Donne in cattedra. Il successo delle donne nella scuola e nell’insegnamento della matematica.
In Italia, la prima donna ministro dell’Istruzione è stata la senatrice Franca Falcucci. Anzi, uno dei migliori ministri! A seguirla, in una possibile graduatoria di merito, è un’altra donna, Letizia Moratti, se non per la conoscenza diretta della scuola certamente per la competente e naturale autorevolezza con la quale ha esercitato la funzione.
Alla senatrice Falcucci, tra le altre cose, si deve il Piano Nazionale dell’Informatica che rimane ancora oggi il più imponente intervento culturale e formativo mai messo in campo nel settore dell’insegnamento della matematica.
Il suo è stato uno dei dicasteri più lunghi: dal 1 dicembre 1982 al 29 luglio 1987. E un periodo che ha caratterizzato il Ministero con una presenza femminile consistente e di prestigio.
Un ricordo personale è legato alle riunioni della “Commissione dei Quaranta”.
Era stata costituita per ridisegnare il primo biennio della scuola secondaria di secondo grado e definirne l’area comune.
Durante le riunioni, al grande tavolo rettangolare, nel salone dei ministri al secondo piano del palazzo della Minerva, sedevano le donne che della scuola erano in quel momento le più appassionate e competenti esperte: la stessa Falcucci, che alle riunioni non mancò mai, e al suo fianco l’ispettrice Laura Serpico Persico. Poi Cesarina Checcacci, Chiara Croce, Luciana Pecchioli, Bice Foà Chiaromonte, Luisa la Malfa, Ethel Serravalle. Sedevano tutte sullo stesso lato del tavolo avendo difronte le ampie finestre che affacciano su Viale Trastevere. Era un piacere ascoltarle nei loro interventi e nelle garbate frecciatine, di sapore ideologico, alle quali non rinunciavano. In commissione, la matematica tutta al maschile: Emilio Ambrisi, Angelo Pescarini, Giovanni Prodi. I discorsi di riforma della scuola secondaria di secondo grado erano però molto complessi.
Presto mutò anche l’attenzione politica.
La contestazione dell’autunno del 1985, nota come ‘movimento dell’85’ diede il suo apporto. E la senatrice Falcucci, ad inizio 1986, ringraziò e salutò, uno ad uno, i membri della commissione che non fu più convocata. La presenza femminile però si rafforzò in tutte le ramificazioni del sistema scuola. Anche nell’amministrazione. Allora c’era solo un direttore generale donna, Italia Lecaldano, e qualche provveditore. Oggi, i ministri, i viceministri, i direttori generali, i dirigenti tecnici e amministrativi sono per lo più donne. E questo appare del tutto normale al di là delle competenze. La fabbrica dell’educazione ha in massima parte genere femminile, nei posti lavorativi e nella gestione amministrativa, politica, sindacale. Le donne sono in cattedra per quasi tutti gli insegnamenti previsti dagli ordinamenti.
Lo sono anche per la matematica: vincono quattro a uno. Solo qualche decennio fa erano in netta minoranza.
Nell’anno scolastico in corso 2019/20 secondo i dati del Sistema Informativo del MI la matematica nella scuola secondaria di primo e di secondo grado è insegnata da 54840 docenti, comprendendo anche quelli di sostegno. Le femmine sono 40701 cioè il 75%. Se si considera la sola scuola secondaria di secondo grado, cioè gli insegnamenti di matematica (A025), matematica e fisica (A026) e matematica applicata (A047) la percentuale però scende: le donne sono solo il doppio degli uomini, ma la tendenza è ancora a crescere.
Insegnamento, razionalità e materna affettività.
L’affermazione delle donne nell’insegnamento della matematica è il prodotto di un cambiamento storico e antropologico avviato solo nella seconda metà del secolo scorso. Se la matematica è stata fatta dagli uomini non deve meravigliare. In effetti è stata sempre ritenuta cosa da uomini. Addirittura “contraria” alla natura femminile. E le donne ne sono state tenute lontane. Il cambiamento vero si è verificato con l’instaurarsi della concezione di un insegnamento della matematica per tutti, uomini e donne, bambini e preadolescenti. Cambiamento dovuto al concorso di più fattori: sociali, scientifici e di rilevanza politica, come il lancio dello Sputnik del 4 ottobre 1957.
I frutti non si solo lasciati attendere e non solo nel campo dell’insegnamento.
Anche in quello più specifico e particolare della ricerca scientifica la presenza femminile è oramai diffusa e riconosciuta. Nel 2014 c’è stata la grande novità della medaglia Fields, conferita a una donna. All’iraniana Maryam Mirzakhani (1977-2017) alla quale è dedicata anche la giornata mondiale del 12 maggio, giorno della sua nascita [Vedi: Adriana Lanza]. Lo scorso anno il prestigioso Premio Abel è andato a Karen Keskulla Uhlenbeck, della University of Texas.
