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Prove scritte della maturità 2022

Gli esercizi dei critici sulle prove scritte di maturità. A giugno 2022 saranno nuovamente possibili per il tema d’italiano, ma non per la matematica.

Pare che dopo tanto discutere il nodo delle prove scritte agli esami di maturità stia per essere sciolto.

È solo una bozza quella del MI, ma prevede che pandemia o non pandemia gli scritti ci saranno e in presenza. Con una differenza però molto rilevante. Ministeriale sarà il solo tema d’italiano. La seconda prova,  sarà di competenza della sottocommissione d’esame che ne elaborerà la traccia nel rispetto delle caratteristiche fissate dal dlgs 62/2017 e nel rispetto dei quadri di riferimento del 2018. In più, essa riguarderà una sola materia. Interromperà cioè l’esperienza (didattica e culturale) della prova pluridisciplinare avviata nel 2019.

Comunque la bozza vuole essere un deciso passo in avanti verso il superamento dei provvedimenti d’emergenza.

Essa, almeno finora, appare soddisfare pienamente i numerosi intellettuali che si erano spesi per il ritorno del tema d’italiano, nazionale e ministeriale. I più appassionati potranno anche riprendere quell’esercizio di critica delle tracce al quale Umberto Eco aveva dedicato una delle sue memorabili bustine di Minerva.

«Tutti gli anni – scrisse nel 2013 – a fine giugno leggiamo i commenti sulle prove assegnate alla maturità e naturalmente la prova più commentata è quella d’italiano, perché sarebbe difficile spiegare al grande pubblico in cosa esattamente consistesse quella di matematica. Questi commenti… sono talora godibili per eleganza di scrittura e arguzia, ma (detto con tutto il rispetto) del tutto inutili».

La bustina di Eco non si limita, però, a parlare solamente degli esercizi inutili dei critici ma affronta anche finalità e contenuto della prova: «Al candidato si chiede solo di scrivere in italiano e di saper articolare un pensiero. Per questa abilità ogni argomento è buono a meno di argomenti quali: la coltivazione delle rose nel Dubai».

A parte le considerazioni più generali sulle caratteristiche del tema, rimane il fatto che, diversamente dagli italianisti, i dotti delle discipline d’indirizzo un tale esercizio non avranno il piacere di svolgerlo.

Ad esempio i matematici e fisici.

E questo non certo per le difficoltà, come afferma Eco, di spiegare al grande pubblico in cosa consista la prova di matematica (fino al 2018 era, infatti, solo di matematica) quanto per l’inesistenza di una prova nazionale.

Esercizi di critica che comunque in passato non sono mancati.

E, diversamente dal pessimismo di Eco, molto chiari e significativi.  Niente affatto inutili. E vale la pena di ricordarli. È un modo per offrire un servizio ai tanti docenti che continueranno ad essere impegnati a formulare tracce,  come già lo sono stati nelle maturità 2020 e 2021 con l’elaborato dell’esame. È anche un modo per richiamare a ciò che è professionalmente importante sollecitando una riflessione centrata su contenuti e finalità della prova e sulla matematica in particolare, su quelli che dovrebbero essere i risultati d’apprendimento conseguiti dagli studenti a conclusione del percorso di studi di liceo scientifico.

L’articolo Le giornate matematiche del 2012 pubblicato recentemente da Adriana Lanza è una buona fonte cui attingere.

Nell’articolo l’Autrice ha ricordato il decennale di avvenimenti che segnarono un anno decisamente favorevole alla matematica, ricco d’iniziative tese al coinvolgimento dei docenti alla riflessione e al confronto collettivi. Tra questi il progetto ministeriale sulla prova scritta di matematica della maturità. Nella ricca documentazione di quegli avvenimenti di dieci anni fa ci sono appunto gli esercizi di critica alla prova del 2012, problemi e quesiti, come, secondo la bozza del MI, dovrà essere articolata la prova del 2022. Esercizi di critica svolti sui principali quotidiani e da personaggi quali Paolo Giordano, Carlo Rovelli, Piero Banucci ed altri. Critiche spesso non in sintonia, talora contrastanti, ma forse proprio per questo da rileggere.

Paolo Giordano:

«Ero in un bar all’ora di pranzo, quando la proprietaria ha ricevuto la telefonata del figlio che aveva appena consegnato la prova di matematica. “Hai fatto giusto il procedimento e sbagliato i calcolo? Vabbè, l’importante è che hai capito” ha detto. In generale sarei stato d’accordo con la signora, ma quando ho visto il testo dell’esame, ho pensato che il ragazzo avesse raccontato una mezza bugia. Non prevedeva quasi calcoli la prova di quest’anno. I più si risolvevano in un paio di passaggi e il tutto era incentrato, come nella matematica più elegante, sul ragionamento. Le due funzioni del primo problema erano, per quanto antipatica possa suonare la definizione, di quelle che si disegnano a occhio, a partire dalle forme elementari della sinusoide e del cubo di x. […] Le insidie, semmai, erano annidate in richieste più specifiche, come esprimere l’ampiezza di un angolo in gradi…o il calcolo del periodo dell’onda. […] Per una volta, purtroppo per il figlio della barista, l’alibi dei calcoli non può davvero essere invocato».

