni didattiche.
La formazione dei futuri insegnanti nelle scuole elementari, con la sua ricaduta sull’educazione delle nuove generazioni, è stato sempre un importante nodo pedagogico.
Nel 1964 Emma Castelnuovo, nella sua relazione “Un insegnamento moderno della matematica nella scuola media” al primo Colloquio di Villa Falconieri, osservava: «So bene quali reazioni possono suscitare questi dati di fatto: sono i maestri elementari-direte- che preparano male i nostri bambini, che insegnano male, che indirizzano male.
A chi formula questa accusa mi permetto di rispondere in modo molto chiaro: è facile accusare chi insegna ad allievi di età inferiore, ma rendiamoci conto che questi insegnanti di scuola elementare siamo noi, professori di scuola secondaria, che li abbiamo preparati».
Si riferiva alla denuncia della scarsa preparazione iniziale degli allievi delle scuole medie e, con parole semplici, metteva in evidenza l’esigenza di un progetto di ricerca e di riforme di ampio respiro per rinnovare l’insegnamento della matematica.
Il dibattito, sia riguardo alla formazione pedagogico-didattica dei futuri maestri, sia riguardo alla preparazione culturale di base, è anteriore alla Riforma Gentile.
L’esigenza di una nuova politica scolastica, adeguata alle trasformazioni sociali dell’inizio del secolo, metteva in discussione l’intero sistema di istruzione. In questo clima riformistico anche i maestri fecero udire la propria voce per un profilo professionale più dignitoso. A Roma nacque, nel 1901, la prima associazione di categoria, l’Unione magistrale nazionale, sotto la guida di Luigi Credaro, pedagogista di scuola herbartiana e di idee radical- liberali.
Lo stesso Credaro, in qualità di deputato, istituì le Scuole pedagogiche, corsi di perfezionamento a carattere culturale e professionale; divenuto ministro della Pubblica Istruzione, nel 1911 avviò un processo di ristrutturazione della scuola elementare ed effettuò il passaggio di amministrazione dai comuni allo Stato ( ad eccezione dei capoluoghi di provincia) potenziando le risorse economiche, anche a beneficio degli stipendi dei maestri. (Legge Daneo-Credaro).
Per quanto riguarda la didattica della matematica, ricordiamo di quegli anni le spinte innovative e l’interesse di matematici o pedagogisti di alto livello nei confronti dell’insegnamento elementare.
Il Periodico della Mathesis, in modo più generalizzato, e, in veste specifica, il Bollettino di Matematica di Alberto Conti, creavano le condizioni di supporto e di confronto per gli insegnanti elementari e gli studenti della scuola normale.
Le critiche ai metodi di insegnamento e ai libri di testo si concentravano soprattutto sull’approccio dogmatico e manualistico.
La formazione dei maestri è stata anche per molti anni il punto debole del nostro sistema di istruzione, oggetto di molte modifiche e poche riforme significative, come si può osservare nella seguente breve cronistoria.
- Scuole normali triennali-Legge Casati del 1859 estesa gradualmente dal Piemonte a tutto il regno di Italia.
- Legge Orlando 1904– Istituzione delle Scuole pedagogiche-su relazione di Luigi Credaro
- Legge Daneo -Credaro del 1911. Statalizzazione scuole elementari. Misure per migliorare gli stipendi dei maestri e delle maestre e la loro preparazione nelle scuole normali.
- Istituto magistrale della Riforma Gentile del 1923 suddiviso in due corsi: l’Istituto Magistrale Inferiore, quadriennale e l’Istituto Magistrale Superiore, triennale.
- Istituto magistrale della Carta della Scuola di G. Bottai ( 1940). Durata quadriennale ,più un anno di tirocinio, dopo 3 anni di scuola media (unificata per tutti gli indirizzi della scuola secondaria) .
- Istituto magistrale della Riforma Segni 1952-1998- Durata quadriennale. Le esercitazioni didattiche facevano parte delle discipline curriculari del terzo e quarto anno.