Può darsi che in futuro le donne, dopo il successo acquisito nel campo dell’insegnamento, arriveranno a condividere, alla pari con i maschi, anche l’aspetto della creazione di nuova matematica. Sarà così definitivamente superata l’antica credenza che Jean Jacques Rousseau espresse con la primordiale analogia del sesso. E cioè uomo e donna hanno con la matematica un rapporto che è l’analogo dell’atto sessuale, c’è un aspetto creativo che è del maschio e un aspetto di gestazione che è della femmina. [Vedi: La donna e la matematica: eterne regine]
In effetti le donne che nel corso della storia si sono dedicate allo studio della matematica si sono distinte soprattutto per la propensione a comunicarla. Ad esempio, Maria Gaetana Agnesi (1718-1799). Fu una matematica di valore. Non creativa, ma comunicativa. Le sue Instituzioni Analitiche ad uso della gioventù italiana (1749) furono per decenni utilizzate come libro di testo e tradotte in altre lingue. Carlo Goldoni lo magnificò nei suoi versi (1756).
Stupitevi piuttosto, che con saper profondo
Prodotto abbia una donna un sì gran libro al mondo.
È italiana l’autrice, signor, non è olandese,
Donna illustre, sapiente, che onora il suo paese;
Ma se trovansi altrove scarsi i seguaci suoi,
Ammirasi il gran libro, e studiasi da noi
La sensibilità didattica dell’Agnesi affascina ancora oggi.
Si coglie soprattutto nella chiarezza espositiva e, ovviamente, nella semplicità delle connessioni logiche, negli esercizi e nei problemi che propone con metodo e misurata graduazione. Un testo che rimane esemplare per molte gemme didattiche. Ad esempio come induce a giustificare la regola dei segni in algebra a partire dalle proporzioni concetto molto più familiare e consolidato. O come introduce il capitolo, allora decisamente attuale, del Calcolo Integrale e come insegna a risolvere gli integrali: o per mezzo di “espressioni finite algebraiche” o facendo “uso delle serie” [Vedi].
Un’altra personalità rilevantissima è certamente Maria Montessori (1870-1952).
Non è una matematica per formazione, ma ha grandi meriti nell’aver favorito l’educazione matematica già a livello della prima infanzia. E più vicino a noi Emma Castelnuovo (1913 – 2014) decisamente la più nota e affermata docente di matematica del suo tempo. Portatrice di una didattica molto italiana. Fortemente in armonia con la Montessori e con la sua aritmogeometria, e con Federigo Enriques e il suo insegnamento dinamico. È fautrice del carattere operativo della matematica, del ruolo dell’intuizione, del passaggio dal concreto all’astratto, della matematica nella realtà.
La maschile Accademia dei Lincei
Nel 1979, dal 22 al 27 ottobre, l’Accademia dei Lincei fu sede del “Convegno Europeo e Mostra sulla didattica della matematica in Italia e in Europa” organizzato in onore di Emma Castelnuovo e di Lina Mancini Proia, altra personalità di rilievo del periodo. Il comitato organizzatore: Carlo Bernardini, Bruno de Finetti, Lucio Lombardo Radice, Giorgio Salvini, Giorgio Tecce. Nell’invito al Convegno, gli accademici scrivono: “Emma Castelnuovo e Lina Mancini Proia rappresentano da molti anni, una tendenza avanzata e rinnovatrice nel campo della didattica della matematica e dell’insegnamento in Italia e in Europa. Si può cercare di riassumere la linea didattica di tale esperienza nel principio: «verso l’astratto operando nel concreto»; questo principio implica un vero e proprio «laboratorio di matematica» in ogni classe e in ogni scuola, con produzione di materiale frutto di ricerche, spesso interdisciplinari.”
Tra i conferenzieri del Convegno, anche la polacca Anna Zofia Krygowska (1904-1988).
Il suo nome è legato allo studio della didattica della matematica intesa come disciplina scientifica a sé stante. La sua visione didattica è fondata sulle operazioni formali di invarianza e reversibilità. (Quaderno UMI, 1979).