Carlo Rovelli:

«Sono all’estero da molti anni e quando studiavo in Italia non ho neppure fatto il liceo scientifico, quindi non sono in grado di valutare la difficoltà del compito di matematica per i ragazzi dello scientifico. Ma ci sono un paio di cose che mi hanno colpito in questo compito. I due problemi erano lunghi e complicati. Secondo me sono pochi i paesi del mondo dove si chiede a una nutrita fetta della popolazione di saper risolvere di queste cose. Certamente pochissimi liceali americani, per esempio, saprebbero risolverli. Quindi congratulazioni alla scuola italiana e ai ragazzi che hanno superato l’esame.

I problemi però li ho trovati piuttosto macchinosi: più che una scuola che insegni a pensare, mi hanno fatto pensare ad una scuola che insegni ad obbedire a compiti gravosi. Invece il questionario mi ha fatto l’impressione contraria, e l’ho apprezzato molto. Erano domande che richiedevano di riflettere, di chiedersi il significato di quanto si è appreso, e avere immaginazione, Belli!

Mi è piaciuto soprattutto il numero 9, il “problema di Erone”, che chiedeva di determinare il cammino minimo che congiunge due punti del piano A e B, passando per una retta data, se i due punti stanno dalla stessa parte della retta. Mi è piaciuto non perché mi piacciano sempre i greci, ma perché la formulazione della questione chiedeva di “risolvere il problema nel modo che si preferisce”, io l’avrei risolto così: dove c’è la retta, pensiamo ci sia uno specchio, e specchiamo il punto B dall’altra parte della retta. Il cammino c più breve al B-specchiato è diritto e taglia la retta in un punto P…».

Cioè la soluzione che in effetti è quella canonica, ma che Rovelli trova piacere a spiegare al grande pubblico e lo fa bene.

Sulla stessa questione però Paolo Giordano che aveva lodato gli altri quesiti aveva giudicato tortuoso questo di Erone. Un’altra osservazione da fare è sui liceali americani citati da Rovelli: il problema delle due funzioni richiama proprio i temi assegnati nelle scuole degli USA [si veda AP Calculus], mentre il secondo problema ( per l’indirizzo di ordinamento) fa riferimento ad una questione posta da George Polya.

Piero Banucci sulla prova di matematica di una volta:

«L’ansia durava, finché non vedevi la soluzione sul giornale. Un pomeriggio e una notte. Era così, una volta, per la prova scritta di matematica della maturità. Sono ricordi di un’altra epoca. …..Oggi, mentre i maturandi stanno curvi sul foglio bianco in crisi di astinenza da i-phone, le soluzioni pullulano sulla rete….Una volta c’era anche, quasi rituale, almeno un errore nella prova d’esame, o come minimo un’ambiguità sufficiente per sollevare qualche polemica. Il giorno dopo sui quotidiani, oltre a trovare la soluzione del problema, avevi la soddisfazione di prendere in castagna il ministero. Nel 2012 pure questa piccola rivincita ci è stata sottratta. Addio alibi. Piero Banucci continua affidando l’esercizio di critica ad un amico docente universitario il quale però ne sa molto poco di maturità e non va oltre una palese saccenteria.

I giudizi riportati sono tratti dalla raccolta di Commenti della stampa presentata dalla prof.ssa Vincenza Fico al Convegno MIUR di Salerno ove furono anche presentati tutta una serie di studi sulle prove scritte del 2012. Tra questi  i commenti dei più interessati, ovvero i docenti commissari d’esame. Selezioni di questi commenti furono presentate dalle prof.sse Elisabetta Lorenzetti e Donata Foà. Prezioso, per il lavoro che attende i docenti per la maturità 2022, è anche quanto la stessa Adriana Lanza sintetizza in Prove Facili, Prove Difficili.

Altri Riferimenti

 

 

 

Autore

  • Emilio Ambrisi

    Laureato in matematica, docente e preside e, per un quarto di secolo, ispettore ministeriale. Responsabile, per il settore della matematica e della fisica, della Struttura Tecnica del Ministero dell'Istruzione. Segretario, Vice-Presidente e Presidente Nazionale della Mathesis dal 1980 in poi e dal 2009 al 2019, direttore del Periodico di Matematiche.

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