- Riforma Sullo 1969– Quinto anno integrativo per il libero accesso a qualsiasi facoltà universitaria
- Circolare ministeriale-6 febbraio -1991 : Corsi sperimentali PNI –
- Circolare ministeriale-11 febbraio -1991 : Licei quinquennali a indirizzo pedagogico-sociale e Progetto Brocca
- Istituzione del corso di laurea in Scienze della formazione primaria 1990, rinnovato nel 1998
- Decreto interministeriale 10 marzo 1997- Soppressione dell’Istituto magistrale a partire dall’anno scolastico 1998/99,ad esclusione dei corsi sperimentali già avviati-
- Riordino dei licei del 2010 nell’ambito della Riforma Gelmini. Viene istituita una nuova tipologia di scuola, il liceo delle Scienze umane

Giovanni Gentile (1875-1944)
L’Istituto magistrale
Tornando indietro di giusto un secolo, osserviamo che l’Istituto magistrale della Riforma Gentile rappresentava una vera e propria innovazione nel sistema scolastico del Regno di Italia, motivata dal nuovo assetto della scuola elementare .
E’ noto che il contesto politico coincideva con l’ascesa al potere di Benito Mussolini e l’affermazione del regime fascista. Al Duce interessava riaffermare la centralità dello Stato e formare di classe dirigente preparata.
Era anche importante, però, continuare a combattere l’analfabetismo per consolidare il consenso popolare ma anche affinché tutti potessero recepire i messaggi di propaganda del regime .
Evidente, comunque, il salto di qualità rispetto alle scuole normali della riforma Casati.
Queste ultime, di durata triennale, non fornivano ai futuri maestri una preparazione di adeguato spessore culturale: si limitavano ad alcuni aspetti metodologici , all’acquisizione di materiali didattici e abilità pratiche e, infine, alle attività di tirocinio. Ai maestri, inoltre, era preclusa ogni possibilità di perfezionare e proseguire gli studi a livello universitario
Del resto, le scuole elementari del periodo post-unitario miravano soprattutto alla formazione di un’identità nazionale attraverso lo studio della lingua italiana, della storia , della geografia. Venivano impartite nozioni elementari di scienze e di igiene, la matematica doveva fornire gli strumenti per padroneggiare i calcoli necessari alla vita quotidiana e a familiarizzare con il sistema monetario unitario e con le unità di misura..
L’istituto gentiliano era suddiviso in due corsi: un corso inferiore quadriennale e un corso superiore triennale; rilasciava un diploma che abilitava all’insegnamento nella scuola elementare e consentiva, inoltre, l’iscrizione all’Istituto Superiore di Magistero, nel quale confluirono alcune delle le scuole pedagogiche fondate da Luigi Credaro nel 1906 (le altre furono soppresse) .
Tra le discipline curriculari spiccavano il latino e la filosofia, fino allora appannaggio degli studi classici. Al maestro serviva una solida base culturale, garanzia della professionalità, senza necessità di regole o indicazioni metodologiche, né di esercitazioni didattiche.
Benché i contenuti scientifici fossero messi in secondo piano rispetto a quelli umanistici, la comunità dei matematici non espresse un parere completamente negativo. Fu apprezzata l’introduzione, nel corso superiore, dell’Aritmetica razionale la quale, tra l’altro, era stata soppressa nel ginnasio e negli istituti tecnici in quanto ritenuta non adeguata allo sviluppo cognitivo degli adolescenti.
Per i futuri maestri era un invito a superare le procedure di carattere algoritmico a favore di un approccio critico alla teoria dei numeri.
Anche in geometria era enfatizzato il metodo dimostrativo e l’approccio assiomatico, a scapito però delle attività laboratoriali che avrebbero aiutato il maestro nell’approccio di carattere sperimentale e intuitivo, necessario ai giovanissimi allievi.
Alla fine del corso di studi, era previsto un esame di abilitazione all’insegnamento che consentiva anche l’accesso all’Istituto superiore di Magistero ( inizialmente solo ai diplomati di sesso maschile!)
Le correnti antipositiviste del primo Novecento avevano favorito la prevalenza dell’area umanistica rispetto a quella scientifica mentre l’ispirazione spiritualista privò di ogni componente professionalizzante l’iter formativo del futuro maestro ( “Il maestro è il metodo” ).