Il Convegno ai Lincei fu anche l’occasione per salutare i recenti programmi ministeriali per la scuola media come i migliori d’Europa. La loro stesura aveva goduto, in modo diretto o indiretto, dell’impegno delle donne matematiche. Liliana Ragusa Gilli (è lei la traduttrice del celeberrimo “Che cos’è la matematica?”di Courant e Robbins, edito da Boringhieri nel 1950), Liliana Chini Artusi, Cesarina Dolfi, Fausta Bonfanti, Maria Giuditta Campedelli, Ida Sacchetti e ancora Alba Rossi Dell’Acqua che con Francesco Speranza aveva dato vita al progetto “Il linguaggio della Matematica” edito da Zanichelli, mentre Lina Mancini Proia e Lucio Lombardo Radice avevano realizzato “il Metodo Matematico” per Principato, 1977. Entrambi per le scuole superiori.
Molta attiva fu Carmela Gasperi.
Dapprima nei centri didattici nazionali, fino a quando la politica li mantenne in vita, poi all’Ufficio Studi e Programmazione del Ministero. Si dedicò anche alla Mathesis di cui fu consigliere nazionale insieme a Livia Tonolini. Una presenza sparuta, oggi divenuta maggioritaria e con Elisabetta Lorenzetti prima donna presidente nazionale della Mathesis.
La lista delle donne che negli ultimi decenni hanno dato contributi all’insegnamento della matematica è ovviamente molto più lunga. In essa vanno comprese le psico-pedagogiste – ad esempio Maria Corda Costa e Lydia Tornatore – e le molte docenti universitarie che alla didattica si sono dedicate come settore specifico di ricerca malgrado fosse ritenuto secondario rispetto ad altri settori più blasonati, ma anche le ispettrici ministeriali che nella loro funzione istituzionale, oggi purtroppo molto cambiata, hanno lasciato il loro nome nel libro della storia della scuola, della matematica e del suo insegnamento. Un libro che merita di essere sempre rivisto e aggiornato.
COMMENTS
Da Ispettore Biagio Mario Dibilio:
Caro Emilio,
ho finito ora di leggere il tuo articolo su Matmedia.
[…] mi hai fatto rivivere con nostalgia tanti momenti della mia vita che si erano offuscati nella memoria.
Mi hai fatto ricordare Maria Corda Costa che incontravo spesso nei corsi d’aggiornamento. L’ho vista l’ultima volta a Catania e abbiamo fatto insieme, chiacchierando, il viaggio in aereo fino a Roma.
Mi hai fatto ricordare Emma Castelnuovo che ho incontrato nel giorno di un suo compleanno, festeggiato in un locale vicino a Villa Borghese.
Mi hai fatto ricordare Laura Serpico Persico per la quale avevo un po’ di soggezione e che appena diventato ispettore mi disse: “Ora devi darmi del tu!”
Mi hai fatto ricordare Cesarina Checcacci che al Ministero mi ringraziava sempre sorridendo e tutta contenta perché le avevo insegnato ad usare il computer per scrivere. L’ho rivista a casa sua, malata e senza più memoria, nell’occasione di un suo compleanno. Non mi ha riconosciuto ed ha chiesto chi fossi a Letizia Li Donni che l’accudiva.
Mi hai fatto ricordare Luciana Pecchioli e Bice Foà Chiaromonte che al CIDI mi hanno incoraggiato a scrivere il mio primo articolo riguardante un esempio di lezione interattiva per la fisica.
Mi hai fatto ricordare Luisa La Malfa che era amica di Maria Grazia Nardiello. Quando Maria Grazia non era ancora Direttore Generale io e lei stavamo insieme nello stesso ufficio che dipendeva da Vittorio Armento. Luisa La Malfa veniva sempre nella nostra stanza quando capitava al Ministero.
Mi hai fatto ricordare Carlo Bernardini che insieme a sua moglie Silvia, mia collega di fisica, mi aspettava in macchina davanti casa per portarmi all’Università per seguire un corso tenuto da Giulio Cortini.
Mi hai fatto ricordare Lucio Lombardo Radice che, mentre parlavamo guardando il panorama di Firenze da un terrazzo sopra una collina, mi teneva stretto con il braccio destro sopra le mie spalle. Io stavo soffrendo il caldo ma mi sembrava male invitarlo a togliere il braccio e restai così abbracciato fino al ritorno in albergo.
Infine, mi hai fatto ricordare Italia Lecaldano. Bisognava scrivere a tante scuole e l’uso del computer era poco conosciuto. Una sua collaboratrice le disse che per fare quel lavoro sarebbero stati necessari almeno dieci giorni per preparare tutti gli indirizzi. Io intervenni dicendo di non preoccuparsi perché la mattina successiva le avrei portato il lavoro già fatto con il computer. Lei mi guardò contenta e con la mano mi mandò un bacio.
Il fatto di avere tanti ricordi mi fa riflettere. Non è che mi sono invecchiato?
Un caro saluto.
GRAZIE