Quest’ultimo aspetto , particolarmente legato all’Attualismo pedagogico gentiliano, non resistette alle critiche dei contemporanei, anche da parte del regime fascista che aveva inizialmente elogiato in toto la Riforma .
Nella Carta della scuola del 1940, Giuseppe Bottai riconobbe l’inadeguatezza dell’Istituto magistrale istituito nel 1923, modificandone la struttura e trasformandolo in una scuola di carattere umanistico e professionale, in quanto “prepara l’uomo per il bambino ed ha in tale sua funzione un limite e un indirizzo particolare”.
Spariva la suddivisione in “inferiore” e “superiore” , la durata era quadriennale ma il percorso di formazione era completato da un anno di tirocinio.
I primi tre anni del corso inferiore confluivano, in pratica , nella scuola media, unica per tutti gli indirizzi scolastici.
La Riforma Bottai non andò, comunque, in vigore a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale .
Dopo alcune riforme provvisorie dei primi anni del dopoguerra, l’Istituto magistrale trovò il suo assetto nella riforma Segni del 1952.
Non fu confermato l’anno di tirocinio ma le esercitazioni didattiche facevano parte delle discipline curriculari nel secondo biennio. Furono introdotti anche i corsi di Psicologia e Educazione fisica.
I programmi di matematica prevedevano:
- Algebra, nel primo biennio, fino ai sistemi di equazioni di primo grado
- Geometria piana nel primo biennio , con applicazioni dell’algebra alla geometria
- Geometria solida con applicazioni dell’algebra alla geometria alla fisica nella terza classe
- Costruzione di solidi geometrici, anche come esercitazione di lavoro.
- Aritmetica razionale nel secondo biennio
Interessante osservare che nell’ultimo anno, oltre al completamento del programma di Aritmetica razionale, erano proposte alcune questioni didattiche:
«Analisi dei programmi e dei libri di testo per le scuole elementari; procedimento aritmetico per la risoluzione di problemi dedotti dal corrispondente procedimento algebrico. Preparazione di problemi alle varie classi elementari, con particolare riguardo a quelli sul sistema metrico decimale».
La struttura dell’Istituto magistrale resterà sostanzialmente immutata fino alla sua soppressione (Decreto interministeriale 10 marzo 1997- ministero Berlinguer), conseguente all’istituzione dello specifico corso di laurea in Scienze della Formazione primaria .
I contenuti e le metodologie didattiche riuscivano a rimanere al passo coi tempi, grazie all’impegno dei docenti più motivati.
Alla fine degli anni ’80, il Piano Nazionale Informatica coinvolse anche l’istruzione magistrale in una significativa occasione di modernizzazione e di crescita.
Oltre a introdurre una didattica laboratoriale, infatti, contribuì a un ripensamento delle finalità e degli obiettivi dell’insegnamento della matematica. Il piano di studi prevedeva 4 ore settimanali di matematica e 2 di fisica, in tutte le quattro classi.
L’ambizioso obiettivo finale era:
“Al termine del corso di studi gli allievi dovranno aver acquisito una cultura scientifica di base che permetta loro una visione critica ed organica della realtà sperimentale”
Notevoli le aggiunte significative ai programmi:
equazioni e disequazioni di secondo grado, elementi di logica e informatica, procedure ricorsive e principio di induzione, calcolo delle probabilità e statistica, funzioni circolari, geometrie non euclidee dal punto di vista elementare, elementi di analisi infinitesimale. Consigliato l’insegnamento per problemi, senza trascurare la dimensione storica.
Interessante, in fisica, il confronto tra relatività galileiana e relatività ristretta
Negli anni ’90 , l’esigenza di una razionalizzazione delle sperimentazioni avviate nelle varie scuole e una certa cultura della “licealità”, portarono alcune proposte alternative all’Istituto magistrale, tra cui il liceo sperimentale quinquennale a indirizzo pedagogico-sociale (Circolare Ministeriale 11 febbraio 1991) e alla realizzazione dei progetti della Commissione Brocca.
I piani di studio prevedevano un certo equilibrio tra le varie discipline, nel rispetto delle specificità degli indirizzi.
Segue:
- La matematica agli esami di Stato. Analisi di alcune tracce assegnate alla maturità magistrale. Commenti.
- Il valore formativo delle discipline scientifiche
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